Recensioni per
Drive to despair
di OneNight
E vabbè, ma allora! |
Ciao, domando scusa per il ritardo ma il computer mi sta facendo impazzire di recente e infatti ti sto recensendo dal cellulare (cosa che non amo affatto). Ci tenevo però a lasciarti le solite due o tre impressioni perché le tue drabble sono un qualcosa di speciale e che amo profondamente. Questa in particolare lascia delle stupende sensazioni addosso, il che è atipico per una storia ambientata dopo Reichenbach. Dove di solito c'è dolore e sofferenza senza via d'uscita. Anche qui c'è. Ovviamente perché il periodo è quello, ma questo finale positivo rende la lettura molto più leggera. Molto più lieve e piacevole. |
Ciao. |
Una drabble, questa, che lascia un sapore di buono, di rassicurante, di un nuovo inizio dopo il drammatico e straziante (per John e per noi) “volo” del consulting dal tetto del Bart’s. |
Perché è l'unico mondo realmente esistente. Tutto il resto è incubo. |
È perfettamente "casa" perfettissimamente "casa" loro due, insieme ancora. Sempre insieme. Basterebbe questo per farci felici! Loro due che aprono il loro cuore e capiscono... |
Eccomi di nuovo e questa devo ammettere che mi è piaciuta davvero, ma davvero tanto. Anzitutto ho subito notato l'associazione con la drabble su Magnussen dell'altra storia e capisco la connessione tra le due cose, parlando anche quella di occhi, ma in un modo diverso. Là c'era il punto di vista di John, qui è quello di Sherlock e i momenti della storia sono diversi. Presumibilmente si può pensare che ci troviamo dopo il ritorno di Sherlock. Ho apprezzato la tua decisione di intervallare questioni più leggere ad altre invece più angst e "pesanti" da un punto di vista emotivo. La trovo una scelta indovinata, specie perché la precedente in questo senso è molto importante e tosta da digerire. Qui invece ci vai sul leggero, molto leggero. Sherlock è tornato e si rende conto che non soltanto non si è dimenticato di quel "noi" (e qui ho adorato il riferimento alla drabble precedente in cui Sherlock si domanda se ci sarà mai un "noi" tra lui e John), ma che John non è felice con lei. Lei la nomini appena e mai per nome, ma sappiamo già tutto. Conosciamo ogni cosa e capiamo che per John è diverso e che con Mary si è accontentato perché era meglio della solitudine o del soffrire da soli. Tutto era meglio di quello. Nella serie in questo senso c'è poca speranza, ma qui ce ne dai invece. Tornano insieme, si ritrovano e sono felici. Lo intuiamo da questi occhi che fanno da collante, da filone narrativo e che da tristi diventano brillanti e carichi d'amore. Gli occhi dicono tutto e quelli di John, a Sherlock, dicono tantissimo. |
Ciao, ho pensato di passare subito e leggere anche queste qui che sono soltanto due e posso farlo già oggi pomeriggio (prima che io debba recuperarle nel prossimo millennio...). Devo dire che mi piace già l'dea di base ovvero una raccolta incentrata sulla finta morte di Sherlock, ma visto dal suo: "punto di vista". Di solito è John quello più approfondito dei due. Perché sul salto e sull'incapacità di gestirsi, da parte di John, dopo il tuffo dal Barts di Sherlock sono stati scritti fiumi di parole, letteralmente. Trovare invece un qualcosa che sia incentrato soltanto su Sherlock e su quanto è accaduto a lui, da un punto di vista emotivo e non solo, è ancora una rarità e questo dopo tutti questi anni. Quindi trovo la raccolta originale, così come questa prima drabble ma di questo non mi stupisco date le cose che scrivi. Insomma, l'idea che hai avuto per la prima drabble mi piace e spero proseguirai su questa linea. |
I pensieri che scorrono e fissano attimi di dolore e d'incomprensione appartengono al POV di Sh e già questo ti fa meritare dei complimenti perché l'impegno che ti sei assunta é difficile, vista la complessità del sentire del consulting. |
Riesci a dare voce al loro dolore così come al loro amore. Angst e dolcezza si fondono in un tutt'uno inscindibile, così come accade nella vita. |
Che cosa bellissima che hai scritto😍😍. |
😭😭😭😭 Povero il mio Sherlock 💔💔💔. |
Già la parola "Cattedrale" mi evoca spazi immensi, |