Eccomi. ^^
Finalmente pronta, dopo una settimana abbastanza caotica, a dedicarmi un momento di quiete e a concedermi le cose che amo. ^_^
Passo subito alla recensione, perché attraverso questo capitolo il viaggio è decisamente lungo e per niente scontato.
Il capitolo si apre con un Sam che apprezza ogni momento del tempo trascorso con Dean come se avesse finalmente ritrovato la normalità, e questo mi fa pensare a quale parabola ha compiuto come personaggio rispetto alla prima stagione, quando chiedeva a gran voce la normalità di una vita da "apple pie".
Adesso invece, alla soglia dei quaranta, la normalità è la caccia e il tempo trascorso con suo fratello.
Personalmente, mi rende un po' triste questa considerazione, perché sottolinea una codipendenza che non rende felici nessuno dei due, ma il canon ci racconta questo e tu sei stata molto abile nel riportarlo a galla. ^_^
Apprezzo tantissimo che il tuo Sam faccia il possibile per riavere la famiglia che si era creato. Mi piace perché è una caratteristica di Sam, questa testardaggine, questo suo "puntare in alto" e cercare di salvare tutti.
E' sua anche la paura di perdere di nuovo suo fratello, così come lo è anche la fiducia incrollabile che ripone in lui, quando finalmente si lascia convincere ad andare a cercare Eileen.
Mi ha ricordato la quinta stagione, quando Dean sta quasi per dire di sì a Michael e Sam, che ovviamente non vuole, lo lascia comunque libero dicendogli che ha fiducia in lui.
Lo scambio di battute in perfetta bromance mi è piaciuto molto. Sono loro. ^_^
Il Dean che descrivi all'inizio di questa storia è decisamente disilluso ed ha tutte le caratteristiche che lo contraddistinguono nella serie, prima fra tutte la totale incapacità di amare se stesso.
Sentirgli dire "Perché così deve essere. Perché è meglio così." mi crea quasi un nodo di rabbia in petto, perché la vita è un "divenire" continuo e solo la morte mette un punto fermo alla storia. Per cui il "deve essere" per me è il segnale di una sofferenza profonda che ha radici, probabilmente, nel modo in cui è stato cresciuto.
E questo mi fa male.
Ora, mi sono soffermata su questo, perché è un argomento su cui sono sempre stata sensibile e perché il finale di serie ha voluto in modo così crudele avvallare la teoria del "è meglio così", invece di permettere a Dean di "guarire" emotivamente, ma i pensieri che tu hai descritto sono esattamente quelli del personaggio, peraltro messi in luce con precisione e chiarezza, tanto che sono riuscita a vedere questo Dean incastrato nei suoi meccanismi mentali autodistruttivi.
E questo succede perché scrivi con grande sensibilità e accuratezza.
Proseguendo con la lettura e con l'arrivo di Lisa, di una seconda Lisa, ho cominciato a sospettare che tu avessi in serbo qualcosa di diverso per lui, qualcosa che non si limita ad una birra e ad "una di una sera" aspettando la caccia che lo leverà dal mondo perché "è così che deve andare"; ho cominciato a credere che una seconda occasione l'avrebbe avuta, anche se il canon gliel'ha negata, e forse sbaglio, ma ho la sensazione che la possibilità di "guarire" tu gliela stia dando. ^_^
Ecco, vorrei poi soffermarmi sul caso che hai creato, incredibilmente complesso, e sul personaggio di Lisa su cui hai costruito tutto scendendo persino dei dettagli (come quello dello specchio).
E' stato sicuramente un lavoro enorme, che apprezzo proprio per la sua "corposità", per il background che hai creato, per la sensibilità e il coraggio con cui hai affrontato dei temi socialmente "scomodi" (ed io sono una grande sostenitrice del fatto che si possa e si debba parlare di tutto) e perché no, anche per la mera funzionalità dell'azione all'interno di questa storia.
E se non posso pronunciarmi a riguardo di Lisa, che è un tuo personaggio originale, se non dicendo che l'hai meravigliosamente rappresentata in ogni sua sfaccettatura, posso comunque notare quanto tu abbia scavato in profondità, mostrandoci alcune delle caratteristiche tipiche di Dean come la sua dedizione nel proteggere e salvare.
Ma c'è anche qualcosa di fragile che viene fuori nel momento in cui Lisa tenta di raccontare, ma non ci riesce; qualcosa che passa attraverso un pallore del viso e delle occhiaie condivise, e la mia sensazione è stata che Lisa e Dean siano molto più simili di quanto si possa immaginare.
Del resto è il dolore che fa da padrone in loro, ma forse insieme riusciranno a ribaltare questo ruolo. Riusciranno a passarci in mezzo e ad uscirne vivi. Vivi e in grado di ricominciare.
E forse è proprio per questo barlume di speranza che Dean decide alla fine di tornare da lei.
Non so se il tuo intento fosse questo, a volte tendo a percorrere tangenti che solo io ho visto, ma ciò che conta è che nel tuo scritto ho visto la possibilità di una guarigione per tutti loro, ed è questo che amo.
Non il rassegnato "Doveva andare così, forse è persino meglio.", ma il convinto "Sì, mi concedo al felicità. La merito."
Questo indipendentemente da quanto tempo venga loro concesso.
La parte finale mi ha lasciato un po' dell'amarezza di Sam, io come lui speravo che potesse riavere Eileen, che non dovesse affrontare il lutto di un bambino che ha deciso di non far nascere, che quel bambino non dovesse pagare con la propria esistenza, la debolezza di suo padre.
Un debolezza che nasce dall'amore, questo è vero e forse è proprio per questo che Sam riesce comunque ad andare avanti.
Una riflessione che mi viene da fare, non sulla tua storia, ma alla luce di essa, è che il finale canonico, per quanto lo si possa modificare, lascia in un modo o nell'altro tutti perdenti.
Non vince alla felicità e credo che alla fine di tutto sia ciò che mi disturba.
Bene. Mi hai tirato fuori una valanga di emozioni con questo capitolo.
E sappi che dai finestrini di questo treno l'orizzonte che si staglia e talmente intenso e complesso da far girare la testa.
Ci vediamo in stazione.
Un abbraccio, Joy. |