Ciao!
Grazie per aver pazientato, come vedi anche se a passo di lumaca arrivo sempre :D
Sono felice di aver letto questa storia: finora è quella che stilisticamente mi ha convinto di più. Ho trovato la narrazione più curata e matura, un costrutto di frasi più bilanciato e un'introspezione più approfondito, ben distesa nel testo. Insomma, non ho percepito una "fretta" nel voler arrivare alla fine. Ti sei presa i giusti tempi per narrare, e questo si sente, perché ho trovato piacevole ogni passaggio. Nessun errore di punteggiatura e un lessico vario e ben scelto. Sopratutto lodo l'attenzione dei particolari, come quelli degli strumenti usati per il disegno (grafite e pigmenti). Bellissima, inoltre, la metafora che segna l'intera storia e che fa da perno: hanno insegnato a Dubhe, per quasi dieci anni, a diventare un'ombra, e mi piace l'idea che quest'ombra soprattutto lei l'avesse nel cuore, ombre che hanno offuscato i suoi occhi e i suoi sentimenti; e mi piace l'idea che Learco sia stato la luce che le ha scacciate. Mi piace l'inserimento della dualità tra luci e ombre, che io ho amato e approfondito in altri due libri e che qui tu riprendi e rielabori in maniera molto personale. Credo di averti già detto che io tifavo Sarnek e che dopo di lui ho avuto un nervo scoperto per la restante storia, ho persino sperato che non fosse morto e che la vegliasse da lontano; e Learco mi ha rovinato i piani. Però riconosco che per un personaggio buio e ferito come quello di Dubhe una figura come quella di Learco, che conserva la sua innocenza nonostante il suo passato e il contesto in cui è cresciuto (e che di certo ha la sua dose di ombre addosso) fosse la soluzione migliore, la cura migliore. Ed ecco perché non posso veramente odiarlo.
Infine, ho trovato molto ben bilanciato la parte descrittiva con quella introspettiva e narrativa, e i dialoghi sono stati inseriti con il tono giusto, pochi ma buoni, tanto che mi è piaciuto sentire la sorpresa, l'esitazione e l'enfasi nelle parole di Pat, mentre ho percepito la saggezza e la voce più adulta del padre.
Ovviamente torna la tua perfezione ortografica e sintattica: manco un errore! E io ti invidio (e non mi dire che il testo è corto, perché stavolta si tratta di un'os!XD), niente, hai un occhio di falco e una cura per i quali ti faccio i miei più sinceri complimenti!
Ma la grande protagonista di questa storia, il suo punto forte, è la trama. Sì, perché se quella sul passato di Akkarin mi aveva sorpreso per la personalità con cui hai approfondito ed elaborato il racconto del mago, trasformando le molliche di pane che erano state disseminate nel libro in un intero pasto da gustarsi appieno, qui tu sfrutti l'assenza di informazioni per creare una storia ex novo. Ed è una signora storia, secondo me.
Ho amato i dettagli - grandissima cura anche qui, bravissima - e soprattutto è stato piacevolissimo vedere come hai permesso al suo passato di influenzare anche il suo futuro. Quasi non ricordavo il nome di Pat, ma poi la trama mi è tornata pian piano alla mente, grazie anche alla tua storia, ed è stato bello vedere come tutto si incastrava alla perfezione. Ho amato il dettaglio del disegno - mi ha scioccato il fatto che gli abbia dato fuoco, ma qui sei stata bravissima a catturare l'atteggiamento di Dubhe di fronte all'ultima testimonianza del padre - e come sia la fonte catartica attraverso cui lei capisce ciò che ha fatto Learco per lei. Si sente proprio il cambiamento, dal modo in cui guarda prima e dopo l'immagine di Gornar: il ricordo di quel giorno si sovrappone a quello del giorno della sua morte. E' come se una tessera del puzzle chiarisca meglio ogni cosa, ovvero che non c'è colpa, solo tanta amarezza.
L'ambientazione al mercato l'ho trovata molto ben riuscita. Mi è piaciuto soprattutto il momento in cui Dubhe cerca di ritrarsi tra le ombre, quasi rifuggisse la redenzione, e come i mercanti e gli acquirenti e la vita in generale continuasse a scorrere serena con il suo solito ritmo mentre lei boccheggiava e viveva quel momento di irrealtà.
Infine la caratterizzazione.
Anche se Learco non è attivamente presente nella narrazione, ho comunque notato alcuni particolari molto IC che hai inserito, primo fra tutti il fatto che lui non le metta fretta, anzi: le dà i suoi spazi, rispettando i suoi dubbi e confortando le sue paure.
Mi è piaciuto anche l'incontro con Pat, con questa ragazza che è cresciuta portandosi dentro i sensi di colpa, per non aver fatto abbastanza per la sua migliore amica: ho ritrovato la stessa gentilezza e dolcezza della Pat fanciulla. Cosa che ha aumentato il contrasto con la Dubhe adulta, certamente più schiva, più diffidente e più provata dalla vita. Anche Pat le dà i suoi spazi e non cerca di violare la sua distanza, ma comunque le fa un grandissimo regalo.
E infine Dubhe. Come ti avevo accennato, io non avrei mai e poi mai bruciato il disegno: sono legatissim alla mia famiglia e non butto mai via niente, anche i ricordi dolorosi li conservo e me li tengo cari. Dubhe no: Dubhe distrugge il passato dopo avervi trovato conforto, quando chiude una porta è per sempre. Anche in questo caso: quel disegno non era solo parte del suo passato, ma un legame diretto con suo padre. Lei non esita a dargli fuoco, perché anche la sua famiglia è qualcosa che si lascia alle spalle. Detto questo mi piace il modo in cui l'hai fatta interagire con Pat, quel suo cercare di nascondersi nelle falde del mantello, il suo parlare poco, nascondersi nell'ombra di una stanza molto buia, il suo studiare il foglio con molta attenzione, quasi potesse essere avvelenato. Insomma, mi è piaciuto moltissimo anche il lavoro di caratterizzazione che hai fatto.
Bravissima, davvero.
A presto! |