Ciao Federico, vedo che voli in alto con la fantasia e per di più senza l'ausilio del tappeto volante.
Il promettente primo capitolo sgancia la curiosità al lettore di voler leggere il prosieguo ma per adesso ci fermiamo qui e con molto piacere ti recensisco. Ok, attivo la clessidra visto che tra poco devo uscire e ho il tempo misurato.
Sai, inizialmente pensavo di trovarmi dinnanzi alla versione mediorientale de "Una poltrona per due", per poi il susseguirsi è andato ad orientarsi su ben altro. C'è sempre una scommessa di mezzo, e di conseguenza la posta in gioco è decisamente alta.
Ho trovato il rigo aforisma "Ci sono scelte che puoi prendere altre ti vengono imposte”" davvero indicato, mi sa che te lo rubo, parole tra l'altro veritiere e quindi condivise.
Analizzando l'intero racconto con facilità sono rimasto catapultato, in un mondo lontano, fiabesco e spettacolare, i personaggi introdotti (guardie comprese) e le dovute descrizioni del contesto aderiscono ai classici stilemi della narrativa persiana (e non solo) che ha fatto tanto fortuna la celebre raccolta de "Le mille e una notte" da cui questo racconto a mio avviso potrebbe trarne ispirazione su qualcosina.
Lo stile naturalmente evidenzia il carattere epico dell'impresa da parte del visir e tutti gli altri comparti risultano niente male.
Una nota diciamo critica è questa: la scommessa forse viene messa in atto troppo in fretta e troppo facilmente senza particolari confronti tra visir/sultano, in un certo senso hai snellito un po' come accade ad esempio nelle fiabe nella quale i protagonisti si cimentano in imprese ardue così, di botto.
Sia chiaro che la scommessa assume un carattere di tipo umanitario e quindi la ritengo giustificata e che l'"indagine" e la messa in pratica hanno quel fine di avvalorare una tesi importante, qualunque esso sia l'esito che spero sia a vantaggio del visir.
Bravo Federico, nonostante siano passati molti mesi vedi di lavorarci ancora su "Una scommessa nel deserto".
Alla prossimissima! |