Valutazione per il contest "I miei ultimi undici libri"
Seconda classificata:
"Pas des mystères en cusine", di Koan_Abyss
Grammatica e stile: 12,4/15
"l’ingresso del ristornate". Errore di battitura su "Ristorante", -0,2
"La nostra cucina è rinomata, se mi è concesso dirlo,” La virgola nei discorsi diretti, se il testo prosegue, va al di fuori delle virgolette, non all'interno. Poiché l'errore viene ripetuto molto per la storia, lo conto come un -1.
"Ma…c’è già stata un’inchiesta" Ci va uno spazio fra i puntini e la parola che li segue. -0,5, dato che una cosa simile avviene anche altre volte, e non credo quindi che sia stato un errore di battitura.
"alle comande dei camerieri" Credo che tu abbia dimenticato una 'm' in "commande", visto che è la parola francese. -0,2
"un filetto di manzo alla salsa bernaise"La parola esatta è "beárnaise", -0,2
Suggerimenti (non tolgono punti)
"E tuttavia, non c’erano dubbi che fosse nel posto giusto." Visto che metti una virgola subito dopo "tuttavia", separando così definitivamente dal resto della frase, trovo che quell'E iniziale sia superflua.
"del frusciare della fiandra delle tovaglie."Viene ripetuta un po' troppo il pronome 'di', per i miei gusti. Avrei tolto la parte delle tovaglie per farlo scorrere meglio. Qualcosa di simile poco dopo in "tamburellava le dita sul menù chiuso sul suo tavolo,", con 'su'e le sue declinazioni.
"sapevano cosa ci vuole per rivestire quel ruolo." Visto che il resto della storia è scritta al passato, avrei preferito che anche questa venisse scritto con quel tempo. Poiché è una frase che racchiude una opinione dei personaggi va bene anche il tuo modo, è solo la mia preferenza personale.
"dimentico per qualche minuto almeno del caos" Avrei messo "almeno" prima di "qualche minuto", in modo da meglio connetterlo a quella parola. A una lettura distratta, può apparire collegato a "caos" e la frase avere poco senso.
Trovo che il tuo stile rimandi molto all'ambientazione della storia: la posizione di alcuni termini, le descrizioni non prive di particolari (cosa in comune anche a molti racconti gialli), le parole in francese, lingua dei personaggi, sono tutti segni che hai riversato una grande cura nello stile della tua storia. E questo si percepisce molto bene: sai giocare con le parole, dare un sentimento a ogni frase e particolare, in cui a volte spunta la tua sensibilità moderna, o per posizionamento di alcuni termini o per (raramente) scelta di alcuni vocaboli che non mi hanno del tutto convinto in quell'epoca. Sono abbastanza da non essere invisibili, ma non tanti da danneggiare la lettura: semplicemente, dato che il resto della storia è stato montato su così bene, così vicino alla perfezione, le crepe si notano di più.
Per il resto, ho solo complimenti da farti: la storia è stata costruita in modo da farti andare in una direzione quando la realtà è tutt'altra, i personaggi parlano tutti con voci proprie, le scene si susseguono e si fanno leggere che è un piacere... non ho nient'altro da aggiungere!
Trama: 10/10
All'inizio, la storia sembra essere un classico giallo. C'è una persona sospettosa (l'uomo in grigio), una persona che osserva con interesse il nostro protagonista-detective, e che pertanto ci fa portare l'attenzione su di lui (il maître), e molti altri personaggi da analizzare e comprendere, per provare a indovinare il colpevole come nei gialli più classici. Vengono introdotti lentamente, partendo da una descrizione della città, per meglio entrare nell'atmosfera. A causa del numero ristretto di parole non risplendono tutti, ma risaltano abbastanza, così come l'ambiente, verosimile e che non infrangenla mia conoscenza dell'epoca e quindi perfetto, come per le ricette (e sono d'accordo sul tuo commento sui funghi).
Il finale, invece, risulta essere un'altra storia: non un giallo, ma un'indagine introspettiva nella mente di Maximilien, per accettare la morte del fratello. Vengono prima dati piccoli smozzichi del rapporto che c'era tra i due e della loro vita passata, che alla fine ritornano assieme a formare un quadro completo. La storia, infine, si chiude nello stesso modo in cui è cominciata: fra le strade di Parigi.
Un racconto ben costruito in cui non ho trovato un errore.
Caratterizzazione personaggi e loro coerenza: 9,5/10
Nonostante sia solo una one-short, appaiono molti personaggi in questa storia. Ce ne sono alcuni che sono puramente strumentali, come l'uomo col cappotto grigio, o forse il commissario stesso, ma la maggior parte ha almeno qualche battuta, o una piccola frase introduttiva, in particolar modo per quella gente che lavora nel ristorante.
Giacomo, Annie, Zavié sono fra questi: essi vengono in apparenza definiti solo dalla loro provenienza e da una piccola linea di backstory, ma il modo in cui vengono introdotti in cucina, il lavoro che fanno, i piatti che preparano parlano di loro. Ci mettono tutto sé stessi in quello che fanno, e trovo che sia messo in risalto nelle loro descrizioni e atteggiamenti. Ed il maître viene fuori nello stesso modo, anche se più approfondito grazie ai passaggi dedicati a lui all'inizio.
E ovviamente, nei loro discorsi, esce fuori anche Émilien. Non sappiamo molto di lui, ma quello che sappiamo è un ritratto abbastanza a tutto tondo: un pover'uomo che, dopo la guerra, ha fatto fortuna in cucina, ma non è riuscito a sopportare il peso del suo passato. Il commissario ne da una descrizione avvincente e accattivante, e ti complimento per averlo portato fuori in questo modo.
E ora, andiamo al protagonista. Riconosco l'archetipo del detective silenzioso e osservatore, e trovo che gli stia molto bene. Lo riconosco anche nell'uomo che ha perso una persona per lui cara e fa di tutto per ritrovarla. Quello in cui non lo rivedo è quando avviene il cambio fra le due visioni di lui che ci hai dato, al tavolo col commissario.
Per come l'avevi mostrato fino ad allora, la sua reazione al fatto che le sue indagini s'erano conclusa con un pugno di mosche è stata troppo emotiva, secondo me. Non dico che non avrebbe dovuto mostrare una reazione, ma a mio parere sarebbe dovuto essere un po' più contenuta, almeno all'inizio del discorso. Invece, lì per lì l'ho trovato un po' troppo preso. È stata una transazione un po' sofferta, ma a mio parere solo una transazione: per il resto, ho trovato che fosse adatto a entrambi i ruoli che ha ricoperto, soprattutto grazie alla sua assertività. E beh, sono stata molto soddisfatta quando ho scoperto il lato nascosto di quel personaggio!
Gradimento personale: 5/5
Di solito detesto di tutto cuore i gialli che finiscono col non avere un colpevole. Ma c'è stato qualcosa, in questa storia, che mi ha catturato: sarà stata la progressione della trama, lo scoprire perché Maximilien indagava sulla morte del fratello, o tutte le ricette che, da golosa quale sono, mi hanno distratta, ma l'ho apprezzata molto. La fine in particolare: a volte, il meglio non basta, a volte tutte le energie che impieghi su un caso non aiutano a cambiare il passato. C'è un'aria malinconica in tutta la storia, qualcosa sostenuto dallo stile, che appoggia molto bene il messaggio e che sottolinea molto bene la conclusione. In breve, l'ho amata.
Titolo&introduzione: 2,5/3
Ho trovato il titolo particolarmente adatto alla storia. Non solo perché è in francese, riflettendo l'ambientazione, ma comunque di facile comprensione in italiano, ma anche con un doppio significato. "Nessun mistero in cucina" l'ho trovato riferito sia ai piatti che preparano che alla fine di Émilien. E certo, in alcuni casi un titolo che anticipa la fine non è d'aiuto, ma trovo che in questo caso, grazie al diverso linguaggio in cui è scritto e al doppio significato, il tutto rimanga abbastanza misterioso.
L'introduzione va dritta al punto. Spiega la situazione, introduce un pochino di mistero con "l'uomo", invece di dire chiaramente chi è, fa bene il suo lavoro ma non penso che si distingua molto da altre introduzioni che ho letto, e per questo non credo ci sia abbastanza mistero per far avvicinare casualmente un lettore. Fa un buon lavoro, ma nulla che la risalti.
Bonus: 4/4
Genere: L'indagine è la motivazione principale del protagonista. Certo, alla fine non c'era nessun omicidio da risolvere, ma non è una cosa inconsueta nei gialli, quindi te lo conto.
Citazione: La frase è una delle ultime inserite nel testo. In questo modo, le è stata data parecchio importanza, e in un modo non forzato.
Ambientazione: Parigi si percepisce molto nelle tue descrizioni, specialmente con i nomi delle vie e i luoghi stessi. Il periodo esatto non viene fuori, ma non c'è nulla che lo contraddica.
Obbligo: Buona parte della storia ruota attorno alla buona cucina, e alla bontà dei piatti, che sono i "piccoli piaceri" di Émilien.
Totale: 43,4/47 |