Carissima,
Inizio scusandomi perché ho l'anima arrugginita – e la ruggine dell'anima tende ad estendersi anche alla penna, per non parlare della chiarezza d'intelletto, che, dalle mie parti, è sempre stata un poco latitante. Dunque, ho l'assai fondato timore che questo mio commento sarà un po' meno coerente di quanto vorrei, e tu ormai sai che ho una certa tendenza a divagare. Prometto che proverò a non ripetermi; pertanto, tieni in conto che tutte le mie considerazioni espresse precedentemente (non contiamo i giorni, i mesi, ehm, gli anni, o il tempo in generale, eh?) continuano a valere, moltiplicate all'ennesima potenza. Mi riferisco al mio immenso apprezzamento per la cura e la coerenza stilistica che, man mano che vado leggendoti, sono identificabili quali caratteristiche ben delineate nei tuoi lavori; per la profonda comprensione – lucida ed obiettiva, ma allo stesso tempo piena di empatia ed umanità – con cui ti approcci a personaggi che sono spesso bistrattati, quando non completamente ignorati, dal fandom; per il mondo il cui gestisci i tempi ed il ritmo della narrazione – alternando momenti di ampio respiro, di una ricchezza descrittiva quasi decadente (che ben si concilia con l'estetismo dei protagonisti), con una progressione scandita, precisa dei fatti, e giri di frasi, osservazioni, un pensiero, una battuta, lapidari, che riassumono in poche parole tutto quello che ci sia davvero da capire di un personaggio.
Mi ripromettevo da anni di iniziare questa storia; non so neppure perché – con tutte le scuse della vita – abbia posticipato sino ad ora. Avevo bisogno di un preteso per prendermi una boccata d'aria e tornare a bazzicare su questi lidi; ti sono infinitamente grata di avermelo offerto, questo pretesto, e di averlo fatto così in grande stile. Perché, vedi, in questa tua ci sono tutti gli elementi stilistici e narrativi che cerco in una storia ideale, in questo fandom.
A me piacciono le fantomatiche resurrezioni, i post-Hades: credo che costituiscano ben più di un facile espediente per mandare le schiere di belloccioni a far festa a tarallucci e vino (come, ahimè, pur spesso succede), ma costituiscano piuttosto il terreno perfetto per interrogare lo status quo, testare i personaggi in una situazione inedita – ché, no, morire e poi ritornare, non sembra essere proprio una passeggiata al parco – in cui esplorane i limiti, caratteristiche, e possibili evoluzioni.
Mi piace immensamente il tuo Misty. Mi piace perché rimane fallibile, rimane insicuro, rimane profondamente imperfetto e tutt'altro che nobilmente al di sopra di certe piccolezze (ma poi, chi lo ha detto che bisogna perdonare tutto a tutti, per forza?); ma ha anche il coraggio, la forza – e la luna storta abbastanza – da dire quello che anch'io ho sempre pensato, facendosi carico delle conseguenze. E gli altri zitti. Chapeau a Maskuzzo, che pur avendo un ruolo secondario in questo ricco capitolo di introduzione, si conquista il suo meritatissimo spazio sulla pagina ed è perfettamente caratterizzato. In un certo senso, però, parlare di personaggi secondai, in questa tua, è quasi inappropriato. Laddove il focus è principalmente centrato su Misty e su Aphrodite (quanto mi piace, il tuo Aphrodite!), tratti tutti – Saori/Athena in primis, ma anche quell'insopportabile vecchio rincitrullito, ehm, dicevo? – con un profondo rispetto narrativo, con imparzialità e temperanza. È una scelta ed è una dote che ammiro profondamente – ed un po' ti invidio, ma nel migliore dei sensi, d'un'invidia buona e salutare! – perché dà spessore e cedibilità alla narrazione, ai rapporti tra i personaggi, ed autentica serietà agli elementi di conflitto. E, non da ultimo, è una scelta che va splendidamente a braccetto con la tua alternanza di voci e persone narranti, perché controbilancia e fa risaltare la fondamentale inaffidabilità del punto di vista interno e dei narratori in prima persona. L'idea è impostata ed eseguita magistralmente.
Questo è un eccellente capitolo di apertura: cattura l'attenzione, ammalia, e lo fa senza espedienti a buon mercato – per fare un esempio tra tanti, particolarmente di moda in questi tempi in cui si scrive letteratura con la massima ambizione di passare per una serie TV :un eccesso d'azione, in medias res, sbattuta in faccia al lettore. No, catturi l'attenzione con calma, bilanciando coerentemente personaggi, plot, e worldbuilding. Mi importa di Misty, di questo meraviglioso Misty imperfetto ed amareggiato, che non la manda a dire, all'assemblea come al suo caro maestro. Voglio sapere se sarà elevato di rango – ti prego, togli Libra a quel maledetto accecato raccomandato palinculo! Voglio seguire come evolverà, come continuerà sottilmente a maturare. Voglio vedere più del tuo Aphrodite. Voglio continuare a girare un'altra pagina. Il che è tutto quello che un primo capitolo debba ambire ad ottenere.
Un punto di concetto, di contenuto, che mi ha particolarmente colpita, è il seguente. Nonostante il Santuario, come sottolinei, viva come se fossimo ancora nel periodo ellenistico, a volerla tirare sul tardi, ho trovato particolarmente attuale (e, almeno su di me, di grande impatto emotivo) l'ostracismo cui va incontro Misty per aver espresso in pubblico un'opinione – pur fondata sui fatti ed ampiamente condivisa – contraria alla linea di partito. È un tema delicato e ( da buona paraculo o facendo sfoggio di un minimo di pragmatismo à la Aphrodite) non è certo questa la sede in cui io possa esprimere considerazioni sommarie ed inadeguate); ma il modo il cui lo tratti è la cifra della grande narrazione fantasy.
Complimenti, davvero. Ci rivedremo presto su questi lidi, appena la vita mi lascerà un attimo di respiro.
Un abbraccio forte,
Sherry
P.S. Occhio, credo che ci sia una svista di battitura in: Il Gran Sacerdote Dohko avrebbe dovuto rispedirti al tuo paese, anche se, probabilmente, non sapresti dove andare senza una dimora e una famiglia che ti attendi...
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