Seconda classificata al contest "Scritto tra le note"
Stile: 9.5/10
Mi è piaciuto parecchio. Scorre come un fiume in piena, è ricco di subordinate e di pause, eppure mantiene sempre un ritmo incalzante e non appesantisce mai la lettura. Non è facile ottenere questo effetto con frasi così articolate, quindi complimenti! Introspezione, descrizione di luoghi, persone, creature: offri sempre ritratti vividi e completi, servendoti di un lessico estremamente mirato; in una frase compaiono infatti tanti aggettivi e sostantivi, ma sai come servirtene per creare un effetto nell’insieme armonioso che non sfocia nell’eccesso. Anche la presenza di termini ricercati non stona, perché non ne abusi. Persino i dialoghi funzionano perfettamente, al contrario delle descrizioni sono corti e diretti, e si adattano sempre alla personalità di chi parla. La scena di sesso è stata gestita altrettanto bene, è da rating rosso pieno ma al tempo stesso non sfocia nel volgare, inoltre è resa con un certo distacco emotivo che si adatta perfettamente all'atmosfera generale della storia. L’unica cosa che non mi ha entusiasmata è l’uso frequente dei due punti. So che sono funzionali al racconto e che ne devono riflettere il ritmo serrato, ma per gusto personale avrei preferito trovarne di meno, perché in alcuni punti rendono la lettura monotona. Si tratta comunque di un aspetto poco rilevante che non ha inciso particolarmente sul mio livello di apprezzamento. Un’altra cosa che mi è piaciuta è stata la scelta di cambiare punto di vista nell’ultimo capitolo, perché osservare il cambiamento del protagonista attraverso gli occhi del fratello ha dato un sapore più amaro e definitivo al finale. Anche l’idea di inserire un antefatto sotto forma di appunti scritti, in cui la voce narrante ci dice sull’accaduto “Io lo so, perché ero presente e l’ho visto”, è stato un ottimo espediente — non solo per attirare il lettore e fornirgli un riassunto iniziale, ma anche per proiettarlo direttamente nel vivo della trama vera e propria. Hai creato una storia articolata con uno stile ricco ed equilibrato. Molto, molto avvincente!
Titolo: 5/5
Spietato come la storia stessa, semplice, ma di grande impatto. Secondo me attirerà lettori, inoltre ha un suono morbido che lo rende davvero musicale, specchio perfetto del suo subdolo significato. È perfetto per la trama e per il tuo Davian, al tempo stesso dice e non dice senza anticipare troppo. Insomma, non gli manca niente!
Caratterizzazione personaggi: 15/15
Questi personaggi sono caratterizzati a tutto tondo. Hai saputo metterli in luce con il tuo stile ricco e vivido, tanto che a fine lettura mi sembrava di conoscerli da sempre — e questo non c’entra nulla con la lunghezza della storia. Davian, Shandon, Rihain, Elward, Ademar — persino le comparse — si raccontano poco a poco mano a mano che la storia procede, e nonostante appartengano a un mondo fantasy sei riuscita a renderli molto umani: è l’aspetto che ho preferito. Il cambiamento di Davian è giustificato con realismo da un’approfondita introspezione, avviene in maniera graduale, senza fretta, permettendo al lettore di empatizzare con lui. Sei riuscita a fornirne un ritratto completo, in cui il suo passaggio da ragazzo buono e dedito alla giustizia a schiavo dell’odio e della rabbia risulta perfettamente spiegato. Davian mi è sembrato vivere in un mondo a parte come uno schizofrenico, incapace di separare la realtà concreta dalla realtà esistente nella sua testa, quella governata dalla voce del suo doppio. Per tutto il tempo mi sono chiesta se fosse effettivamente il frammento di Kyr a parlare per lui o se in realtà il suo doppleganger fosse un’entità preesistente, una figura immaginaria creata dallo stesso Davian per incapacità di accettare la propria, vera natura. A farmi sorgere il dubbio è questo passaggio della storia: “un giorno aveva infine domandato a Elward se fosse possibile che il frammento di Kyr potesse in qualche modo comunicare, ma l’arcimago aveva fermamente escluso tale possibilità, asserendo che si trattasse di mera essenza del dio, priva di coscienza propria e consapevolezza di sé, e costituita solamente dall’istintiva volontà di sopraffare e annientare, aspetti peculiari della personalità di Kyr.” Mi piace pensare che entrambe le risposte siano corrette, il dubbio che si genera non penalizza infatti il tuo personaggio: anzi, lo arricchisce di più sfumature. Qui “tu di nostro padre hai avuto l’amore, io il bastone. Ecco perché l’ho ucciso.” sei riuscita a condensare in poche parole tutto il dramma della sua vita: mentre Shandon ha avuto un padre, Davian con Elward ha conosciuto soltanto l’addestramento militare, una verità significativa che ci dice perché il protagonista non è stato capace di vincere contro il richiamo del male. Davian mi ha fatto tanta pena, non ha mai potuto scegliere cosa e chi essere nella sua vita, e questo l’ha portato paradossalmente a diventare ciò che avrebbe dovuto combattere: la sua introspezione è accuratissima e davvero coinvolgente, mi ha permesso di sentirmi partecipe del suo dolore. Sei stata davvero brava.Anche Shandon mi è sembrato molto convincente. Lui rappresenta l’affetto fraterno più puro, la fiducia e la speranza in un lieto fine. È significativo che somigli a Elward, che dei suoi occhi ne condivida “il colore ma non la durezza dello sguardo”. Inizialmente rimane nell’ombra, finché nel terzo capitolo diventa protagonista, una scelta vincente. Mi hanno davvero colpita i suoi pensieri in punto di morte, o meglio, la loro ironia — “S’immaginò le tre teste litigare furiosamente per contendersi quel misero pasto, inconsapevoli di condividere lo stesso stomaco” o “si domandò se, per quella bestia condannata a servire, avesse almeno un buon sapore.” Sono pensieri agghiaccianti nella loro razionalità, molto coinvolgenti, che ci permettono inoltre di scoprire un ulteriore tratto della personalità di Shandon. Anche prima di morire, questo personaggio ha qualcosa di nuovo di sé da dire, è una sorpresa continua. Rihain mi ha veramente spezzato il cuore. Anche di lei offri un ritratto completo — “s’era messa a ridere di quella sua risata sottile come pioggia lieve” è una descrizione meravigliosa, molto rappresentativa — che rende il suo declino da ragazza solare e scherzosa a madre disperata devastante. Mi ha convinta con la stessa intensità di Davian, nonostante il suo ruolo sia più marginale. Vorrei dire molto altro, ma purtroppo il tempo non basta mai. Complimenti per aver saputo dare corpo completo a degli OC, per averli resi così umani e convincenti, per avermeli fatti amare come se li conoscessi da sempre.
Utilizzo dei prompt: 5/5
I tuoi prompt sono “testimonianza di un omicidio” — obbligatorio — e “abbandono” — opzionale. Hai scelto di usarli entrambi, e a entrambi hai dato centralità. Non c’è un testimone vero e proprio che dice di aver assistito a un omicidio: Davian ha il ruolo dell’assassino che confessa di aver ucciso Elward nel primo caso, mentre nel secondo assiste all’omicidio di Shandon e Rihain attuato da Cerbero. Dato che in Davian coesistono due personalità potremmo però dire che il “Davian buono” è testimone degli omicidi messi in atto dal se stesso “cattivo”: in entrambi i casi lui non è mai stato padrone delle proprie azioni, soprattutto alla morte di Elward ha assistito come uno spettatore esterno intrappolato in un corpo che agiva contro la sua volontà. Hai usato il primo prompt in maniera decisamente non scontata da un lato, convincente dall’altro.
Per “abbandono” ho deciso di assegnarti tutti e 3 i punti bonus, visto che l’hai reso altrettanto centrale nella storia — in concreto si realizza quando Davian abbandona la sua famiglia, in astratto quando Davian si abbandona al se stesso “cattivo”, alle forze del male. Prompt super presenti.
Bonus: 3/3
Gradimento personale: 10/10
Questa storia mi ha veramente devastata. Ti ho dato il massimo perché mi hai veramente fatta sentire partecipe degli eventi. Mi hai fatto amare e odiare i personaggi — Elward! — e quello che è successo, mi hai fatto sperare in un lieto fine che sapevo non poteva esserci e fantasticare su un seguito — mi piacerebbe leggerne uno con protagonista il figlio di Rihain e Davian, sarebbe bello se fosse proprio lui a fermare Davian! Per quanto abbia trovato coinvolgente e realistica la storia, non faccio certo i salti di gioia per un finale così triste e amaro, quello che ho amato della tua storia sono il realismo con cui è stata raccontata e la sua capacità di coinvolgermi, di suscitarmi tante emozioni differenti. L’ultima frase mi ha davvero spiazzata. Davian perde un lembo di pelle per opera del Kyr che lo sta uccidendo, però è curioso che questo succeda proprio quando indossa l’anello di Shandon — e che sia proprio il dorso della sua mano a deteriorarsi. Non so se è un caso o se ci ho visto giusto, ma a me questo dettaglio ha fatto pensare all’anello come simbolo del bene fraterno capace di scalfire fisicamente il male — e mi è piaciuto da matti. La storia è bellissima. Cruda, spietata, avvincente, originale: una lettura diversa dalle solite che mi ha tenuta perennemente col fiato sospeso.
Totale: 47.5/48 |