Beh devo dire che End ha scelto davvero una bella puledra, peccato però che lei sia diversa dalle altre, che cadono ai tuoi piedi non è così caro Nastu??? Intanto abbiamo scoperto che il "matrimonio" tra Nastu e Lisanna è stato combinato, chissà da chi, ma soprattutto perché????? Da parte di lui non c'è amore, mentre Lisanna è innamorata persa, lui ha la mente da tutta altra parte, verso una biondina che riesce a resistere ai suoi assalti, sono davvero super curiosa di scoprire in che modo Natsu farà breccia nel cuore di Lucy???? Adesso passiamo alla nostra adorata Juvia, che alla fine ha mollato il suo "fidanzato" dopo lo schiaffo, beh alla fine Lyon si è mostrato per quello che è, un omuncolo, che per controllare la sua "fidanzata" l'ha schiaffeggiata, se questo è amore non voglio sapere come sarà l'odio, Levy mi sembra quella più libera, lei un pensierino su il "ragazzaccio" Gajeel, questi sono i pezzi che più mi hanno colpito:Natsu rientrò a casa sua dopo essere rimasto ancora un po’ al parco a rimuginare sulla sua ossessione per la biondina.
Era molto strano! La servitù non si vedeva da nessuna parte.
Di solito non arrivava a mettere piede in casa che correvano come i disperarti per accoglierlo.
“Natsu, sei tu? Vieni in sala da pranzo.” udì la voce della moglie chiamarlo dalla sala, e gli bastò solo quel mieloso tono a fargli urtare i coglioni più del dovuto.
Si tolse il giubbotto di pelle, poggiandolo su una delle poltrone del salone principale, raggiungendo la moglie.
Era in piedi vicino la tavola imbandita di tutto punto, addobbata in maniera ridicola con candele secondo lei profumate che a lui facevano salire la nausea; per non parlare della tovaglia di pregiata fattura bianca, con tovaglioli rosso cremisi. Al centro del tavolo un centrotavola di fiori e frutta, vicino a esso un secchio con ghiaccio e una bottiglia di champagne, con due calici di cristallo vicino.
Persino le posate d’argento!
Lei si era agghindata come un ridicolo confetto con quel suo vestito corto, rosa pallido quanto la sua carnagione chiarissima da albina.
I suoi occhi blu risaltavano con un sapiente trucco argentato.
Non succedeva mai che lo accogliesse così, e se sperava di sorprenderlo si sbagliava.
“Bentornato tesoro. Ti ho preparato la cena con le mie mani. Oggi è il nostro anniversario di matrimonio e ho pensato che…” arrossì con violenza, sottoposta alla profondità degli occhi di suo marito che riuscivano sempre a farla sentire inadatta e inutile. Odiava sentirsi così al suo cospetto, non capiva mai se quello che vedeva gli facesse piacere o no.
“Hai pensato cosa?”
Sussultò sul posto. Non era propriamente quello il tono di voce che si aspettava dopo una sorpresa tanto carina e intima. Ok, il loro era un matrimonio combinato, però lei ce la stava mettendo tutta per renderlo sereno e vero come quello di chiunque altro, ma con la freddezza e l’indifferenza di Natsu non era affatto facile.
Lei era innamorata di Natsu, era bastato poco per cadergli ai piedi con la sua micidiale bellezza.
Peccato che per lui non fosse così!
Il volto inespressivo tramutò in una smorfia di puro disprezzo che le procurò un tuffo al cuore di puro terrore nel vederlo raggiungerla con lo sguardo irato di chi è capace benissimo di farti a pezzi senza esitazione.
“Pensavo che ti avrebbe fatto piacere festeggiare tu e io, da soli. Non capita mai e…” indietreggiò di due passi, fermata dalla tavola che lei stessa aveva apparecchiato con tanta cura e amore.
“Festeggiare? FESTEGGIARE CHE COSA? LA FALSITÀ DEL NOSTRO MATRIMONIO?” con una bracciata buttò via la maggior parte delle stoviglie presenti sul tavolo.
Non contento, prese la tovaglia da un’estremità con entrambe le mani, tirandola per sbarazzarsi di tutto il ridicolo di cui sua moglie continuava a ricoprirsi.
“Non c’è nulla da festeggiare, Lisanna!” concluse prendendo la bottiglia rimasta stranamente illesa alla sua furia devastatrice. Perché ci si metteva pure lei a rompergli il cazzo con le sue stupide e utopiche idee sull’amore?
Aveva tenuto chiusi gli occhi tutto il tempo per timore e perché non voleva che la vedesse piangere per lui, cosa che faceva abbondantemente la notte nel freddo del talamo mentre suo marito si divertiva a scoparsi le inservienti.
Ma a tutto c’è un limite, e volente o dolente lei era sua moglie, era la signora Dragneel.
“Perché fai così? Sono tua moglie, Natsu, che ti piaccia o no dovrai sopportarmi. Sono stufa di non essere presa in considerazione.” ko gridò forte, sentendosi subito dopo meglio, anche se sapeva le sarebbe costato carissimo quell'affronto.
Natsu era famoso per la sua inesistente bontà d’animo.
Era pronta a beccarsi una punizione, sarebbero bastati due schiaffi fatti bene per buttarla a terra, ma non accadde nulla di tutto ciò.
Suo marito si aprì con un sorriso letale, di quelli che te la fanno fare sotto per la paura ma che al tempo stesso ti tengono inchiodata a lui senza via di scampo.
“È questo che vuoi? Essere considerata?” l'agguantò per le spalle, spingendola contro il tavolino ormai spoglio, intrappolandola tra esso e il suo corpo.
Tremava da capo a piedi, con gli occhi lucidi prossimi alle lacrime e l’espressione terrorizzata.
“Natsu, ti prego, non farmi del male.” tentò di coprirsi come meglio poteva, ma suo marito era troppo forte rispetto a lei.
“Ti darò quello per cui tanto stavi urlando prima, Lisanna.” la tenne ferma con una mano mentre si sganciava la patta, limitandosi a tirarselo fuori dai boxer. Le stracciò in due quel ridicolo pezzo di straccio che indossava, facendo fare la stessa fine alle mutande di pizzo bianche.
L’unica cosa di cui non poteva lamentarsi, tuttavia, era il corpo della moglie, il quanto che bastava per tirarglielo su e sbatterglielo dentro.
“Natsu!” la voltò di schiena con violenza, sbattendola con il seno sul tavolo per scoparsela a novanta, senza un minimo di dolcezza, di calore o passione.
Spingeva con violente irruenza, spinto dalla voglia di punirla, umiliarla e ribadirle quello che la stolta aveva dimenticato: il loro matrimonio era una farsa.
Lisanna si aggrappò con le mani ai bordi, tra lacrime di profonda umiliazione e dolore.
Nonostante tutto, però, il dolore andava pari passo con il piacere che stava iniziando a provare, che aumentò a dismisura, facendola urlare, con le stoccate sempre più veloci del suo uomo.
Natsu chiuse gli occhi e l’immagine di Lucy gli riempì i pensieri, fluendo nel sangue che impazzito si concentrava tutto in un solo punto. Affondò le dita nella pelle dei fianchi di Lisanna, immaginando di scopare Lucy. La foga divenne incontenibile. Iniziò a sbatterla sempre più forte fino a che lei, stremata, non venne, seguita poco dopo da lui, che riversò il suo sperma sulla schiena dell’albina.
Poi, come se avesse avuto rapporti sessuali con una troia, si rivestì, lasciandola sola con le sue lacrime… Questo è il secondo pezzo:Un’altra estenuante giornata universitaria stava giungendo al termine. Lucy doveva assolutamente rilassare i muscoli e scacciare via la tensione, e cosa c’è di meglio se non una passeggiata in centro con le amiche?
Anche se Juvia non aveva ancora aperto bocca da quando avevano abbandonato il campus, e Lucy ci scommetteva una mano che avesse litigato con Lyon, per l’ennesima volta.
“Juvia, ehi, va tutto bene?” di solito sbraitava a più non posso, riempiendo loro la testa con insulti coloriti rivolti in maniera gratuita all’albino. Il suo mutismo urlava più assordante di una folla impazzita durante uno dei tanti concerti a cui andavano spesso e volentieri.
“Benissimo. Juvia sta bene, mai stata meglio.” mentì, in parte. Stavolta la litigata con Lyon era stata brutta, lui era arrivato a darle uno schiaffo, cosa che non era mai successa prima, e per coprire il livido sullo zigomo aveva usato chili di correttore e fondotinta, coprendolo con la sciarpa che non aveva tolto neppure in aula.
Non era stato il dolore dello schiaffo, quello che faceva un male cane era il gesto. Come ci erano arrivati a quel punto? Era andata via da casa del suo fidanzato mandandolo al diavolo, stavolta con la consapevolezza che ciò che avevano cercato di aggiustare, di rotto, non era più riaggiustabile. Non si può riparare un vetro incrinato, figurarsi un cuore.
Lasciarlo sul serio, stavolta, non come i mille tira e molla che avevano accompagnato la loro storia.
“Scusa se insistiamo ma a noi non sembra.” anche Levy iniziava a preoccuparsi. Di solito, tra le tre era Juvia quella più chiacchierona.
Attesero al semaforo che diventasse verde per i pedoni, immettendosi in una parallela del corso per raggiungere una biblioteca molto carina aperta da qualche giorno.
Oltrepassarono un negozio di abiti da sposa, e nel buco tra un palazzo e un altro una viuzza scendeva verso l’ennesima stradina, dove tre moto con tanto di centauri appoggiati sopra, sostavano spente in un angolo.
Riconobbe quel ragazzo che le era rimasto in gola dai suoi lunghi e spettinati capelli neri e dai tanti piercing che gli ricoprivano il corpo.
“Ehi, passiamo di qua ché si fa prima.” se le trascinò giù senza dar loro tempo di capire la sua strategia. Non era un caso se continuavano a incontrarsi, no?
Doveva assolutamente sapere il suo nome, non chiedeva molto.
“Levy, non tirare, mi fai male.” si lamentò Lucy, sollevando lo sguardo perché attirata da un paio di jeans scuri come piacciono a lei, infilati dentro a dei Dr. Martens neri.
Ancora lui… provò ancora quella strana sensazione di disagio davanti a quel ragazzo dai capelli rosa. Copriva il suo sguardo magnetico con gli occhiali da sole ma li percepiva lo stesso, addosso, i suoi occhi.
Juvia si impuntò nel bel mezzo della strada, costringendo anche Levy a fermarsi, e quindi anche Lucy.
“Ci credi sceme, Levy?” la trafisse con gli occhi, che se avessero il potere di uccidere, una delle sue migliori amiche sarebbe bella che morta. “Possibile che tu non sappia stare lontana dai brutti ceffi?” l’accusò senza mezze misure, andando dritta al nocciolo della questione. Quei tre tipi non le piacevano per niente, come era strano che li incontrassero spesso, forse troppo.
“Ci sono problemi, ragazze?” chiese Gajeel, trovandole tre tipe davvero strambe e agguerrite, da come si stavano sbranando le une con le altre. Avrebbe voluto mettere in chiaro a quella tizia dal cappello strano che sebbene ci avesse visto giusto non era carino farlo notare ad alta voce.
Gray e Natsu se la ridevano sfacciatamente, e l’unico infastidito era solo lui, a quanto pare.
Per colpa della fissazione di Natsu per la bunny-girl erano giorni che le seguivano come ombre, e si era cominciato a rompere i coglioni.
Se non lo aveva mandato al diavolo, ancora, era per il curioso interesse che stava sviluppando sulla nanetta del trio, quella apparsa fino ad ora la più spigliata.
“Nessun problema.” rispose velocemente Levy senza voltarsi, fissando le sue amiche con gli occhi ridotti a due fessure molto piccole. “Juvia, ma che ti prende oggi?” stava facendo la figura della scema davanti al ragazzo che le faceva ribollire il sangue e non poteva tollerarlo.
Quelle non erano le sue amiche, che fine avevano fatto? Lucy sembrava una statua di gesso e Juvia aveva mangiato cicuta a pranzo, diventando intrattabile.
Lucy non voleva stare lì; quegli incontri casuali cominciavano a inquietarla, e odiava sentirsi perennemente osservata. Si era persino tolto gli occhiali da sole per vedere meglio, lo sfacciato. Se credeva di incantarla con il suo sorriso da infarto stava sbagliando strada e persona.
“Andiamocene, la biblioteca è dall’altra parte della strada.” propose una tregua immedesimandosi paciere della situazione.
“Potremmo accompagnarvi noi, se vi va.” si intromise Natsu, proponendo la strategia che spesso e volentieri funzionava con tutte.
“No, grazie.” gli rispose a tono proprio lei, colei che popolava ormai ogni suo marcio e illegale pensiero, di quelli che farebbero accapponare la pelle persino a Satana in persona.
Non aveva ancora capito la bella Lucy che più cercava di tenerlo lontano più lui si incaponiva, e non succedeva mai che quello che voleva non lo ottenesse.
La sua risata maschia vibrò in ogni angolo della strada, fino alle orecchie della biondina, che mollò le altre due a litigare per andarsene.
“Fate come volete, io me ne vado.”
La accompagnò fino all’angolo con lo sguardo; la voglia di averla aumentava a ogni rifiuto, rendendola più intrigante di quanto potesse sperare.
“Juvia ti segue.”
Gray aggrottò le sopracciglia e gli scappò una risata. Quella ragazza oltre ad avere la lingua lunga e biforcuta era davvero strana se parlava di lei in terza persona.
“Scusatele. Non è un bel periodo per nessuna delle due. Beh, ciao.” si scusò Levy, delusa per l’ennesimo buco nell’acqua. Come se non bastasse, quelle due disgraziate l’avevano piantata davvero in asso.
“Da quel che ho capito sei rimasta sola. Se ti va, ti posso accompagnare io a casa.” le propose Gajeel, prendendo con le pinze qualsiasi risposta la nanetta le avrebbe dato.
“Grazie, ma preferisco cercare le ragazze. Non mi piace rimanere litigata con loro. Ci si vede in giro…” scappò letteralmente, dandosi della deficiente a random per aver mandato in fumo l’occasione di conoscerlo.
“Possiamo tornarcene a casa, adesso? Mi sono rotto il cazzo di fare lo stalker. Quella manco ti fila, Natsu, non dovresti perdere, e farci perdere, tempo. Puoi avere tutte le donne che vuoi, smettila di correre dietro a miss perfettina. Una ragazza di buona famiglia come quella non si metterebbe mai a perdere tempo con uno come noi. Amico, dammi retta, toglitela dalla testa.” gli consigliò Gray spassionatamente, diretto come sempre a cercare di farlo capire a quel ragazzo viziato poco cresciuto. Le famiglie Heartphilia ed Eucliffe erano molto ricche e influenti, e Igneel non avrebbe mai assecondato i capricci di suo figlio, poco ma sicuro, quindi – prima che la situazione degenerasse – era meglio inculcarlo in testa a quel cazzone.
“Non sono cazzi tuoi, Gray, limitati a portare a termine gli ordini.” lo freddò in un secondo, montando in sella con i coglioni urticati sia dalla bella e sfuggente Lucy sia dalle paternali del suo amico.
Accese la moto e il motore ruggì sotto il suo culo…
Nessuno doveva dirgli che cazzo fare della sua vita, tantomeno i suoi uomini migliori…
Questo è il terzo:Il tanto agognato venerdì era finalmente arrivato. Lucy si era da poco sentita e chiarita con Levy per l’accaduto con i tre ragazzi in moto, e alla fine ci avevano riso su come tante volte era accaduto tra loro, soffermandosi su un problema ancora più grande: l’apatia di Juvia, che diventava giorno dopo giorno sempre peggio.
Pur di non incontrare Lyon si era costretta a rimanere in casa, saltando le lezioni.
Per fortuna, l’uscita in discoteca di domani sera sembrava salva, un ottimo rimedio contro il malumore della loro più cara amica.
Lucy non riusciva ancora a crederci che Lyon avesse alzato le mani su Juvia, lui che l’amava così tanto.
Era terribile quello che era accaduto a Juvia e non la biasimava se aveva deciso di chiudere con lui definitivamente.
“Bentornata a casa signorina Lucy. Vuole che le prepari il bagno?”
Lucy scosse la testa, sorridendo alla cara Usagi, a loro servizio da quando aveva memoria.
“Ti ringrazio, Usagi, ma farò da me.” voleva solo buttarsi sul letto e chiamare Sting. Si erano sentiti pochissimo e le mancava troppo per non alzare la cornetta.
Era quasi arrivata a metà scalinata quando Usagi la richiamò: “Ah, signorina, in camera sua troverà una sorpresa.” l'avvisò con un caldo sorriso sul volto dove i segni del tempo non ne deturpavano la bellezza.
“Corro a vedere.” come fa una bambina, impaziente di scartare il regalo, Lucy corse due scalini alla volta per raggiungere la sua stanza e chiudersi al suo interno.
Sulla scrivania, espostoin un vaso di cristallo, un profumatissimo mazzo di rose rosse e blu le fece spalancare gli occhi per la loro bellezza.
Si avvicinò per rimanere quello spettacolo della natura da vicino, trovando in ogni bocciolo semi-aperto una perla bianchissima.
Con un sorriso che andava da una parte all’altra del viso sfiorò con un polpastrello un petalo, setoso e morbido. Il profumo era a dir poco paradisiaco, stordente, una profumazione che le procurò un morso allo stomaco molto piacevole.
Non aveva mai annusato un odore tanto stuzzicante, quasi sensuale…
Toccando una delle perle si rese conto che non erano finte, tutt’altro. Quelle erano perle vere, e ce n’erano almeno 20.
“Che pazzo!” prese il biglietto attaccato alla carta con le mani che tremavano per l’emozione.
A mezzanotte sai
che io ti penserò
ovunque tu sarai, sei mia
e stringerò il cuscino fra le braccia
mentre cercherò il tuo viso
che splendido nell'ombra apparirà
mi sembrerà di cogliere
una stella in mezzo al ciel,
così tu non sarai lontano
quando brillerai nella mia mano…
Un omaggio alla tua bellezza, mia bella Luce…
Poggiò il foglietto contro il petto, all’altezza del cuore che non la smetteva di correre. Sting si era davvero superato, un gesto così diverso dal suo solito essere che le piaceva molto.
Prese il telefono e compose il suo numero, allungandosi supina sul materasso in attesa che rispondesse.
“Ciao amore mio.”
Lucy era troppo su di giri per captare la voce stressata del suo ragazzo, perciò gli rispose con euforia: “Grazie per la bellissima sorpresa, amore, non dovevi…” arrossì copiosamente per il messaggio subliminale nascosto nei versi della canzone di Celentano; Sting non era mai stato così esplicito…
L’idea che lui si procurasse piacere pensandola la inumidì tra le cosce, che strinse per placare l’eccitazione che quella consapevolezza le metteva addosso.
Dall’altra parte, Sting non capiva come avesse fatto Lucy a scoprirlo. Forse Layla glielo aveva riferito, chissà!
“Non essere così contenta. Se non fossero intervenute le nostre mamme, noi non saremmo mai partiti sabato prossimo. Non vedo l’ora che tutto questo periodo finisca. Non li sopporto più. Non siamo liberi nemmeno di goderci due giorni di relax in una Spa.” sfogò con Lucy la rabbia accumulata durante la riunione, sentendosi in difetto con la sua donna per non essere riuscito a imporsi con i loro genitori.
“Cosa?! Spa? Ma di che stai parlando Sting?” che diavolo era adesso quella storia?
“Io pensavo stessi parlando del week-end che ho prenotato al Resort spa di Galuna, solo tu e io. Non stiamo parlando di questo?” le disse Sting, bloccandole il respiro.
Si voltò lentamente verso le rose, ingoiando il groppo di saliva.
Non era un regalo del suo ragazzo, quello!
Ancora una volta il disagio la sopraffece, iniziò a sentirsi uno strano malessere addosso che spazzò via con un colpo di spugna l’eccitazione e la felicità provata fino a poco prima.
“Lucy, ci sei ancora?”
“S… sì. Io, scusa, ti stavo prendendo un pochino in giro. Grazie, sai sempre come sorprendermi, amore mio.” nascose più possibile il tremore della voce per non farlo insospettire e preoccupare.
Se non era opera sua chi mai si nascondeva dietro un gesto tanto costoso e parole tanto maliziose?
L'immagine di un sorriso bianchissimo dai canini appuntiti le balenò nel cervello.
I suoi strani capelli rosa, i suoi occhi verdi pregni di malizia per nulla nascosta che sapevano come intimorire…
“Lucy, va tutto bene?”
“Sono stanca, scusami. Vorrei andare a fare un bagno. Ci sentiamo dopo, ok?” chiuse la comunicazione ringraziando Dio che Sting non avesse insistito.
Doveva far sparire quelle bellissime rose al più presto, Sting avrebbe dato di matto nel caso in cui le avesse viste e non ci teneva a discutere con lui per le manie di protagonismo di uno sconosciuto.
Uno sconosciuto molto sexy, ammettilo! la pungolò a tradimento la coscienza, procurandole un batticuore improvviso e affatto gradito.
“Non è detto che sia lui!” si disse per convincersi: “Non può sapere che adoro le rose.” un’altra morsa, di natura differente da quella di prima, attecchì lo stomaco all’idea che quel tipo sapesse dove trovarla o cosa le piaceva.
Sapeva anche il suo nome, perché Luce era la traduzione perfetta del suo nome e…
“Basta! Sto esagerando!” una bella doccia avrebbe portato via i cattivi pensieri, almeno ci sperava…
Doveva togliersi dalla mente quel sorriso, assolutamente… Un bacione grandissimo ciao *___________* |