Amen sorella.
Amen sorella.
Amen sorella.
3 volte amen, più e più volte amen.
Sappi che sento il peso, lo percepisco in tutta la sua consistenza.
E' virtuale, è virale, ma schiaccia ognuno di noi su un fantomatico pavimento vuoto.
Una sorta di astinenza da scrittura, così la definirei.
Perché le ispirazioni sono tantissime, cose su cui scrivere, scervellandosi, ne troviamo a bizzeffe.
Eppure manca quella "perfetta forma" che realizziamo nel nostro encefalo.
Amiamo quella storia, e solo quella.
Altre forme vengono rifiutate, rigettate, quasi scartate a priori dalla nostra "coscienza scrittoria".
Scriviamo, cogitiamo, eppure siamo fallaci nei tentativi.
Ma il vero scopo dello scrittore qual è?
E' scrivere storie? Raccontare momenti, situazioni, rappresaglie emotive?
Anche il "nulla cosmico" è rappresentazione veritiera della realtà scrittoria.
Noi siamo assoggettati ad una volontà superiore.
Una sorta di Dio della Scrittura.
Qualcosa che vive dentro di noi, ma anche fuori di noi.
Una specie di Hulk.
Lui/Lei è dentro di noi.
Non ci abbandona mai.
Ma esce solo quando siamo in "pericolo", o quando decide che è il momento di palesarsi.
Good job for the future.
E scrivi sempre senza dimenticare che uno degli scopi principale è la nostra stessa soddisfazione.
- R. |