Cara Ylp, sono qui finalmente per commentare nel dettaglio questa one-shot. L’avevo letta già venerdì, ma volevo avere il tempo necessario per poterti scrivere il tutto senza perdermi nulla per strada, dato che so quanto tu tenga a questa storia e, parallelamente, a mia volta desidero spiegarmi il meglio possibile.
Quindi perdonami, ma preparati a ricevere un pippone assurdo XD
Parto con un presupposto fondamentale: ti voglio tranquillizzare sul fatto che scorre bene e con i giusti tempi il passaggio dall’incontro all’effettiva scena di coinvolgimento sessuale pratico tra i due protagonisti.
Tutto risulta ben calibrato e non eccessivo, prosegue in maniera naturale, quindi per questo hai davvero fatto un ottimo lavoro!
Passiamo al resto. Dato che volevo darti una mia opinione dettagliata e sincera, desidero essere il più possibile completa.
Ho notato che hai usato la prima persona. Come già commentato nella tua precedente storia, non sono estremamente amante della prima persona: trovo non solo sia difficile da usare in un certo modo, ma soprattutto rischia di far perdere dei passaggi importanti sia a livello emotivo che di pensiero. In questo caso, c’è una scena sessuale e vengono inserite parti estremamente erotiche, il che amplifica il rischio: le descrizioni sono per forza di cose diverse da come sarebbero in un contesto in terza persona, allo stesso modo certi dettagli non possono essere descritti alla stessa maniera. Il tutto qui viene filtrato da Levi e devo dire che ogni passaggio risulta chiaro, non si perde nulla per strada, idem per quanto riguarda l’idea di quello che potrebbe essere lo stato emotivo di Eren, per quanto abbastanza prevedibile, data tutta la situazione.
Quindi la prima persona, per quanto scelta azzardata, ha svolto il suo ruolo e non ha stonato.
Parliamo adesso di Levi. So bene che parlare di IC oppure OOC in un contesto AU, senza un background narrativo ampio come tipico di una storia a più capitoli sia quantomeno difficile, quindi non starò a disquisire su quello che per me potrebbe sembrare rispecchiare o meno il nostro Capitano. Il suo rapporto con Hanji, pazzissima e geniale, mi piace particolarmente, qui si vede in tutto il loro tipico dialogo, così come in parte Erwin che festeggia cercando di rendere felice l’amico, anche se a modo suo.
Eren si scorge, come detto, esclusivamente dagli occhi di Levi e dialoga abbastanza poco (non è il suo compito ahahah), però l’iniziativa, l’imbarazzo iniziale e tutto il resto rispecchiano notevolmente il carattere del giovane. Levi in sé mi ha suscitato qualche dubbio, più che altro proseguendo con la narrazione, ma… tant’è, si tratta di un argomento abbastanza personale più che oggettivo, quindi mi concentrerò più su due aspetti che in parte lo riguardano, in parte vertono sulla sfera temporale.
Parliamo di quest’ultima. Mentre i passaggi da ‘incontro al locale del sushi’ a ‘arriviamo a fare sesso’ sono assolutamente ben calibrati, il flashback narrativo inserito nel mezzo che riecheggia i momenti in cui i due protagonisti si incontrano al bar e parlano, stona un po’ per com’è disposto.
Adesso cerco di spiegarmi così che possa essere chiaro.
Ti riporto nel dettaglio la parte che non mi ha convinto.
Cominciamo con Levi che esce dal locale per riportare il telefono a Eren, tutto bene, nessuna sbavatura:
“L'aria fresca della serata mi colpisce il viso aiutandomi a rinfrescare anche i pensieri, quella serata non sta procedendo come mi ero prefissato, sfioro il telefono di quel moccioso attraverso il tessuto della giacca che indosso.
Rivedere quel ragazzo – Eren, ora so il suo nome, (attenzione che qui serve assolutamente concludere con un altro – ) mi ha destabilizzato, non pensavo di incontrarlo di nuovo a poche ore di distanza in quella maniera così insolita.”
Concludi la frase e poi ne inizi una nuova, riferendoti ‘al brucio’ all’incontro della mattina, senza introdurre il flashback o anticipare il lettore che si torna indietro nel tempo:
“Quella mattina ero già nel bar quando Eren era entrato un po' trafelato, sembrava aver corso per arrivare puntuale al nostro tacito appuntamento. Mi viene da ridere per quella situazione assurda, erano ormai un paio di mesi che ci incrociavamo regolarmente: se all'inizio era stato per puro caso, col tempo ci eravamo ritrovati a farlo sistematicamente e senza malizia alcuna.
Si trattava del tempo di consumare una colazione, ammetto che nell'ultimo periodo mi attardavo sempre un po' di più e finivo col bere il mio tè preferito freddo, ma non importava. Lui non poteva saperlo.
Eren, mi fa uno strano effetto chiamarlo per nome, non ci eravamo mai presentati ufficialmente, era come se non avessimo mai voluto infrangere quella barriera, come se tenerci le nostre identità per noi stessi fomentasse quell'aura di mistero che ci eravamo cuciti addosso.
«Eren» Sussurro a voce alta e mi accorgo di come mi faccia soggezione avere quel nome tra la labbra, come se il contatto decisamente inopportuno della cena non fosse nulla a confronto.”
Dopodiché riprendi a portare il tutto nuovamente al presente. Si capisce il tutto, dopo un attimo di spiazzamento, ma ti consiglio di guidare il lettore, per esempio anche solo con un “Ripenso/ Ricordo” e nel mentre spiegare che si tratta sin da subito di un appuntamento quasi quotidiano tra i due perché il lettore sa soltanto che Levi ed Eren in qualche forma si conoscono, ma null’altro.
Mi permetto, in maniera del tutto affettuosa, di darti una mia idea di come avrebbe potuto essere sviluppato il passaggio, giusto per farmi comprendere meglio:
“L'aria fresca della serata mi colpisce il viso aiutandomi a rinfrescare anche i pensieri, quella serata non sta procedendo come mi ero prefissato, sfioro il telefono di quel moccioso attraverso il tessuto della giacca che indosso.
Rivedere quel ragazzo – Eren, ora so il suo nome – mi ha destabilizzato, non pensavo di incontrarlo di nuovo a poche ore di distanza in quella maniera così insolita.
Sì, poche ore, forse qualcosa di più. L’avevo visto infatti soltanto quella mattina: a pensarci mi manda fuori di testa. E’ da diverso tempo a conti fatti che io e lui ci incontriamo in un bar all’angolo, di quelli senza troppe pretese (la descrizione vaga ma con tratti essenziali aiuta il lettore a trasportarsi nel luogo e a essere appunto portati indietro nel tempo, creando anche aspettativa): abbiamo cominciato a scambiare due chiacchiere prendendo lui un caffè e io il mio solito té poi, senza nemmeno rendercene conto, con il passare dei giorni la cosa si è trasformata in un’abitudine.
Ho ancora impresso il volto di Eren quando ci siamo visti questa mattina, al bar: era entrato tutto trafelato, con la paura di far tardi. Ed era tardi, effettivamente, ma non gliel’ho mai fatto pesare per non caricare il tutto di eccessive pretese e perdere la finta aria di casualità dei nostri appuntamenti, anche se più volte il mio tè, nell’attesa di quei giorni, era diventato freddo. Non importava: era altro a darmi un senso di calore, la bevanda diventava solo un accessorio da avere accanto durante l’attesa.
(Qui attaccherei un pezzo successivo, per descrivere sempre la bellezza di quegli appuntamenti, più le parti in cui narri dell’attrazione di Levi verso Eren)
Durante le nostre colazioni ci siamo confidati considerazioni, opinioni, quel ragazzo ha davvero una personalità particolare e più di una volta mi sono ritrovato a pendere dalle sue labbra, le chiacchierate con lui mi migliorano le mattinate e quelle rare volte che abbiamo mancato l'appuntamento mi sono accorto di aspettare impaziente il giorno seguente. (a seguire il resto come da sopra)
(Dopodiché riprendi con il resto, in modo da enfatizzare il fatto che non si sono mai presentati, riportando nel contempo il lettore al presente narrativo)
Eren, mi fa uno strano effetto chiamarlo per nome. (metterei un punto per dare importanza al nome) Non ci eravamo mai presentati ufficialmente, era come se non avessimo mai voluto infrangere quella barriera, come se tenerci le nostre identità per noi stessi fomentasse quell'aura di mistero che ci eravamo cuciti addosso.
«Eren» Sussurro a voce alta e mi accorgo di come mi faccia soggezione avere quel nome tra la labbra, come se il contatto decisamente inopportuno della cena non fosse nulla a confronto.”
Ora passiamo al primo punto, dopo aver affrontato quello temporale: l’uso dei termini e il registro linguistico in generale.
Logicamente, trattandosi di una prima persona e trattandosi di Levi – che non è per quanto ne sappiamo dottorone ad Harvard con la puzza sotto il naso – ci sta assolutamente che abbia un registro linguistico più libero e colloquiale. Ottimo che non si ecceda con le parolacce, anzi, eccellente in quel senso perché come per tutte le cose il troppo stroppia.
Ma ci sono alcuni termini che, a parer mio, rischiano di inficiare negativamente sulla narrazione, cerco di spiegarmi.
Le scene di sesso, primariamente, ancor prima di descrivere l’azione in sé devono trasmettere in chi legge l’idea, l’erotismo del momento, caricare il lettore di sensazioni, di aspettativa, di immaginazione, trasportandolo lì, vicino al letto, facendolo sentire parte di tutto eppure allo stesso tempo spettatore privilegiato. Per questo il registro linguistico è fondamentale: basta una parola fuoriposto che la magia crolla miseramente, trasformando un atto potenzialmente artistico in qualcosa di banale oppure smorto.
A volte usi termini che, sempre considerando la prima persona e il protagonista, rischiano di far cadere l’effetto primario, passando da un eccesso all’altro. Oppure, passaggi di pensiero sconnessi, che non fluiscono come dovrebbero:
“l'erezione insoddisfatta è ancora imprigionata dagli slip umidi di piacere, è davvero ben dotato”
E’ un’informazione che vogliamo dare al lettore, possiamo renderla più erotica, anziché fare un effetto un po’ – passami il termine – squallido che è più semplicemente gay-porn anziché erotismo.
“Scorgo la sua erezione. Ne intravedo le forme, la grandezza al di sotto degli slip bagnati dal liquido preorgasmico e, in un pensiero fulmineo, quasi sconnesso, noto l’effettiva dimensione, chiedendomi come sarebbe stato prenderglielo in bocca, sentirlo ingombrare fino in fondo alla gola e percepirlo eiaculare dentro di me.”
Le descrizioni sono fondamentali, credo, più che la parola in sé.
“nel farlo incontro il suo ammiccante, e chi se l'aspettava che fosse tanto bravo?!” lasciando perdere l’insieme molto colloquiale (magari poteva rendere un ‘nel farlo incontro il suo ammiccante: cazzo, non… non mi aspettavo potesse essere tanto bravo’ per dare l’idea della sorpresa, qui ci sta enfatizzare con una parolaccia per dare anche l’idea della perdita del controllo), occhio all’interrogativo e all’esclamativo a seguire, fa un effetto poco elegante.
“Cazzo che porco che è!”
Questa te la boccio XD Non che mi importi qualcosa della volgarità in sé, ma si tratta davvero di una considerazione eccessiva, sia perché Eren non sarà né il primo, né l’ultimo nella vita di Levi ad aver ingoiato e leccato i residui dell’eiaculazione per provocarlo, sia perché, e soprattutto, fa perdere totalmente l’erotismo della scena. Diventa un colloquialismo che abbassa decisamente il tono della narrazione e non trasmette nulla, catapultando chi legge fuori dal contesto di ‘libero godimento della scena’. Sarebbe stato bello cancellare quella considerazione, magari trasformandola in semplice eccitazione e sorpresa da parte di Levi il quale, effettivamente, dopo bacia Eren senza che gli importi nulla di ciò che ha ingoiato o meno.
“Devo ringraziare la quattrocchi, mi appunto mentalmente, per poi scacciare il pensiero decisamente inopportuno che potrebbe far ammosciare anche il più aiutante degli stalloni da monta.”
Anche qui, idem come da sopra. Assolutamente troppo colloquiale, fa perdere il pathos erotico della scena e strappa un sorriso che non deve emergere (occhio anche all’errore di battitura). Ci sta dell’ironia in generale anche in un contesto erotico, ma deve essere delineata in un certo modo sin dall’inizio, per calibrare come si deve il ritmo narrativo: mettere simili frasi così a random spezza la narrazione e ciò che si vuole trasmettere.
Soprattutto perché nella frase immediatamente dopo passi a un registro linguistico persino più aulico con “Torno a concentrarmi su quel corpo forgiato da Asmodeo stesso per la lussuria che trasuda” che aumenta il senso di ‘stonatura’ da una frase all’altra.
“tirandomi addosso una boccia” qua direi boccetta o, meglio ancora, un contenitore in (faccio esempio) plastica. Oppure direttamente il lubrificante.
“Grazie al suo servizietto di prima” va a svilire il sesso orale, dandogli una brutta accezione, quasi di prostituzione. E Levi mi sembra tutto meno che una persona capace di svilire un atto simile.
Il resto dei colloquialismi bypasso, perché esulano dalla scena erotica o comunque non influiscono così negativamente. Occhio infine ogni tanto alla punteggiatura, in certi casi delle virgole sarebbero state necessarie.
Concludendo, nel complesso il ritmo narrativo va bene, si arriva nei punti giusti al momento giusto ed è bella anche la chiusura con il rimando al sushi e all’ultimo boccone. Però, davvero, peccato per certe scelte di registro linguistico – non parlo in assoluto delle scene di sesso in sé e di come sono descritte, anche in quel caso il tutto è molto soggettivo, nell’uso di certi cliché o meno – perché come detto vanno a far cadere la tensione e l’apprezzabilità erotica del momento.
Ho voluto spiegarti il tutto in maniera esaustiva, non prendere questo commento in maniera negativa, bensì come semplice opinione da parte di una lettrice e una persona che a sua volta sa quanto impegno e fatica ci voglia per stendere una storia. Proprio perché ci tieni tanto e perché il risultato in potenza potrebbe essere eccellente, nonché originale nella tematica, ho voluto scendere nel dettaglio e sperare di poter in qualche modo contribuire visto che ne abbiamo parlato.
Poi, ovviamente, liberissima di prendere come vuoi i miei suggerimenti ^^
Spero di non averti in qualche modo offeso o essere stata fonte di rabbia, perché non era mia intenzione, anzi.
Se volessi parlarmene, io sono pronta per dialogarne in maniera spassionata con te, proprio perché tengo che questa storia brilli e tu con essa. Un bacione grande! |