In effetti ero prontissima a tirarti i pomodori in questa recensione, ma hai detto di aver cominciato a scrivere questa one shot a gennaio, e chi sono io per giudicare i pensieri bui e depressi che passano per la mente di una maturanda?! Ti sei salvata, per questa volta!
Btw hello Cami! Ci ho messo un po' ma alla fine ce l'ho fatta a leggere questa storia e ovviamente non potevo non lasciarti qualche parola.
Il prompt che hai usato mi piace tantissimo, perché negarlo, anche se lo avevo sempre visto (e avevo anche pensato di utilizzarlo) dal punto di vista di John, mai da quello di Sherlock, forse perché è trecento volte più sofferente - e quindi SÌ hai davvero esagerato, forse te lo ripeterò più volte nel corso della recensione, comincio ad avvisarti!!!
Posso cominciare dicendo che, appena letto che Sherlock aveva quasi sessant'anni, la prima cosa che mi sono detta è stata “uuh, come nella quinta stagione!“ una riga dopo ho capito che c'era poco da ridere e volevo sbattere la testa contro il muro. Già da quando John è comparso, dopo il funerale, al fianco di Sherlock mi sono resa conto che sarebbe stata una faticaccia arrivare sana e salva fino alla fine. I parallel con la serie in questa one shot si sprecano, il primo che salta all'occhio è Sherlock davanti la tomba di John, prima con Rosie (che ricordava la presenza di Mrs Hudson) e poi solo, ed ecco che comincia a parlare e ad aprire il suo cuore. Il modo in cui chiede a John “Resterai con me?” e la risposta dell'uomo “E dove altro potrei andare?” mi hanno spezzata, perché è così: il posto di John è sempre stato accanto a Sherlock, perfino quando Sherlock era "morto", perfino quando si era sposato e cominciava a mettere sù famiglia, perfino quando ce l'aveva a morte con lui, era lì, a guardargli le spalle, a camminare al suo fianco. Neanche la morte è stata capace di spezzare tutto ciò.
Sentivo, inoltre, delle coltellate al cuore ogni volta che John lo chiamava “amore mio”, quei momenti in cui non sai se preferisci sorridere, piangere, o urlare. Vederlo cercare, più e più volte, di convincere Sherlock a lasciarlo andare è straziante. Riflettendoci, per quanto la similitudine con Mary nella 4x02 sia forte, penso che in realtà ci sia (ovviamente per come l'ho letta io) un'enorme differenza alla base: Mary era la coscienza di John, una metafora della lotta interiore che John viveva in quel terribile periodo della sua vita, a spronarlo, ovviamente non era mai stata veramente la donna, ma lui stesso; mentre in John non ci vedo il riflesso della coscienza di Sherlock, quanto più lo spettro del suo ricordo. John era combattuto all'epoca, mentre Sherlock ha sempre avuto le cose bene in chiaro: non era disposto a voltare pagina, era pronto a non farsi vedere abbattuto, o depresso, per il bene di Rosie, ma di certo non è mai stato in conflitto con se stesso sull'argomento. Sherlock è stato capace di costruire un perfetto fantasma del suo John, con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue carezze e le sue tirate d'orecchi. Soltanto un cervello come quello di Sherlock poteva essere in grado di dar vita ad un'immagine tanto forte, e ciò ritengo sia ancora più triste rispetto a quello che abbiamo visto nella serie con John e Mary.
Ora passiamo ai personaggi che compaiono, mentre scrivo questa recensione mi sono resa conto della mancanza di Mrs Hudson: ovviamente non poteva comparire fisicamente per ovvi motivi, ma non mi sarebbe dispiaciuto sentirla nominare, magari anche da Rosie che immagino sarà cresciuta stra coccolata dalla donna. Lestrade come al solito cerca di aiutare come può, e come al solito riesce goffamente a fare danni pur non volendolo. Sherlock lo ha chiamato "Greg", sintomo che gli giochi e gli scherzi sono ufficialmente finiti, non avrebbero più senso ora. Molly è Molly, prima preoccupata e intimorita, e un attimo dopo pronta a fare un bel cazziatone a Sherlock, che però scappa via non appena capite le sue intenzione. Un dialogo vero e proprio con Mycroft non mi sarebbe dispiaciuto vederlo, ma ho apprezzato ugualmente tutti i riferimenti che fa Sherlock, quel “perlomeno io non ingrasso” mi ha spezzata. Ho apprezzato, invece, immensamente la presenza di Irene, seppur piccola. A distanza di anni è ancora in contatto con Sherlock, ancora si tiene aggiornata sulla sua vita e, soprattutto, ancora si sente legata a lui. Il tocco di stile che mi ha fatta sorridere (perché hai davvero fatto centro) e immaginarmela perfettamente, in realtà è una piccolezza: il messaggio in cui chiedendo di Rosie, la definisce “la ragazza”. Tua figlia sarebbe stato offensivo nei confronti di John, Sua figlia offensivo per Sherlock, Vostra figlia troppo smielato, Rosie troppo confidenziale e Rosamund troppo forzato. Così, invece, è perfetto. Non so se sia stato intenzionale o se invece ti è uscito totalmente di getto, ma funziona ed è super in linea col personaggio.
E qui arriviamo a Rosie, non potevo escluderla. È stato bello osservare da una parte l'avanzamento di età di Sherlock e dall'altro quello di Rosie. Il giovane detective che diventa anziano e acciaccato sotto il peso dell'età, e l'adolescente che cresce e diventa una donna. In lei ho rivisto molto John e Mary, prima quando propone a Sherlock di uscire con il successivo confronto, e poi nella loro ultima "grande" scena, dove lo becca a parlare con lo spettro del suo amore perduto. Il rapporto che ha con Sherlock è molto bello e molto verosimile a mio parere; mi è piaciuto il paragone con il suo supereroe preferito, nessun Tony Stark o Stephen Strange (ho urlato) potrà mai competere con Sherlock Holmes ai suoi occhi. Non riesco ad immaginarmi una realtà differente da questa, la bambina che ammira lo zio, divenuto poi una vera figura paterna, la ragazzina che lo guarda sognante e che lo trova invincibile, la ragazza che lo stima e lo ama come nessun altro, e la donna, preoccupata, che vuole proteggerlo e aiutarlo. Riesco a vedere perfettamente queste fasi della sua vita, sono super accuratissime.
E parlando di essere accurate, ho letto i tuoi dubbi sull'ic di Sherlock e a mio parere puoi stare tranquilla, non potrebbe essere diverso. Sherlock e le sue tendenze autodistruttive, in passato era la droga, ora è l'immagine di John, o meglio, il non riuscire ad accettare la sua morte.
Ora finisco di blaterare, ma prima lasciami scrivere un'ultima cosa! La verità sulla morte di John mi ha spiazzata, per tutta la storia ammetto di averla sempre accostata ad una qualche malattia, sapere che invece è stato colpito mentre salvava Sherlock mi ha distrutta. La scena in cui Sherlock abbraccia e piange sul suo corpo privo di vita mi ha fatto uscire qualche lacrima! Sei terribile!!!
Infine posso permettermi di darti un piccolo piccolissimo consiglio? Ho notato che c'è una forte presenza di "....beh," nella narrazione e secondo me stonano un po' con l'atmosfera, almeno in questo caso. Mi rimanda ad una sorta di dialogo con il lettore (?), mi suona molto confidenziale, mentre qui i toni sono parecchio cupi dall'inizio alla fine e, ripeto almeno secondo me, non ci sta molto bene.
Ora non ho davvero altro da dire (se non che l'idea di Sherlock nonno mi fa disperare veramente tanto!) Non vedo l'ora di avere notizie sulla tua long, complimenti per la maturità (non sono sicura di avertelo già detto!) e goditi la fine delle vacanze :*
Un bacio,
Sà
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