Oggi avevo una mezzoretta libera e mi sono decisa a fare un giretto per il sito, magari a trovare quelle vecchie conoscenze perse di vista a causa delle circostanze della vita. Ché succede sempre così: una si ferma un secondo, appena il tempo di guardarsi attorno, e oplà, il tempo è passato - come? Dove?! - e ci sono state delle novità. Alcune sgradevoli (quest'anno, signore Iddio, è il peggiore che io abbia mai esperito. Dico sul serio); altre, interessanti, e altre decisamente piacevoli.
Sono contenta di vedere come tu abbia continuato a scrivere, in fandom altri. E pur non avendo letto niente sulla tua Karen, su Thor e Loki (desolatissima! Ma mi rifarò, promesso!!), ho molto apprezzato questa piccola storia. Perché?, chiedi: perché il nocciolo di questa storia è universale, come sono un po' tutti i noccioli veri e non i pretesti (e anche se fosse, un pretesto non è il male assoluto, va solo declinato bene e regalerà grosse soddisfazioni, e a chi scrive, e a chi legge). Perché la verità è che l'essere umano è finito, ma ragione come se ci fosse sempre un domani, come se avesse infiniti momenti e tempi e giorni migliori. L'essere umano segue le proprie pulsioni viscerali: sono infuriata con te, ergo te ne canto quattro ( o ti tengo iol muso), perché quello che conta è il presente. Tanto, avremo momenti in cui poter fare pace e spiegarci l'uno con l'altro.
E invece no.
Non è così.
La tragedia è che, sotto pelle, lo sappiamo, ché sappiamo tutti di essere mortali e che quel momento arriverà per tutti noi. Solo che è un concetto troppo terribile per tenerlo a mente, e allora storniamo lo sguardo e ci raccontiamo una ietosa bugia e andiamo avanti.
Ma poi la vita entra in scena, prende le redini della nostra esistenza e decide che no, non avremo una seconda occasione. E quello che ci resta tra le mani, poi, è solo rimpianto, tristezza e dolore, ché se solo l'avessi saputo!.
Ma se solo l'avessimo saputo, sarebbe cambiato qualcosa?
Forse sì; decisamente sì. Ma non saremmo così perfetti nella nostra adorabile imperfezione, ché dà il sale alle nostre esistenze.
Come avrai capito, mi è piaciuto moltissimo il messaggio di questa storia, che è vivo e pulsante, ché tutti noi, prima o poi, abbiamo camminato per quella palude chiamata Rimpianto. E, ciliegina sulla torta, il fatto che una storia possa parlare anche a chi non conosce un piffero del contesto, io lo trovo meraviglioso. |
