Ciao!
Eccomi per lo scambio libero!
Ci tengo a precisare che tutto quello che dirò è solo la mia personale opinione, che non vuole assolutamente offendere o denigrare, ma spero che, per quanto soggettiva al mio punto di vista, possa tornarti utile. Davvero!
E' un po' difficile per me recensire questa storia, perché il mio gradimento si divide: per quanto riguarda la trama il gradimento è davvero alto, altissimo, figurati che finita la tua storia ho cercato questo personaggio, ho scorto le sue immagini e dato un'occhiata a una storia su di lui (è la prima che mi è uscita sul sito "creepypasta Italia" non so se è quella originale, aiuto!); in merito alla caratterizzazione parlerò dopo, perché ci sono punti a favore e punti più deboli, sempre e solo secondo me tengo a precisare, ma comunque il quadro generale era molto chiaro; ma il gradimento crolla per quanto riguarda la parte "tecnica", grammatica e stile.
E' un vero peccato! Non pronuncio spesso queste parole, di solito le storie che leggo o sono buone idee con una solida struttura o sono scritte male e supportate da idee banali. Insomma, qui c'è parecchio materiale meraviglioso, una ricerca e un impegno nel creare il contesto ammirevole, e sicuramente ci sono delle capacità da affinare ma che tirano fuori "IDEE" che catturano. Si deve curare e migliorare la tecnica. Perché, inutile girarci intorno, se avessi potuto leggerla con piacere e fluidità questa storia sarebbe una delle più originali e belle che io abbia letto su questo sito.
Mi tolgo il dente e parto dalla grammatica. Ci sono diverse frasi a cui mancano parole e che quindi sintatticamente perdono di significato. Sulla "d" eufonica non dico nulla: di solito suggerisco di utilizzarla solo tra vocali uguali, ma questa storia è ambientata in un periodo vittoriano, e prima si usava a bizzeffe, quindi per contesto ci sta bene. Mancano gli apostrofi davanti al femminile con gli articoli indeterminativi. Ogni tanto inserisci la virgola tra soggetto e verbo. Consiglio anche di scrivere "se stessa", senza accento.
Poi c'è un passaggio che mi ha confuso:
Amelia non era sicura di quando avesse smesso di immaginare la sala del gala e a mescolare, un po’, la realtà con la sua fantasia. -> Io inserirei "e iniziato a mescolare", perché in un primo momento (cosa che stonava con il seguito) avevo pensato che avesse smesso di mescolare. Sì, c'è la preposizione "a", ma io lo consiglio comunque.
La narrazione sembra seguire la semplicità stilistica di una favola, lo stile però è da rivedere, sopratutto per le ripetizioni presenti nel testo e la punteggiatura. Il lessico è poco vario e ripeti più volte gli stessi concetti. La punteggiatura è mancante e priva delle giuste pause il testo. Alcuni passaggi sono ingarbugliati e confusi e poco curati.
Ti faccio un esempio:
Poi Mr. Bunny si fermò, inclinando la testolina pelosa le sue orecchie che seguivano il movimento, prima che sembrasse cercare qualcosa.-> Non capisco il senso logico della prima, forse volevi dire qualcosa tipo "Poi M. Bunny si fermò, inclinando la testolina pelosa, le sue orecchie che ne seguivano il movimento (e comunque qui cercherei un altro costrutto, più elegante): sembrava cercare qualcosa.
O qui:
Era un orso, poco più grande dei suoi altri pupazzi, ma era diverso dagli altri orsi che aveva non era spaventoso anzi era davvero carino, -> Non ha intonazione, non ha pause, e quindi perde coinvolgimento oltre che essere stilisticamente errata. Potresti renderla così: Era un orso poco più grande dei suoi altri pupazzi, ma soprattutto era diverso dagli altri orsi che aveva. Non era spaventoso, anzi: era davvero carino.
Non ho segnato i vari passaggi, ma tre terzi della storia è da revisionare.
Per quanto riguarda la storia in sé, ci sono alcuni punti da rivedere, di cui hai abbozzato l'insieme in maniera lodevole ma che secondo me, se approfonditi o comunque leggermente ampliati, renderebbero ambientazione e personaggi più godibili e profondi.
Epoca vittoriana: gli appunti finali mi hanno impressionato, lo devo ammettere. Ho visto una certa cura nel delineare il contesto - l'educazione delle bambine, il lavoro del padre, l'idea del matrimonio, i giardini, le bambole - tutto mi richiamava quell'epoca. Io avrei aggiunto semplicemente qualche descrizione in più, leggera, di un rigo o due qua e là, nulla che andasse a cambiare lo stile semplice da favola vittoriana.
Una cosa che ho apprezzato, infatti, è il modo in cui hai cercato di adeguare il materiale da raccontare all'epoca. La storia punta più sui sentimenti, e attraverso i dettagli (come vestiti, giardini, etc) far capire il contesto. Introspettiva il giusto, visto l'uso del narratore onnisciente, che tiene sempre il controllo dello sguardo d'insieme.
I personaggi: credo che siano ben delineati, ma che la punteggiatura e lo stile abbiano penalizzato tantissimo il mio coinvolgimento. Avrei esposto in maniera diversa, per esempio, i dubbi di Amelia quando va a dire a Jason che non possono più vedersi, che in questo caso sono apparsi frettolosi, un po' confusi. Avrei cercato di dare più carattere alle descrizioni fisiche e di vestiario. Vedendo le immagini di Jason, avrei cercato di puntare molto anche sull'eleganza del portamento. Invece, quando puntavi sul suo lato più spietato e freddo hai reso molto bene la sua espressione, il disagio che si prova a stargli accanto.
L'evoluzione di Amelia, invece, mi ha colpito molto in positivo, e questo è un grandissimo pregio. Perché non è facile saper adattare dialoghi e pensieri a un personaggio piccolo o vecchio; di solito sono quelli che danno più problemi. Invece ho seguito perfettamente la sua crescita: una bambina che crea una persona, una persona destinata a non capire mai del tutto il mondo degli adulti, perché creatura appunto di un bambino. Di Amelia, per di più. Tutto quello che fa, l'unico vero attaccamento lo prova nei suoi confronti: si trova bene con gli altri bambini, ma non c'è quella sintonia. Che più avanti diventa quasi macabra, in effetti, tanto che durante la vecchiaia la musica e le apparizioni di Jason diventano un'ossessione e un tormento per lei. E quando lei muore, perde l'ultimo briciolo di umanità, l'unico legame con un mondo reale. Ma ormai Jason ha vita propria, una vita che distrutta dalla perdita di Amelia lo trasforma nel mostro degli incubi: macabro, ambiguo, affascinante nella sua forma più oscura.
Mi è piaciuto il passaggio di mezzo, un piccolo momento in cui il legame tra Amelia e Jason era ancora forte, durante l'adolescenza di lei, un legame che in qualche modo influiva sul comportamento di Jason, tanto che c'è quell'attimo in cui l'amicizia sembra diventare altro. Ma Amelia, al contrario di lui, è cresciuta; e i suoi sentimenti cambiano, e Jason non tiene il ritmo, può solo accontentare i suoi desideri, come ha sempre fatto anche quando era un amico immaginario.
Mi è piaciuta tantissimo la trama, i vari spezzoni che hai voluto raccontare. Mi dispiace che alcuni passaggi non abbiamo avuto approfondimenti, ma l'intreccio e la fabula sono non solo originali ma anche accattivanti. Mi hanno conquistato!
La figura del giocattolaio in versione dark è davvero inquietante, me la immagino con un'aura di affettata allegria, una macabra presenza affascinante, e dei segreti che imprigionano le sue vittime, senza vie di scampo. Tu, comunque, cono questo retroscena di quello che è poi una figura spaventosa e intrigante ne hai dato i retroscena, tanto che è impossibile non empatizzare con quello che lo ha portato a diventare così: lui era un bambino, a momenti mi ha dato l'impressione di una specie di Peter Pan, e la solitudine in un bambino che non conosce educazione e morale diventa un'arma letale.
Spero che questa recensione abbia senso e che possa aiutarti. Sappi che la storia è davvero bella, serve solo curarla un po'. E secondo me, e sempre secondo me, puoi farcela.
A presto! |