Ciao, eccomi ad andare avanti con il nostro scambio.
Continuando a seguire il consiglio dell’ordine di lettura, approdo su questa raccolta di avventure.
La fine di una battaglia, si sa, lascia nei sopravvissuti un’enormità di ferite sia nel corpo che nello spirito, per gli orrori visti e gli amici perduti ma sa accendere anche quel senso di comunione in quelle fazioni, magari di solito rivali, che si ritrovano a combattere contro un unico nemico. Entrambe le cose sono rese molto bene all’apertura di questo capitolo e mi è piaciuto particolarmente come tu abbia voluto sottolineare la differenza fra gli elfi, più evoluti, che si dedicano con rispetto all’onoranza dei propri morti mentre gli orchi non si degnano minimamente di rendere omaggio ai loro compagni caduti ma semplicemente li lasciano lì a marcire.
Non mi è dispiaciuta neanche tutta la parte tattica della preparazione alla guerra, al subdolo piano dei goblin per invitare gli orchi ad attaccare alle spalle tramite le gallerie, all’intuizione dell’amico del protagonista che – come uno spartano alle Termopili – s’immola nel difendere quello stretto cunicolo, molto probabilmente salvandoli tutti.
Devo dire che, inizialmente, mi è sembrato un po’ inverosimile che un uomo solo potesse contrastare una si fatta orda nemica, sebbene costretta a passare con pochi individui alla volta, ma alla fine parli di una possessione di una certa lei (che chiaramente non conosco) ma immagino abbia saputo dare all’uomo forza e capacità ben superiori a quelle di una singola persona.
Non essendo pratica dei termini sono andata a vedere cosa fosse un Ruathar e, se non ho capito male, è un individuo amico degli elfi ma che non è un elfo, per cui diventa chiaro perché alcuni clan volevano opporsi ad impartirgli una sepoltura elfica e ben si può comprendere la rabbia del protagonista in merito a certe obbiezioni.
La scena in cui il virgulto di quercia protettrice nasce dalla ghianda sepolta assieme all’amico è veramente toccante e uno schiaffo in faccia a chi si voleva opporre.
Il finale, con quella battuta dell’amico tornato inaspettatamente come fantasma, segna la svolta dell’umore del testo: si abbandona l’aria greve carica di tristezza e di morte e si apre uno spiraglio per l’ilarità e il notevole affiatamento che solo due amici sinceri possono avere.
Anche questa shot l’ho letta con piacere e, in particolare, mi è piaciuto molto l’anticlimax di cui è permeata, partendo dall’inizio satura dei dolori di una battaglia di quel calibro, il dispiacere di aver perso un amico, la speranza di quella quercia nata per magia, lo stupore del ritorno come fantasma e il ritorno alla normalità, se così si può dire, con le battute finali sulla conta dei nemici uccisi. Mescolare momenti divertenti a momenti più seri è una cosa che amo moltissimo.
Sono, in effetti, curiosa di sapere come andranno avanti le avventure di questi due.
Alla prossima
Cida |