Ciao!
In cerca di un buon modo per digerire in tranquillità il pasto della vigilia, ho pensato di ricorrere alle tue storie.
Rinnovo i miei apprezzamenti per la tua scrittura scorrevole e quasi priva di errori, però, in questa occasione, ho notato una particolare abbondanza di frasi brevi, che a mio avviso rompono un po' troppo il ritmo di lettura. Sotto farò un esempio preciso.
La figura del boia a me è particolarmente cara, perché mi sono letteralmente innamorato del ciclo "Il libro del nuovo Sole" di Gene Wolfe. Penso che se tu avessi letto "L'ombra del torturatore", il primo romanzo della serie, avresti rappresentato un po' diversamente sia il padre boia che il figlio reticente (anzi, non ti saresti mai sognato di fargli imparare l'arte solo a 18 anni 😊).
Prendendo di riferimento la nostra storia, invece, diciotto anni per diventare maggiorenni sono quanto stabilito dalla società moderna, dove c'è una scuola dell'obbligo, ma in una realtà simil-medioevale potrebbe essere più consona un'età di 14 / 15 anni (che era effettivamente l'età dei maggiorenni nel medioevo europeo).
Perdonami la divagazione, trovo l'accostamento di questi due personaggi davvero molto interessante, e sono pronto a scommettere che il mestiere di Kal non sarà il trovatore. E ovviamente sono curioso di leggere gli sviluppi.
Bene. Ovviamente hai voluto descrivere la contrarietà del giovane tramite reazioni forti come quella di vomitare, però penso sia alquanto strano che solo a 18 anni egli venga iniziato al lavoro del padre. Poteva esser stato lo stesso genitore o portarcelo, o poteva esser stato lo stesso ragazzo a volerci andare, o anche gli amici a trascinarcelo. Quindi credo sarebbe stata opportuna già in questo capitolo una spiegazione del perché il passaggio di consegne sia arrivato così tardi. Oppure, se questo verrà spiegato in seguito, almento una frase come "il padre avrebbe voluto istruirlo già da prima, ma Kal era stato fortunato a evitarlo"
Ora vengo con le mie osservazioni più "pratiche":
- A lui sarebbe piaciuto fare qualcosa che gli permettesse di stare a contatto con le persone e di viaggiare
Eh, perdonami la sfacciata sottigliezza:
A lui sarebbe piaciuto fare qualcosa che gli permettesse di viaggiare e di stare a contatto con le persone, sì, ma non per dar loro l'ultimo saluto.
- "... alla giustizia divina." indicò il condannato, ...
Ti sei perso una "i" maiuscola.
- La folla rispose con fischi e imprecazioni. Kal comprese perchè quell'uomo era stato condannato a morte. Le esecuzioni venivano sempre riservate per i crimini più gravi. Dedusse anche che quell'uomo fosse un forestiero.
Questo accostamento di quattro frasi brevi, secondo me è poco scorrevole.
Ah, c'è anche un errorino: "perchè" -> perché
- Kal vide il condannato scuotere appena la testa. "Servirebbe a qualcosa?" disse rassegnato, con una voce che si udiva appena. "Fate quello che dovete, e fatelo in fretta." e abbassò la testa. Kal non potè fare a meno di provare pena per quell'uomo.
Francamente qui non si capisce bene se sia Kal o il condannato a parlare. Meglio, si capisce che è il condannato, ma trovo che quelle parole starebbero bene anche in bocca a Kal.
E la "e" andava in maiuscolo. |