Terza classificata al contest Citazioni in cerca d'autore!
Grammatica: 9.9/10
Perfetta, solo una svista:
“equel”: -0.10; un refuso di (credo) formattazione.
Stile e lessico: 8.5/10
Anche in questa occasione ho ritrovato uno stile che sembra evocare la narrazione favolistica, seppure il contenuto della storia sia ben lontano da questo genere letterario. È un contrasto sempre piacevole da ritrovare, perché alla sommaria linearità della struttura stilistica si contrappone una trama intricata, un groviglio di emozioni ed eventi. Nessun periodo è privo della presenza fisica dei protagonisti, espressa attraverso la ripetizione del nome proprio (Daphne e Draco) sottoforma di soggetto grammaticale della frase – nella tua storia, il soggetto del periodo e il protagonista della narrazione coincidono sempre, e questo in un certo senso personalizza il testo, che esiste solo in funzione dei protagonisti anche dal punto di vista formale.
Particolarmente caratterizzante è il ritmo della storia, che è davvero molto lento. Si procede un passo alla volta, con la stessa lentezza che accompagna le giornate di Daphne cristallizzate nel dolore e quelle di Draco rallentate dalla graduale dissociazione dalla realtà. A creare questo ritmo è sia la suddivisione del testo in paragrafi – ognuno dei quali rappresenta un tempo diverso – che la sintassi adoperata: queste frasi grammaticalmente lineari eppure piene di circostanziali, di informazioni che riempiono la narrazione e fanno sì che il lettore incespichi nella lettura. È una tecnica piuttosto ben sfruttata, perché questo tipo di complessità rallenta la lettura e dunque il ritmo, e caratterizza a sua volta sia il racconto in sé che i personaggi che lo abitano.
In un simile contesto, ci sono state alcune espressioni che non mi hanno convinta, perché a mio avviso costruite in maniera non proprio efficace. Te le riporto:
• “La morte di Astoria ha turbato tutti, ma lei di più; ha fatto ammalare sua madre, ha sconvolto Draco, ma lei di più”: l’espressione in grassetto ho immaginato fosse quasi un modo per descrivere Daphne stessa, che è “di più”, intesa come più fragile, più empatica, più emotiva. Tuttavia, il fatto che l’espressione fugga alle regole della grammatica (suppongo per scelta, per questo ti riporto qui la situazione) fa sì che risulti poco scorrevole alla lettura, si ha infatti la sensazione che manchi qualche elemento – e in effetti manca. Nella prima occorrenza, la frase sarebbe dovuta essere o “ma a lei l’ha turbata di più [la morte di Astoria]” oppure “ma ha turbato lei di più” – “ma lei di più” risulta quindi tronca. Stessa cosa per la seconda occorrenza, la frase dovrebbe essere: “ma a lei l’ha fatta ammalare di più”. Non so se sia stata una scelta dettata anche da esigenze di spazio, ma è poco efficace proprio perché si ha l’impressione che manchino delle parole.
• “Daphne si trascina ogni mattina nella stessa vestaglia, e ne sta assumendo le fattezze: preziosa e regale quanto lisa e impolverata, Draco la trova così il giorno in cui decide di bussare alla sua porta”: in questo caso, la frase in grassetto non dovrebbe essere seguita da una virgola, bensì da un segno di punteggiatura più forte. Questo perché la frase che la precede è introdotta dai due punti, quindi è una specificazione dell’assunto precedente. La punteggiatura di questo periodo, sebbene non scorretta dal punto di vista grammaticale, è poco efficace dal punto di vista sintattico-stilistico – non c’è coerenza tra la disposizione sintattica delle frasi e il loro significato.
• “Ogni volta Draco le fissa gli occhi e le fissa la pelle prima di andarsene, e dopo sette giorni torna per rimanere”: qui c’è uno sbalzo temporale introdotto in modo poco efficace. L’espressione è introdotta da una temporale vaga (“ogni volta”) e si conclude con un riferimento temporale preciso (“dopo sette giorni”). I due riferimenti non sono bene amalgamati, e anche qui la virgola e la congiunzione “e” non sono l’elemento di coesione migliore. Il riferimento temporale preciso sarebbe dovuto essere introdotto in maniera migliore, in un periodo tutto per lui – la scena cambia, e cambia anche il rapporto tra i due protagonisti. Per tale ragione, ho trovato questa espressione meno efficace rispetto alle altre, malgrado descriva un momento fondamentale della trama.
Questi sono gli elementi che mi hanno convinta meno e sono il motivo per cui il punteggio non è superiore a 8.5/10. Per il resto, come già detto, trovo che la struttura stilistica del testo sia molto buona. Menzione a parte per il discorso diretto, che non abbonda ma è davvero efficace – le battute dei personaggi sono concise, dirette, inequivocabili, appartengono innegabilmente a personaggi scossi da un grande dolore, quindi poco loquaci e chiusi in se stessi. Davvero un ottimo lavoro!
Passando al lessico, l’ho trovato giusto per il tuo tipo di racconto e ho apprezzato e condiviso la scelta di non arricchire il testo con un registro linguistico troppo ricercato o troppo carico di sfumature. Le tue parole non sono banali né scontate, ma sono secche, non celano nessun significato nascosto, sono spoglie come i tuoi personaggi, ormai spogli di speranze e di futuro. In tal senso, dunque, non ho nessun appunto da fare a riguardo, anche perché una ricercatezza lessicale associata alla lentezza del ritmo avrebbe rischiato di rendere davvero ostica e poco piacevole la lettura della storia, perché il testo sarebbe risultato eccessivamente complicato e ancora più lento. Dunque, brava!
Come già anticipato, valutando pregi e difetti (che sono quelle espressioni fatte notare), ho reputato che 8.5/10 fosse il punteggio più giusto in questo parametro.
Titolo: 2.5/5
Anche senza le note, avevo intuito il rimando al gioco per bambini, che come dici anche tu è in effetti abbastanza conosciuto. Ti dirò che associare il titolo a un contesto ludico non è stato un punto a suo vantaggio, considerando l’atmosfera sofferente che avvolge l’intera storia; tuttavia, se il punteggio non è superiore a 2.5/5, il motivo non è questo, passo dunque a spiegarti cosa non mi ha convinta del tutto. Nel testo non c’è mai un riferimento allo specchio, abbiamo invece degli “specchi” e il significato varia notevolmente, perché gli specchi del testo sono specchi reali, sono quelli che ritraggono Daphne per ciò che è: Daphne e non Astoria. Diversamente, lo “specchio riflesso” del titolo allude alla dissociazione della realtà di Draco e all’annullamento totale di Daphne, che per dolore e amore (malsano) lascia che lui la usi come un surrogato della moglie defunta. Tutto questo mondo, però, non è purtroppo espresso dal titolo; il titolo ci prova, la tua idea di chiamare in causa il gioco per bambini è carina e a suo modo originale (ed è il motivo per cui il punteggio non è inferiore a 2.5/5), ma non è vincente, perché di fatto hai un titolo che dubito possa attrarre lettori, perché non riesce a comunicare né l’atmosfera del racconto né i risvolti drammatici dello stesso. Mi dispiace, ma credo che questo titolo non renda giustizia alla storia.
Utilizzo del prompt: 7/10
La citazione scelta è “C’erano giorni in cui a malapena s’alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente”, che tu hai inserito fisicamente nel testo utilizzandola al tempo presente. L’impressione che ho avuto è che il prompt sia stato presente nella prima metà della storia, mentre sia sparito nella seconda. Non posso dire che sia un concetto assente, ma non posso neanche affermare che sia il concetto attorno cui si articola la trama. Sicuramente la mancanza che intorpidisce sia l’anima che il corpo è presente nel racconto, e naturalmente riguarda la tua straziata Daphne; nella prima parte della storia questa mancanza è assordante, molto ben rappresentata, al punto che riesci a inserire senza alcuna forzatura la mia frase nel testo. Ciò nonostante, nella seconda parte della storia si fa strada un altro elemento, così totalizzante da spazzare via il prompt e il suo significato, che è l’instabilità psichica ed emotiva dei tuoi protagonisti – una tematica così importante e così opprimente da scacciare via tutte le altre. In tal senso, dunque, ho trovato che la citazione scelta smettesse di fare da prompt nella seconda parte del racconto, e che nel complesso risultasse anche un concetto meno forte e invasivo di questa instabilità psichica e dell’amore malsano che ne deriva – tuttavia, ho considerato anche, a favore del buono inserimento del prompt, che i risvolti nefasti per i personaggi hanno il loro presagio e la loro possibilità di esistere in quella mancanza pulsante che inebetisce Daphne (e anche Draco). Per questi motivi, facendo una media dei pro e contro, ho scelto di assegnarti 7/10 in questo parametro, che resta un punteggio comunque alto.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
In questo parametro sei stata veramente bravissima, non solo per le caratterizzazioni ottime, ma anche per essere riuscita a trattare dei personaggi con disturbi psichici e depressione in una storia tanto breve. Ma andiamo con ordine!
Inizio da Astoria, questo non-personaggio attorno cui si sviluppa tutto. La sua assenza è la presenza più ingombrante della narrazione. Ovviamente non ha una caratterizzazione, non può e non deve averla, è più che altro un’ombra sui protagonisti, ma un’ombra dai contorni ben definiti e ben impiantati nel groviglio del racconto. Questo non-personaggio è il pilastro della trama, il lettore lo intuisce sin dalle prime righe, e a fine lettura si ha la sensazione di aver voglia e bisogno di sapere altro di lei, di lei che ha stravolto tutti gli equilibri, soprattutto quelli psichici. Bellissima figura e ottimo inserimento.
Passo quindi a Draco, il tuo Draco in apparenza così diverso dalla controparte originale. In realtà, questo Draco ha molto del Draco dei libri: è principalmente un codardo e un debole, un uomo incapace di accettare la morte della donna amata e in grado solo di rifugiarsi egoisticamente tra le braccia di un’altra donna. Reso così folle dalla sua debolezza da finire per esserne psicologicamente vittima. E allora ecco un Draco inedito, un Draco che sembra dissociarsi dalla realtà, rifiutarla e poi alterarla, sino a smettere di essere in grado di scindere ciò che è vero da ciò che è falso. Tutto diventa finzione nella sua vita: l’amore, la felicità, la serenità – tutte menzogne che nascondono ai suoi sensi offuscati la perdita di Astoria. Trovo che tu sia riuscita a trattare bene, e con delicatezza, questo disturbo di cui diviene vittima; il rischio era quello di banalizzare una situazione tanto delicata, ma ciò non è accaduto e di conseguenza la caratterizzazione è stata davvero perfetta.
Infine, arrivo a Daphne, quella che a mio avviso è la reale protagonista della storia. Il personaggio più a pezzi, più vittima, più fragile. Non abbiamo una sua caratterizzazione dai libri, è solo un nome (che prima di approdare nel mondo delle fanfiction neanche ricordavo esistesse), quindi per lei non posso parlare di IC. Valuto la tua caratterizzazione, la maniera in cui l’hai voluta e il modo in cui l’hai presentata al lettore. Trovo che abbia saputo renderla molto reale, è un personaggio ricco di sfaccettature ed è anche un personaggio perduto sin dalle prime righe. Si intuisce immediatamente che Daphne non sia destinata alla felicità, che in lei vi sia sempre stato qualcosa di incrinato, che si è poi spezzato del tutto con la morte della sorella. Al subentro di Draco capiamo che il qualcosa di incrinato era un amore non corrisposto e che la rottura è data non solo dal dolore per la perdita della sorella, ma anche dalla speranza di poter ritrovare la felicità con Draco, che era l’uomo di Astoria. Questo fardello che lei porta su di sé la rende dapprima schiava della depressione e poi schiava di un amore malsano, ossessivo, che la convince ad accettare l’inaccettabile: fingere di essere Astoria pur di avere Draco. Tutta la fragilità di Daphne esplode nel finale, quando il lettore comprende che lei è paradossalmente lucida nella sua follia, perché annulla se stessa in favore di un surrogato della sorella con una folle consapevolezza. È un personaggio triste, che fa del male a se stessa credendo di poter essere felice solo in questo modo. È una caratterizzazione tridimensionale e convincente, non ho proprio nessun appunto da farti. 10/10!
Totale: 37.9/45 |