L’ULTIMO SULTANO, DI ASMODEUS
Ciao Asmodeus e benvenuto, ti ringrazio per aver scelto di partecipare alla challenge!
Non avevo letto mai nulla di tuo, per cui mi ha fatto molto piacere averti come partecipante e vedere che ti sei messo alla prova con un genere che (a quanto posso vedere dal tuo profilo) non è tra quelli che prediligi come autore.
Prima di tutto vorrei complimentarmi per la grammatica, che ho trovato perfetta a parte un singolo errore di battitura (mancava la spaziatura dopo tre puntini di sospensione) che ovviamente non ha influito sulla scorrevolezza della lettura. Anche lo stile mi è piaciuto molto, in particolare l’ho trovato centratissimo dal punto di vista “ritmico”: il tono generale è pacato e ordinato, le riflessioni e le descrizioni si susseguono in un ordine perfettamente naturale, e poi all’improvviso, durante gli attacchi d’ira del sultano, anche lo stile si fa più concitato e caotico nel miglior modo possibile, mostrando sia gli avvenimenti per come essi stanno avvenendo realmente, sia il modo in cui il protagonista li percepisce. Per il modo in cui la storia è scritta trovo infatti che la terza persona a focalizzazione interna sia stata la miglior scelta possibile, che ti ha davvero permesso di entrare in profondità nei pensieri del protagonista senza per questo limitarti ai pensieri che un essere umano compie realisticamente (cosa che sarebbe stata necessaria con la prima persona), ma approfondendo il tutto in funzione narrativa. Ne sono un esempio perfetto i riferimenti storici, tra cui spicca la prigionia a cui Boabdil fu sottoposto da parte degli spagnoli: un uomo nella sua situazione non penserebbe mai in modo letterale “Ferdinando gli aveva promesso la libertà… moglie infedele del re”, ma grazie all’approccio stilistico nulla è sembrato forzato o fuori posto. Vorrei fare inoltre un plauso alle descrizioni, che sono state in grado di ricostruire la meraviglia e lo sfarzo dell’Alhambra, calandolo alla perfezione nel contesto storico grazie a un lessico generalmente medio, ma specifico quando necessario, il che denota il giusto livello di ricerca per un’originale storica. Il pacchetto “Oriente” da te scelto richiedeva infatti la presenza di una pietra preziosa, e i leoni d’alabastro della fontana emergono quasi al livello di coprotagonisti nella prima parte del racconto, quando sembra quasi che le voci che il sultano sente nella testa provengano da loro. Anche l’ambientazione notturna e le descrizioni ambientali hanno contribuito infatti a tratteggiare l’atmosfera tormentata della storia: la scelta non è originalissima, il monologo interiore con tanto di voci inesistenti che avviene durante le ore notturne è quasi un topos del genere storico/biografico romanzato, ma l’hai utilizzato molto bene, non facendolo pesare ma rendendolo una struttura portante della tua oneshot. Infine, anche se non c’entra, durante la lettura mi sono accorto più volte di quanto il tuo stile mi ricordasse il mio quando scrivo racconti di tematica simile, in particolare per quanto riguarda la struttura delle frasi. Così, tanto per dire XD
La trama si articola in due parti, segnalate anche dall’impaginazione: la riflessione tormentata del sultano e il suo attacco d’ira e la realizzazione della fine di Granada. A questo proposito ho trovato molto interessante l’utilizzo del prompt proposto, perché in un certo senso gli hai dato un duplice significato: Boabdil non è davvero prigioniero, anche se in passato lo è stato, e non è nemmeno in pericolo, visto che ha la possibilità di salvare sé stesso e la città dalla distruzione negoziando la pace con gli spagnoli. Tuttavia, l’incertezza per la loro sorte riesce comunque ad essere l’elemento principale della storia proprio grazie al modo in cui l’hai scritta, e mi sono davvero sentito interessato ad approfondire la psicologia del personaggio ben oltre il primo livello interpretativo (che è già di per sé molto approfondito) proposto nel racconto, andando anche a consultare altre fonti per saperne i retroscena non esplicati nelle note: per me, questo è il vero indicatore del successo di un racconto storico di qualsiasi tipo, e non posso che farti i miei più grandi complimenti per essere riuscito a esporre così bene il contesto della caduta di Granada. Sarà perché la Reconquista è sempre stata uno degli scenari storici che mi hanno interessato maggiormente, ma il tuo racconto mi ha preso dopo pochissime righe e mi ha tenuto incollato allo schermo fino alla fine, anche quando ormai il ritmo narrativo si era dilatato in vista della fine, che in questo caso coincide anche con quella del sultanato di Al-Andalus. L’ultima frase ne è indicativa e l’ho trovata adeguata e in linea con le atmosfere precedenti: sì, è un’aggiunta “esterna” come significato, ma dal punto di vista della forma è perfettamente integrata alla parte precedente.
Come detto precedentemente, la trama è strettamente legata ai pensieri del protagonista, che sono il vero motore delle azioni compiute da lui e da ogni personaggio secondario: in particolar modo vorrei citare la figura del servo, che ho visto come portavoce del sultano, ma come unico intermediario tra l’interiorità del protagonista e il mondo esterno, di cui lui sta perdendo consapevolezza. L’ho apprezzato molto. A mio parere, la lunga sequenza riflessiva iniziale è la parte della storia in cui più emerge la caratterizzazione che hai deciso di attribuire a Boabdil: ne tratti la situazione passata e presente, dando l’impressione di una persona che in una situazione meno estrema e nel pieno delle proprie facoltà mentali sarebbe stata salda nei propri principi e saggia nelle scelte da compiere, ma che allo stesso tempo è tormentata da demoni interiori sempre più pressanti, come quello religioso, l’odio profondo verso i due sovrani di Castiglia e Aragona o il tradimento, che diventa un vero e proprio leitmotiv ricorrente lungo l’intero racconto. Nella seconda parte della storia, simbolicamente introdotta dallo spegnimento delle braci, una volta superata la crisi maggiore è il momento in cui la personalità naturale che già era intuibile in precedenza emerge, ma in una veste inedita, ammansita e sommessa. È come se l’uccidere i propri demoni (anche qui simbolicamente, tramite lo strappo degli ornamenti e la purificazione nella fontana decorata) avesse ucciso anche la sua parte più determinata e combattiva, lasciando spazio solo alla rassegnazione e ad una rinnovata consapevolezza dell’inevitabilità della fine. Ho adorato però l’originalità con cui hai trattato l’argomento, non seguendo i canoni della lotta ai demoni interiori: Boabdil non si uccide, non distrugge fisicamente una parte di sé, ma la seppellisce sotto alla ragione che non era stata in grado, fino a quel momento, di bilanciarla.
In conclusione ti rinnovo i miei complimenti, la storia mi è piaciuta molto e sono certo che in futuro leggerò con piacere altri tuoi racconti. Alla prossima!
mystery_koopa |