Recensioni per
Nella neve camminano gli angeli
di Fuuma

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/08/20, ore 13:21

ok altro film, che però adoro.
e questa qui è difficilissima da recensire. proverò andando con ordine.
1. l'inferno sa sempre come afferrarti: cribbio che colpo che è questa frase.
2. il disonore già scava tombe nel giardino della sua famiglia: uno dei più bei riassunti delle paure di illya.
3. Nella carriera di Illya, la neve è la sua mèta: qui ci ho visto come se lui dicesse che il suo posto è lì per terra pestato da tutti.
4. carbura odio e paure: adoro, è illya 100%.
5. resisti o non potrai restituirmi il colpo: quanto ic, adoro come infili la loro ironia in questi frangenti.
6. dopo tutta questa sofferenza l'immagine così dolce e semplice del disegnare un angelo sulla neve crea un contrasto stupendo e adoro quando sì li fa cadere tutti e due, ma come aggiungi tu: cadere al sicuro. perché con illya sono al sicuro e lui con loro anche è al sicuro perché niente dolore sangue o vomito ma solo angeli.
Fanfic di una bellezza stupenda. precisione chirurgica in ogni frase, in ogni drabble che ritaglia quest'immagine netta e piena di dolore e sofferenza. non solo dolore, ma anche questa sensazione che è meritata, che il suo posto è dove c'è dolore e sporcizia.
ogni incipit e ogni explicit con la neve li ho amati e non so come sei riuscita a tirare fuori per sei volte frasi così belle e cariche di significato, le ho adorate tutte, complimenti. Ma soprattutto: il pov di illya: sono senza parole. amo i tuoi pov di napoleon ma cavoli se illya non è di una bellezza e di un dolore sconvolgenti. è tutto così amaro e la dolcezza del finale è tipo la conquista, come se solo dopo tutto questo può finalmente meritare un po' di dolcezza, prima no.

Recensore Master
19/08/20, ore 22:24

Ciao!
 
È la terza volta che cerco di riscrivere la recensione per darle una forma che sia di recensione e non di commento un po’ sconclusionato, spero sia la volta buona, se sarà comunque senza capo né coda io ti chiedo perdono sin da ora.
 
Parto dalla primissima cosa che mi ha colpita, vale a dire il titolo della storia. Non sono molti i titoli che sono stati in grado di attirare la mia attenzione (seriamente, fosse per me i titoli nemmeno dovrebbero esistere, per quanto li considero potrebbero benissimo essere sostituiti da numeri), ma si contano sulle dita delle mani quelli che ho anche amato quanto il tuo. Mi è piaciuto tantissimo sin dalla prima lettura, c’è qualcosa di infinitamente poetico nell’immagine che evoca, qualcosa che forse a primo impatto potrebbe stonare con la massiccia figura di un agente segreto che ti saprebbe ammazzare a mani nude, ma che per quello che sta sotto quella figura massiccia è calzante; trovare poi nel finale la stessa frase che si ripete, quasi a segnare un cerchio che si chiude, non ha fatto che convincermi ancora di più, a lettura conclusa, di quanto fosse perfetto come titolo.
Ho amato poi la struttura delle drabble, con il ripetersi delle frasi di apertura e chiusura che, in modo parallelo, mostrano la diversa percezione della neve lungo la vita di Illya, da neve che non c’è fino a quella in cui camminano gli angeli. Hanno contribuito in modo meraviglioso a scandire il ritmo dell’intera fic, e se la neve è il filo conduttore a livello di significato, loro lo sono state per quanto riguarda la struttura (che poi io abbia un debole per questo tipo di riprese e parallelismi ha fatto il resto). Lo stile si è rivelato anche questa volta bellissimo, e la forma della drabble forse lo ha solo esaltato maggiormente: le drabble mi intrigano moltissimo, ultimamente ne ho anche lette parecchie per cercare di capire come possano funzionare al meglio, e le tue ne sono forse uno degli esempi più belli. Racchiudi l’intera essenza di un uomo in ogni singola parola, in un incastro meraviglioso di immagini che si componeva sotto gli occhi, e certe espressioni erano tanto belle che avrei voluto incorniciarle. Credo di non averlo accennato nella scorsa recensione, ma apprezzo tanto anche il ricorso alla punteggiatura per dare ritmo alla narrazione (so che è teoricamente quello a cui serve, ma fin troppo spesso mi trovo a storcere il naso per come usata, mentre qui mai), creando con le frasi brevi e incisive una musicalità quasi tagliente. Sempre sullo stile, ho amato moltissimo l’uso che hai fatto delle parentesi, che sussurrano a mezza voce i pensieri di Illya e spostano ancora di più il focus su di lui, mostrando il mondo – e quella neve – tramite i suoi occhi.
[bonus: ho scoperto l’esistenza delle 5fic+1 – lo so, vivo fuori dal mondo]
 
Quanto alla caratterizzazione è a dir poco perfetta: lo conosci davvero come le tue tasche. Io sono sempre più felice di aver scoperto che qualcuno scrive di lui – di loro – e lo fa così bene, perché mi fai solo amare Illya ancora più perdutamente di quanto credevo possibile, soprattutto dando ancora più consistenza al suo background (e tutto l’angst annesso) e rendendo impossibile non cogliere tutta la complessità e bellezza di questo personaggio.
Si scopre poco alla volta un’infanzia terribile, nel freddo e nell’orrore dei gulag, che hai saputo cristallizzare in quella descrizione iniziale della neve al sapore di sangue e odore di vomito, calando il lettore in questa situazione disperata, in cui Illya è dovuto crescere e che lo ha inevitabilmente segnato a fondo. Ed è quest’infanzia terribile che si porta sempre appresso come un peso anche mentre corre durante gli allenamenti, indurendosi sempre più e richiudendosi in se stesso per provare a cancellare con la propria abilità tutto l’orrore del passato. A questo proposito ho trovato particolarmente efficace la conta che fa: pare proprio di sentirlo mentre stringe i denti e affonda un passo dopo l’altro nella neve, senza mai cedere, e vi si ritrova quel senso di tensione, quasi necessità di raggiungere la perfezione e seppellire il passato. Ma la neve, così bianca, non può coprire “le colpe dei padri” e i superiori, quel costante ricordargli chi sia in realtà, non fanno altro che spezzarlo sempre più dentro – e spezzare un po’ anche me perché, insomma, uno lo sa che un agente segreto non se la spassa esattamente bene, ma Illya picchiato fa male da leggersi.
Anche se non quanto un Illya tormentato dalla possibilità che facciano del male a Gaby, che lascia intravedere tutti gli incubi che si celano la sua armatura di soldato indistruttibile (l’immagine della macchina da guerra che carbura odio e paure è semplicemente sublime).
La scena napollya, poi! È fantastico come riesci a farli interagire, come la loro chimica si mostri anche in quella raffinata ironia anche nei momenti più tragici, con Napoleon che lo salva e trattiene a sé con quella battuta. Non lo so, c’è qualcosa di semplicemente perfetto in questi due, nel loro modo quasi istintivo di salvarsi sempre la vita, uno non è che non può non amarli insieme.
E, infine, arriva il momento in cui tirare un sospiro di sollievo, con la neve che per una volta è solamente un luogo sereno, associato a persone e attimi belli della sua esistenza, in cui come è giusto che sia è circondato da persone che lo amano. Come hai detto anche tu nelle note sono un team, è trovo che funzionino davvero bene assieme anche come altro, oltre che colleghi (anche se ammetto di immaginarmi sia Napoleon che Gaby sempre con una connessione, almeno sul piano emotivo, più sbilanciata verso Illya che verso l’altro – non so se ha senso, ma per me Illya resta, e deve restare, sempre il centro di tutto).
 
Spero davvero che i tentativi di riordinarla abbiano dato qualche frutto e si sia capito quanto la fic mi sia piaciuta. Bravissima, davvero, mi hai incantata!
 
Un abbraccio e a presto,
Maqry

Recensore Master
14/12/17, ore 12:49

Ciao, sono qui finalmente!
Nonostante non conosco questo fandom, ho deciso di recensire questa storia/5+1drabble perché il titolo mi ha conquistato. E' sempre uno dei punti fondamentali quando scelgo di leggere una storia, e in questo caso non ho potuto proprio fare a meno di aprire la storia e iniziare a leggere.
Il titolo è accattivante, poetico oserei dire, mi dà un senso di malinconia misto a qualcos'altro di più candido e purificatore, come un qualcosa che in qualche modo lenisce il male e il dolore che uno prova, che in qualche modo ci consola e condivide con noi la malinconia. Ora, io sto facendo una recensione "cronaca" (ultimamente quest'idea mi ha preso, quando mi fisso in una cosa...XD) e quindi non so ancora cosa c'è scritto nella tua storia, ogni cosa che leggerai sarà un'emozione e un parere a caldo, fatto sul momento e senza conoscere tutti i dettagli, come ora. Queste sono le mie sensazione, ora scoprirò se ci ho preso oppure ho viaggiato per la tangente.

La frase nell'introduzione è misteriosa, enigmatica, non riesco a darle un senso senza leggerne il contesto, quindi anch'essa è intrigante e mi ha incuriosito molto. Nel complesso però l'introduzione alla storia è molto semplice e sintetica e non dà molte informazioni. Quindi, brancolo ancora nel buio. Non so adesso cosa narra la storia, ma forse io avrei messo qualche dettaglio in più nell'introduzione, giusto per dare un'idea generale del contesto. Ovviamente è solo un parere mio, dato tra l'altro da chi non conosce il fandom, quindi è molto soggettivo e personale:)

Ooooook! Adesso mi hai fatto male!
Con pochissime parole mi hai catapultato dentro i campi di concentramento, nel dolore più sporco, nell'orrore più indicibile e folle. E adesso la frase di apertura ha un grandissimo senso. Perché la neve per tutti è bianca, è pura, è soffice; vuol dire Natale, pace, riposo, festa.
Assolutamente no per la tua protagonista: per Illya è solo lavoro in più, è sporco e puzza da spalare, fino a quando non arriva altro dolore, altre ferite.
La frase che metti tra parentesi graffe è intensa, è piena di ansia e di angoscia; incute paura, solitudine, disperazione, una folle gabbia da cui non c'è uscita, come un animale (perché è questa la sensazione, credo, che poi si viene a creare vivendo in simili condizioni) braccato, un essere meno di niente che desidera solo diventare invisibile. Troppo male per sperare in qualcos'altro.

Da questa seconda drabble ho capito che Illya è un maschio(sì, sono idiota quando voglio) e che, dopotutto, anche se non spera, ha un obiettivo, uno scopo, un punto su cui tenere gli occhi fissi. Forse è anche per questo che non vede la neve. Voglio dire: la neve è futile, è dolore quando sei costretto a marciare, perché vuol dire freddo; appare troppo bella agli occhi di chi conosce solo disonore e sfruttamento, fatica e ha un passato che vuole seppellire. La neve è un manto che copre quasi tutto: il suo passato, ci prova, ma non riesce con il cadavere, perché ce ne sarà sempre uno nuovo di turno che la neve non arriva a coprire e su cui gli occhi hanno il tempo di fermarsi.
Qui si sente la resistenza, la forza di chi non si arrende, di chi è pronto a dare sangue e vita pur di non morire senza dignità. Perché quando non hai più nulla, neanche una vita, tutto ciò che ti resta è la dignità.

Illya vuole tornare a essere pulito, come quella maledetta neve che resta pulita sotto di lui, nonostante egli la imbratti con il suo sangue. E' su di lui, però, che le onte del suo passato rimangono aggrappate.
Mi stai facendo innamorare di quest'uomo, della sua forza di volontà, della sua tempra, del suo dolore. Mi stai spezzando il cuore in modo lento e meticoloso. Frasi breve, significati profondi.
La contrapposizione tra Illya è i suoi "compagni", nuove reclute che dovrebbero essere inferiori a lui in quanto a carriera, è resa perfettamente dalla frase in corsivo, dove ogni cosa è ribaltata proprio dall'eredità che si porta dietro il protagonista.

Quello che mi sorprende per la sua delicatezza in questo schifo di mondo è l'amore. Cos'altro può campare in un simile posto dimenticato da Dio? Eppure un legame segreto, spaventoso, orribile (perché è pericoloso avere un simile legame in un luogo simile) Illya ce l'ha, ce lo aveva forse. Adesso è dietro quella porta e tutto ciò che egli fa non è gridare... no, lui dopotutto è un soldato e la disperazione e il dolore provato in quegli anni gli hanno tolto la capacità di urlare, l'inutilità di gridare (non serve a niente, lui lo sa). No, lui conosce un altro modo per farlo, più affine alla sua natura, più forte: grida con il corpo. Egli è una macchina da battaglia, e allora dà battaglia. Lo fa con disperazione, con paura, con stanchezza - di sopportare, di perdere, di fallire - e io non so cosa gli sta per accadere, ma fa male lo stesso. Fa sempre male quando la neve diventa rubino.

Oddio... cosa è veramente successo a Gaby? Voglio saperlo, ma ho paura. Invece entra in gioco l'amico che sostiene, l'amico che lotta per salvarlo, anche dalla morte che scava per averlo subito con sé. In qualche modo, però, sembra che Illya voglia abbandonarsi a essa. Ma è l'orgoglio, ancora una volta, a tenerlo vigile, con il supporto del freddo della neve e un amico che sa picchiare anche un amico, pur di salvargli la vita, di tenerlo accanto a sé.
Ci sono delle luci in questo modo: sono soffuse, fredde, nascoste, pericolose ancora una volta perché effimere, ma ci sono. Ed è questo che credo faccia ancora più male.
Sembra che in Illya ci sia del dolore che gli faccia più male delle pallottole, oppure sono le mani di Napoleon che scavano dentro di lui per estrarre le pallottole... forse sono entrambe le cose.

La parte finale mi ha spiazzato: cosa è successo? C'è molto che non so, accidenti a me che non conosco il fandom. Eppure c'è felicità: mi chiedo se è un sogno o sia l'epilogo che quei tre si sono meritati.
Quindi: un russo, una tedesca e un americano. Ne hanno passato davvero tante, tanto che la loro unione è profonda, intima. E' diventa spensieratezza, voglia di vivere, perché hanno lottato, e chi lotta per vivere, per restare in piedi, quando arriva scopre la parte più pura e integra di sé, quella che forse chi ha tutto non sa più che fine ha fatto.
La scena è allegra, divertente, la neve - e quindi anche Illya - si sono riscattati, forse neanche nel modo in cui il protagonista pensava di fare. Forse il riscatto lo ha trovato attraverso i suoi amici e non attraverso Mosca e le umiliazioni che sopportava pur di riavere il suo onore.
C'è un ritorno alla vita e una neve che finalmente egli riesce a vedere: non è la compagna del suo dolore e del fango che porta addosso, non è più maledetta e irraggiungibile. E' la tela su cui la sua vita si è impressa, fotogramma dopo fotogramma, fino a quando egli stesso non ha deciso di prenderne il controllo.

Questa storia/5+1drabbla è fantastica. Io no so dirti cosa ho veramente provato. Ma confermo quello che ho detto all'inizio: è poesia. Va dritta tra le mie preferite.
E' stato un onore leggerla in prima fila, prima di tutti. E' magnifica, sono senza parole. Complimenti davvero!
A presto!