Eccoci a noi, carissimo.
Vorrei che fosse possibile inserire una categoria a parte per questa storia perché schedarla tra i preferiti non è sufficiente. Al momento è nel mio personalissimo altare delle storie meravigliose. Già la citazione che compone il titolo è potentissima e non posso non adorarla per questo.
Ricordo benissimo l'episodio del ferimento di Aubrey e quanto mi fossi spaventata vedendolo apparire sul ponte della Fanciulla ricoperto di sangue. Se non avessi saputo che il libro sarebbe stato seguito da altri 19 avrei pensato che sarebbe morto lì... d'accordo: l'ho pensato comunque.
Prima di tutto devo dirti che ho amato il realismo con cui hai descritto i sintomi e la precisione della terminologia medica e anatomica, la tua competenza in materia è indubbia e immagino tu abbia fatto ricerche approfondite sull'argomento il che è lodevole.
La sintomatologia del ferito è descritta meravigliosamente ed è straziante vedere un uomo così in un tale stato di sofferenza da rimanere inerte sotto i ferri del buon dottore. Insomma, mi stai viziando con questo racconto.
E' bellissimo il modo in cui Stephen riesce a riconoscere i suoi pazienti senza vederli, tiene molto a loro e li conosce intimamente, soprattutto Jack per ovvie ragioni.
Se già adoravo questa storia nelle prime righe ecco spuntare il mio piccolo angelo Thomas Pullings. E' uno dei miei personaggi preferiti nella serie (ma dai?!) e, visto il modo in cui lo hai reso mi hai fatto veramente amare questa storia. Hai dosato bene sia l'apprensione (è comunque ancora un ragazzo in questo libro) sia la fiducia nei confronti del dottore. La frase "No, è nelle vostre [mani] dottore, che con il vostro permesso mi danno molto più affidamento." mi ha steso: lì ho iniziato a piangere.
Non ho parole per commentare lo scambio successivo: è la terza volta che lo leggo e ancora mi batte il cuore fortissimo perché hai descritto splendidamente la vulnerabilità di Jack e l'ansia di Stephen nei suoi confronti. E' stupendo, non posso dire altro.
E sarebbe che entra in scena Lui, il nostro venerato Preservato Killick.
Arriva come al solito, brontolando e mugugnando per il cappotto rovinato che in realtà è solo una sineddoche per indicare il comandante stesso ma sarebbe che non lo ammetterà mai e questa cosa mi ha strappato un sorriso.
Lo scambio che segue è tenerissimo e meraviglioso.
Bonden è un pezzo di pane, e lo scambio con Maturin - all'apice della sua angosciosa preoccupazione - è stupendo. Ah! La citazione a Nelson! Il mio povero cuore!
Il finale è meraviglioso, sia per l'angoscia di Jack che è spossato per l'emorragia, la febbre e quanto ne consegue, e traumatizzato per la perdita della Polychrest [anche se tutto ciò che riguarda quell' infernale natante è traumatico], sia per quella di Stephen che teme, ragionevolmente per la sua vita.
Davanti alla morte tutto diventa secondario, davanti alla morte si capisce chi si è e cosa importa davvero, davanti alla morte si trova il coraggio di perdonare T.T
In conclusione non posso che ringraziarti dal profondo di ciò che rimane del mio cuore per aver trovato il tempo di scrivere questo racconto meraviglioso, spero ti sia anche divertito nel farlo. Sicuramente mi ha trasmesso molto e, nei prossimi giorni, sarà un conforto non indifferente andarlo a rileggere.
No, non sto piangendo: ho qualcosa in un occhio.
Altro che pomodori marci, berrò un grog in tuo onore nella mia prossima serata alcolica!
Però devo dirti che questa storia ha un terribile, inenarrabile, orrendo difetto: è finita troppo presto!
Geremiadi a parte, ti rinnovo i complimenti per questa che credo sia una delle tue storie migliori e per aver trovato il tempo, e la volontà, di scriverla sopportando le mie paturnie.
Penso sia il regalo migliore che potessi farmi, grazie davvero ^^ |