Seconda classificata al contest "L'enigma dell'Uroboro"
Stile: 9/10
Lo stile mi è piaciuto molto. È l’abito su misura per i personaggi, l’ambiente e l’atmosfera della storia perché ne riflette l’essenza. Ho apprezzato in particolare i dialoghi, tutti riuscitissimi, capaci di comunicare molto più di quanto espresso in senso letterale. Anche le espressioni in dialetto mi sono piaciute — nonostante non spasimi per il napoletano, il che dovrebbe essere un ottimo feedback per uno scrittore! — perché aiutano chi legge a calarsi ulteriormente nel contesto della storia e a dare ulteriore spessore ai personaggi, le ho trovate tutte molto azzeccate. Stesso discorso per le descrizioni, altrettanto efficaci.
- Il maresciallo Pontini li stava attendendo con altri due carabinieri in borghese all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli. Non ebbe neanche bisogno delle presentazioni ufficiali per capire che fossero i parenti meridionali di Alberto Quaglia. Avevano l’aria frastornata e un corno rosso come portachiavi.
Lo stile è prevalentemente semplice nella forma, eppure sul piano contenutistico suggerisce tutta una serie di significati in poche righe. È l’aspetto che ho preferito.Ci sono alcune immagini che mi hanno colpita per la loro forza espressiva, come “Le grida di Assunta riecheggiarono nell’obitorio simili a bombe in un paese abbandonato” — benché, non volermene a male, creda che Assunta sia il nome più brutto del creato —, stesso discorso per le descrizioni dei quadri di Friedrich, per i forti rimandi sensoriali a sapori, odori, suoni della città, del mare e dei personaggi stessi. Credo tu abbia saputo amalgamare bene introspezione, descrizioni e dialoghi, dando a ciascuno il giusto peso e il giusto respiro, senza mai annoiare. In particolare mi complimento per i dialoghi di Andrea, perché riescono tutti a comunicarci di volta in volta una nuova sfumatura del personaggio, sia nel modo in cui si approccia alla vita che ad Annalucia — geniale quel “Io sono figlio unico”! Non ti ho dato il massimo perché in alcuni punti il testo non scorreva in maniera fluida come al solito. In particolare ti segnalo questo periodo. “Qualcosa in lei si era spezzato in quei giorni, sebbene non avesse mai avuto un rapporto idilliaco con la cognata, troppo diverse per andare oltre l’educazione e il rispetto tipico dei parenti, la sua morte l’aveva sconvolta.”: non è chiaro cosa intendi dire (non andavano d’accordo e il loro rapporto si limitava soltanto ai convenzionali “buongiorno/buonasera”?), ti suggerisco di rivederlo nella sua interezza, soprattutto nella parte che ho messo in corsivo. In ogni caso complimenti, in particolare per l’efficace uso dello show don’t tell!
Titolo: 4/5
Il titolo mi è piaciuto parecchio, complimenti. Non ti ho dato il massimo perché a primo impatto non mi ha trasmesso la stessa forza che mi ha comunicato a fine lettura. Quel “ricordi?” crea sì un’ulteriore sfumatura di significato, tingendo l’intero titolo di una malinconia lontana e soffusa che si riallaccia alla storia di Annalucia e Andrea, ma penso che se non ci fosse attirerebbe più lettori. Io per gusto personale avrei preferito infatti un semplice “Cambia o muori”: secco, diretto, senza sconti, perfetto per comunicare il dramma di due protagonisti che vedono un’unica strada per sopravvivere e al tempo stesso un invito a leggere per saperne di più. Ad ogni modo l’ho comunque apprezzato, lo reputo decisamente pertinente alla storia.
Caratterizzazione personaggi: 15/15
Splendida, non ho assolutamente nulla da ridire. Ogni personaggio è ben soppesato e presentato, dai protagonisti alle figure più marginali come il bidello Mario o la coppia Franco e Assunta — come non citare quest’ultima mentre invoca San Gennaro col rosario tra le mani? Ognuno di loro è realistico nei propri pregi e difetti, nelle azioni e nelle intenzioni, a prescindere dal grado soggettivo di simpatia/antipatia che si può provare nei loro confronti. Per me i protagonisti di questa storia sono tre. Annalucia, Andrea e Napoli, perciò spenderò due parole anche sulla città. Napoli fa da sfondo alle vicende, ma sembra viva (e morta) a sua volta, come una persona in carne e ossa. Ne hai rappresentato la bellezza e la bruttezza con pennellate precise, creando un effetto climax che investe l’intera storia. In questo ha giocato a tuo favore la scelta delle immagini stilistiche, tutte molto rappresentative nella loro sincerità disarmante e nell’assenza di fronzoli.
Annalucia è un personaggio a tutto tondo di cui poco a poco impariamo a conoscere non solo la realtà quotidiana, ma anche l’interiorità. L’ho apprezzata sotto ogni punto di vista: è vera in ogni suo pensiero, gesto e parola. Sono questi i tipi di personaggi che preferisco, quelli che tramite le righe riescono a comunicare la vita reale, quelli che si fanno amare e odiare per quanto sono ben ideati. Lei è senz’altro degna di spessore. La sua visione della vita e del mondo in generale emergono chiaramente dal testo. Annalucia è una donna perspicace, apparentemente fragile, eppure così forte da lasciare senza fiato. Da lettrice ho assistito alla sua crescita e alla sua maturazione di una nuova consapevolezza di sé col sorriso, perché Annalucia, seppur inizialmente indecisa sul da farsi, non ha mai rinnegato le proprie scelte ed è sempre stata estremamente sincera con se stessa: sapeva di non volere un figlio, sapeva che il suo amore per il marito era finito, eppure non è scappata da queste scomode verità, rifugiandosi in illusioni o ripensamenti. Annalucia è andata avanti, ha lasciato Napoli, il marito, Samuele e persino Andrea per trovare la propria strada, dimostrando grande amore e fiducia prima di tutto verso se stessa. Ho trovato il suo personaggio estremamente riuscito.
Andrea è il co-protagonista della storia, ma per certi versi il vero, unico protagonista. Un ragazzo appena maggiorenne, apparentemente il classico pischello che fa ridere e nulla più. Invece bastano poche battute e descrizioni per capire che c’è molto di più. Agli occhi di Annalucia lui è “diverso”, a tratti senza tempo, capace di sembrare al tempo stesso l’adolescente che è — quando le si dichiara — e un uomo, dotato di un acuto spirito d’osservazione, di una maturità e di un’empatia spiazzanti — «Perché ti piace questo pittore? È triste, parla di morte.» è solo un esempio che cito, ma ci sarebbe da citare quasi tutto quello che dice, perché sei riuscita a mostrarci nitidamente le sue innumerevoli sfaccettature attraverso ogni battuta, senza che Annalucia lo mettesse comunque in ombra. Andrea si prende il proprio spazio di co-protagonista con forza. È l’unico che sembra in grado di ascoltare e di voler capire Annalucia fino in fondo, nonostante la distanza sociale, l’età e tutti gli altri ostacoli. Anche il rovesciamento di ruoli mi ha sorpreso. Andrea è l’alunno problematico, Annalucia l’insegnante, eppure alla fine dei conti vediamo che è l’insegnante a beneficiare maggiormente dell’aiuto dell’alunno, a dimostrazione del fatto che si può imparare sempre qualcosa da chiunque. Ti faccio tanti complimenti anche per lo sviluppo della coppia. Non è facile dare voce a una simile realtà in maniera credibile, evitando noiosi cliché e le solite banalità, eppure ci sei riuscita benissimo. Una caratterizzazione coi fiocchi sotto ogni punto di vista!
Sviluppo del tema: 5/5
Mi è piaciuto moltissimo come hai interpretato il tema del contest. La situazione iniziale è quella di un cambiamento improvviso che stravolge in negativo la vita della protagonista — la morte di Rosa e Alberto, che provoca l’arrivo di Samuele e la crisi matrimoniale con Giuseppe —, mentre quella finale invece ci parla di un cambiamento in positivo. Le parole di Andrea sono estremamente significative: «Lui ha scelto la sua vita, perché non puoi scegliere la tua? Cambia o muori, ricordi?» è la sintesi perfetta non solo della tua storia, ma anche dello sviluppo del tema. Annalucia vive una vita che non le appartiene, con un figlio non cercato e non voluto, un marito che non ama più. È morta dentro, e le serve una rinascita. L’unico che sembra volerla capire è un ragazzo appena maggiorenne, Andrea, che sorprendentemente la sa ascoltare meglio di chiunque altro, meglio di un adulto o di un familiare. È grazie a lui che Annalucia decide di prendere in mano la propria vita e di cercare la propria felicità, ma la spinta verso il cambiamento parte prima di tutto da se stessa, un aspetto che ho apprezzato tanto. Nel momento in cui in sogno Annalucia varca l’abbazia nel querceto lo fa senza paura, sorridendo, perché “Morire è come nascere: solo un cambiamento”. Il concetto di rinascita non solo è l’aspetto associato all’Uroboro che preferisco, ma anche quello che ritengo più complesso da trattare senza scadere nel banale. Per me hai fatto qualcosa di superbo, con una resa toccante e coinvolgente.
Gradimento personale: 10/10
Hai ideato un rapporto di coppia non convenzionale con grande realismo, senza scadere nel banale, è una delle cose che mi sono piaciute di più. Annalucia si sente schiacciare dalle imposizioni sociali, sia interne che esterne alla sua vita privata, non ha possibilità di dialogo col marito, coi suoceri e nemmeno con l’amica Rita. Si sente sola, eppure non crolla. Mi è sembrata fragile e forte al tempo stesso, nel corso della storia la vediamo inizialmente spaesata, poi consapevole e sicura di sé alla fine. Nel bambino che piange in sogno non ho visto solo Samuele, ma anche la vecchia Annalucia, il cui pianto rappresenta il grido disperato nei confronti di una vita infelice, vita a cui la nuova Annalucia trova il coraggio di dire addio nel momento in entra nell’abbazia, affronta serenamente le proprie paure e se le lascia alle spalle. Annalucia non scappa, cambia vita senza appoggiarsi a nessuno, se non a se stessa. Tutto questo emerge chiaramente dal testo, con un personaggio estremamente convincente. Andrea è solo un aiuto, non la causa del suo cambiamento. Lo sviluppo della coppia mi ha sorpresa in positivo sotto ogni aspetto. Nei momenti in cui Annalucia e Andrea interagiscono vedo solo due persone attratte l’una dall’altra, mi dimentico dei concetti di insegnante/alunno, dell’età, di tutto il resto — mi ha fatto tanta tenerezza Andrea con quel suo “Stasera il mondo è sottosopra!”, nel suo desiderio di vedere l’impossibile diventare possibile e gettare le convenzioni sociali alle ortiche. Non è facile ottenere questo effetto, rendere un rapporto del genere così convincente, quindi complimenti vivissimi. Un’altra cosa che ho preferito è che non hai scritto banalmente “Sembravano conoscersi da una vita, si capivano al volo”, ma hai espresso tutto questo tramite i gesti e le parole dei personaggi, dandogli un valore aggiunto, oltre che un tocco del tutto personale. Ho amato come Annalucia e Andrea risultassero al tempo stesso così fragili e forti, così diversi e così simili, nonché il fatto che si siano aiutati a vicenda ma che comunque ognuno abbia imboccato la propria strada in autonomia, lasciando libero l’altro. Il finale è splendido, davvero evocativo. Per certi versi è solo happy-ending, per altri open, perché lascia in sospeso il futuro dei protagonisti. In quel mix di malinconia e speranza con cui si chiude ho sentito il respiro del mare, il migliore amico di Annalucia, come ultimo suono, una cosa che mi ha quasi commossa. Complimenti.
Totale: 43/45
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