Ciao Edema, piacere di conoscerti. Sono Yonoi e poiché anch'io partecipo al contest "Lavoratori allo sbaraglio", mi sono preso il piacevole impegno di leggere le altre storie partecipanti. Il genere storico lo amo particolarmente: spesso è proprio la storia ad offrirci le trame più belle.
C'è un incubo ricorrente nella vita di Artemisia, che ogni notte torna puntuale a visitarla senza che la nostra artista sia in grado di sottrarvisi. Le piacerebbe, anche solo per poter ritrovare una tranquillità momentanea, poter rimirare le stelle in quelle notti buie, ma non può fare neppure questo: neppure questa piccola cosa le è consentita nella casa del marito, dove la servitù prende ordini esclusivamente da lui. A una donna del suo tempo non è concesso dare ordini, neppure in casa propria. Eppure, in una delle tante notti turbate da quell'incubo ricorrente, affiora una potente intuizione. C'è un cambiamento improvviso, il desiderio e soprattutto la forza di chiudere definitivamente col passato si fanno strada: Artemisia ha finalmente trovato il modo per fare i conti con i suoi incubi, una volta per tutte.
Il marito la sorprende nello studio, dove è intenta a bruciare tutti i suoi disegni precedenti. È come se un capitolo dovesse chiudersi, come se fosse finito il periodo di apprendistato e ora Artemisia si ritrovasse finalmente libera di creare e si imprigionare quello stesso passato nella tela.
Un'intuizione la porta a scoprire il segreto della scena biblica di Giuditta che uccide Oloferne, ma anche a scoprire il mistero della propria forza. "Con tutta la forza" Giuditta ha colpito Oloferne ed ha salvato il popolo di Israele; con tutta la forza lei stessa, Artemisia, è riuscita a far valere le proprie ragioni e dovrà ancora lottare per la propria liberazione. In breve, l'artista si lascia assorbire dal proprio lavoro, diventa tutt'uno con la tela e il suo volto appare nelle vesti di Giuditta, trasferendosi dallo specchio odiato sulla scena della vendetta.
Ho riletto la storia di Artemisia, una vicenda emblematica delle difficoltà di essere donna e artista del suo tempo. Da vittima, nel processo che ha dovuto affrontare per avere giustizia si è trovata catapultata nel ruolo dell'imputato. Ha dovuto corroborare le sue affermazioni sottoponendosi addirittura alla tortura volontaria. È risultata vincitrice, Artemisia, a costo di rimetterci lo strumento più prezioso per un artista, le sue stesse mani. Adesso, per opera delle sue stesse mani, riesce a vincere due volta: sono sue infatti le mani di Giuditta che decapitano Oloferne, la personificazione del suo incubo. Sono di nuovo sue le mani che portano a compimento l'opera più famosa, e riescono addirittura a condurla nella prestigiosa Accademia del Disegno.
Una bella storia, che è anche un inno al coraggio, che non bisogna smarrire mai, nemmeno nelle circostanze più avverse. Davvero complimenti... Ti ho letta in un momento di sconforto, e questo esempio mi è stato di stimolo! |