Carissima,
non posso che cominciare col dirti quanto sia felice del tuo ritorno!! "Qualcuno" mi aveva anticipato la bella notizia, ma è stata comunque una grande emozione vedere comparire la tua storia! Evviva, Mel, bentornata!
Faccio una piccola premessa sulle flash: sarà che io sono invece troppo prolissa (e mi sembra sempre di non riuscire a comunicare un concetto senza un uso spropositato di ripetizioni), ma ADORO quando qualcuno riesce in pochissime parole a far provare forti emozioni, a colpire al cuore.
E questo, cara Mel, è proprio uno di quei casi.
Ma andiamo con ordine: i personaggi.
Sai che Numenor non è il mio pane quotidiano (ma non vedo l'ora di rimediare a questa lacuna, e le storie che ne parlano non fanno che accrescere la mia curiosità sulla Seconda Era), e mi vergogno un po' a dire che questa coppia me la ricordavo solo perché lei è stata una delle poche regine regnanti, e per la peculiarità di lui che, pur avendo regnato, non è annoverato tra i sovrani.
La mia lettura superficiale mi aveva lasciato un'immagine di lei come di una persona che tende a non assumersi le sue responsabilità, quella di lui come di qualcuno più interessato al potere che alle persone.
Qui invece tu descrivi una coppia che ha raggiunto un equilibrio… no, mi correggo subito, dato che siamo nella testa di lui (parentesi necessaria: complimenti per la seconda persona che, come sempre, ti riesce in modo egregio)!
Qui tu descrivi un uomo che volentieri si è prestato ad assumersi il carico di responsabilità al posto della sua amata, a sollevarla da un compito che lei, evidentemente, non si sentiva di fare.
Un uomo che, più che dall'esercizio del potere – che resta quasi completamente fuori dal tema della storia – trae la sua felicità e la sua soddisfazione dal vedere sua moglie felice, e libera di fare ciò che preferisce.
Un'immagine interessante, e piena di dolcezza. Un punto di partenza per una riflessione più profonda, quando riprenderò in mano l'Akallabeth.
Ma veniamo al tema portante: l'invecchiamento (e la morte che si fa sempre più vicina). E qui arrivano i complimenti, perché sei stata davvero molto brava a comunicare la paura di lei, che sente la fine avvicinarsi e non sa come affrontarla, e quella di lui, che teme di perdere la sua amata, e la sua, forse unica, fonte di felicità.
La cosa che mi ha più colpito è stata proprio l'uso della parola "vecchia", che hai scelto come titolo e che ritorna, solitaria, quasi nel centro del racconto. Tutto ruota attorno a questa parola, che è scomoda, brutta, quasi un tabù per la nostra società come, forse, stava cominciando a diventarlo per i Numenoreani di quel periodo di iniziale (o piena, non ricordo bene) decadenza. Una parola che non indica più saggezza, esperienza da condividere, preziosi consigli, ma è sinonimo di fiacchezza, cedimento, inutilità.
L'immagine finale, poi, è potentissima, forse perché è tattile e te la senti dritta dritta sulla pelle, anche se siamo "nella testa di lui".
Herucalmo va oltre lo sfiorire del corpo, perché dietro ai segni del tempo riconosce ancora la sua amata Vanimelde. Ma le parole con cui concludi, "ancora una volta", lasciano intendere che arriverà il momento in cui non sarà più in grado di farlo, e, infine, il tempo della separazione definitiva.
Sono paure, angosce, tipicamente umane, ma che, calate nel contesto numenoreano di quell'epoca, assumono un senso ancora maggiore: è il terrore della morte che si fa strada, fino a diventare preponderante su tutto.
Mi devo ripetere, sei stata davvero bravissima! Con un'ottima scelta di stile, che hai padroneggiato splendidamente, sei riuscita in poche frasi a comunicare sensazioni intense, a suscitare emozioni profonde.
Ti ringrazio per questa bella storia, e ringrazio chi ti ha sostenuta e convinto a pubblicarla.
Sono strafelice del tuo ritorno, e ancor di più di sapere dei tuoi numerosi progetti futuri!
Vai avanti così, Mel!
Un abbraccio gigante,
Los |