Ciao Federico, dopo aver letto "Balla al tramonto" leggere "Arrivederci Prof", significa nuovamente commuovermi, anzi, stavolta ancora di più perchè stiamo parlando di un componimento autobiografico e di come hai gestito il tuo flusso di pensieri/ricordi con delle venature ad esempio nostalgiche e mai pessimistiche visto che non c'è inserita nemmeno la minima traccia inerente al cinismo riguardante il distacco che è soltanto un arriderci e quindi non è certo un addio, uno scritto se vogliamo in "materia" di elaborazione della perdita.
Come ben sai, le superiori affrontate dal sottoscritto non furono facili, il bullismo mi procurava continue rogne, i prof pur sapendo della difficile condizione se ne sbattevano, tranne una: la professoressa Damiano, che insegnava religione, una persona fragile e forte allo stesso tempo. Mi voleva tanto bene tant'è che mi convinse a recitare ad un opera teatrale intitolata "Non ti pago!" di Edoardo De Filippo.
Feci la parte del prete, precisamente Don Raffaele. Grazie all'insegnate, a parte il dover interpretare un sacerdote (già mi sfottevano, metti in conto pure questa... ti lascio immaginare di come avevo peggiorato le cose) dovevo superare la mia timidezza. E ti assicuro che lo ero. La prof, un angelo, proprio, con quel suo tono di voce delicato. Oltre i problemi famigliari (la figlia se non ricordo male aveva problemi fisici e per di più un marito menefreghista, tant'è che poi si separarono) fu colpita da un brutto tumore, infatti nel quinto anno ebbi un professore, pure lui bravo ma assolutamente non paragonabile alla professoressa Damiano.
Magari non avevo instaurato un rapporto stretto come tra te e la Mariacristina Longiardi, ma solo parzialmente ma ciò non mi impedisce di tracciare con sensibilità e ammirazione questo tuo componimento.
La professoressa, sicuramente ti ha "insegnato" a vivere, ad avere coraggio, a buttarti.
Le sequenze dell'esibizione senz'altro è la parte più risonante de "Arrivederci prof,"
Globalmente sai cosa ho percepito nel leggere queste righe?
Quanto dolore e quanto amore, e di come la quotidiana relazione della vita si interrompe ingiustamente. Una donna, tolta disgraziatamente dalla sua cattedra, dagli affetti... a partire di quell’unicità dei rapporti che con la scuola ha saputo costruire.
Per te ad esempio una prof così è da ritenersi un privilegio, investendo con autenticità con i suoi valori, sentimenti, emozioni, speranze e desideri e tu non l'hai affatto delusa, fondamentalmente le hai fatto un bellissimo regalo d'addio.
La docente ha saputo scavare sulle tue potenzialità tant'è che c'aveva visto giusto. Il tempo che passa e il testo che hai strutturato e pubblicato non può che ulteriormente riempire il tuo cuore.
La sua ultima sorta di "lezione", quel tratto caratteriale distintivo di cui non ti è mai sfuggito ne avevi preso e ne prendi atto, la prof ti chiamava e ti chiamò fino all'ultimo per nome, rendendoti consapevolmente unico nel suo cuore e nella sua mente mettendo da parte ogni forma di rigore intellettuale. Insomma, ti ha aiutato a crederci, per delle opportunità di crescita e di successo e soprattutto d'equilibrio.
Sicuramente la prof sganciava la sua bontà o comunque il suo essere a tutti ma come ripeto, tu senz'altro avevi una marcia in più secondo un suo sentire.
Bravo Federico, bandierina verde per te e scusami se te la offro bagnata dalle mie lacrime, non avendo a disposizione dei fazzoletti... mi ci sono asciugato.
Scusami per l'assenza nel recensirti, sto affrontando un periodo lavorativo abbastanza impegnativo e quel poco di tempo che ho per la scrittura lo dedico per scrivere testi miei. Sono consapevole però che è giusto ricambiare, (che poi lo faccio sempre con piacere, mai per obbligo) e quindi vedrò al più presto di scrivere altre recensioni sui tuoi lavori.
Un abbracciollo amico mio! |