Ciao!
Ti ho già detto di aver amato questa fic e di averla trovata perfettamente canon compliant.
Innanzitutto volevo dirti che per descrivere il modo in cui John si presenta alla porta di Bobby di solito hai utilizzato una metafora bellissima e molto suggestiva: "con il suo bagaglio di figli e ferite entrambi da rimettere in sesto" è davvero un'immagine potente e perfetta.
L'immagine iniziale, con questo piccolo Dean che è un cucciolo d'uomo con una scimmietta addosso, mi ha fatto infinitamente tenerezza, come mi ha straziato il riferimento al fatto che nessun posto sia davvero casa sua. E' molto triste, ma anche molto IC, perché credo che questo senso di non appartenenza sia sempre stato suo. Ed è reso ancora più straziante dal fatto che - a differenza di Sam, che è cresciuto senza avere la consapevolezza totale di cosa fosse una casa - lui sapesse esattamente di cosa parlava, conoscesse perfettamente tutto il peso di quella perdita, conoscesse tutto il dolore che ne consegue.
Sammy appare così piccolo e da proteggere in questa scena che boh, viene voglia di coccolarlo, mi ha fatto una tenerezza quando ha chiesto a Bobby se poteva restare. E' proprio da lui avere trecentoquaranta domande al minuto ed è bello come Bobby li conosca al punto di cogliere subito la domanda che Sam cerca di trattenere, nel tentativo di obbedirgli. Dalle due scene in cui Bobby mette a letto i bambini hai reso con grande efficacia il fatto che Sam e Dean si trovino in due fasi diverse della vita, nonostante si passino solo quattro anni: la preoccupazione di Sammy è ancora relativamente tipica dell'infanzia, riguarda il posto in cui passerà il Natale, un po' anche perché Dean ha sempre cercato di risparmiargli molto strazio - un po' anche perché Sam ha sempre avuto un occhio un po' più di riguardo anche da parte di John, nel suo modo contorto e decisamente problematico.
La preoccupazione di Dean, invece, ecco quella mi strazia. Perché da un lato c'è Sammy che pensa a cosa farà a Natale, dall'altro c'è lui, che ha paura che sia successo qualcosa a suo padre e che sia quella la ragione per cui non lo chiama più. Bobby gli si approccia con estrema delicatezza e quell'abbraccio è davvero carico di significato. Grandissima tenerezza e un po' di angst per Dean che promette di fare tutto ciò che gli dirà.
Mi ha fatto sorridere il suo venire un po' meno a questa promessa, coerente con il fatto che per Dean qualsiasi ordine è sempre stato valido solo se non si tratta di mettere in secondo piano la sua famiglia. Mi ha fatto sorridere la lieve minaccia di Bobby, l'essere squadra di Sam e Dean e ho trovato particolarmente IC l'accenno alla testardaggine e alla parvenza saccente di questo cucciolo di Sam.
Il ritrovamento di John è dolceamaro: è sicuramente un sollievo, ma è sempre doloroso pensare alle ferite che questi due devono aver visto, fin da piccolissimi su di lui. Sam in uno stato di shock è super IC, nuovamente, anche per quel racconto di cui parlavamo ieri :(
L'ultima scena è una nota di sollievo. Dolceamaro, come la regola vuole quando si tratta di loro, ma è pur sempre sollievo. Non è normalità, ma è una parvenza, è un'imitazione, è un'ombra di normalità. E' il massimo che possono permettersi forse.
Adorabilissimo Sam che si attacca a John come una scimmietta, nonostante il cattivo umore di quest'ultimo. Esprime quel bisogno naturale e intriseco che ha di suo padre, nonostante tutti i nonostante.
"Dean è in piedi e fissa l'albero di Natale come se nascondesse chissà quali segreti, a volte Bobby si domanda cosa ricordi della vita che faceva prima della caccia, quando sua madre era viva. Ha paura a fargli quella domanda.": qui mi sono quasi commossa per questo piccolo Dean, perché è una domanda che mi sono fatta sempre anche io, perché - come dicevo prima - se per Sam suo padre che apriva una porta e se ne andava è sempre stata una costante, per Dean no. Si è letteralmente visto strappare la sua quotidianità pezzo per pezzo, brandello per brandello.
L'ultima scena mi è piaciuta molto: quella luce dell'albero sembra un parallelismo alla luce della stella precedente. Una goccia di splendore, per usare parole non mie. O forse, più semplicemente, di speranza.
Un abbraccio,
Desy |