Ciao!
È la prima volta che mi approccio ad un tuo scritto e devo dire che hai catturato la mia più completa attenzione sin dalle primissime righe. Uno stile delicato e armonico, il tuo. Uno stile narrativo che incanta, che parla di magia e di natura, fondendosi in una sinfonia piacevole.
Mi è piaciuta molto questa idea di unire i destini di questi due giovani, dando loro lo stesso giorno di nascita, che coincide proprio con la primavera e questo ne consegue una totale empatia con la stessa stagione. Qualcosa che va oltre la sensibilità alla stessa, ma una vera e propria padronanza.
Adahy e Gad non si conoscono davvero, ma in realtà sono sempre stati uniti; uniti da questo legame con la natura e il loro sedicesimo compleanno è l'inizio di un cambiamento radicale di vita, che hai descritto con una delicatezza unica. Ogni parola sembra posata su una nuvola di cotone e, quando la corsa l'uno verso l'altro ha inizio, i toni forsennati non spaccano quell'armonia che avevi creato, anzi, la accompagnano ancora, con questa natura che continua a dar loro segnali, ma stavolta forti: stavolta sono loro stessi a comunicare consapevolmente attraverso di essa, e il loro incontro poi sancisce un equilibrio ancora nuovo – una vita nuova. Le due anime dei sogni sono finalmente insieme, e l'ultimo obiettivo è quello di raggiungere i piedi dell'arcobaleno, descritto in mezzo ad un bosco imponente e antico. Una descrizione molto suggestiva anche delle ambientazioni, che ho apprezzato sin da subito.
Dunque il viaggio non è che al suo inizio ora che hanno raggiunto il loro obiettivo, e per quanto si tratta di una shot, non mi dispiacerebbe leggere un seguito della storia, sai?
Altro plauso va all'uso del tè, che da quanto ho capito era il prompt del contest: un uso sì di bevanda calda e ristoratrice, ma che avuto un ruolo fondamentale durante la crescita dei due, dando loro protezione. Un'idea davvero carina, che ho apprezzato.
Complimenti davvero, sono felice di aver avuto modo di leggerti, è stato un vero piacere.
Alla prossima, spero,
Miry |
