VI
SESTO POSTO, CON UN TOTALE DI 44,5/55
L’auleta, di Genziana_91
Grammatica e Stile: 9,75/10 (media tra 9,8/10 di g. e 9,75/10 di s.)
La grammatica è quasi perfetta, gli unici errori riscontrati si trovano nelle note.
“Sacro Cure” – “Sacro Cuore” -0,10
“Patrnoster” – “Paternoster” -0,10
Non ci sono altri errori. Il totale è quindi 9,8/10.
Per quanto riguarda invece lo stile, devo dire che l’ho apprezzato molto: la storia è raccontata proprio bene, scorrevole al punto giusto ma senza per questo trascurare altri aspetti della narrazione, quali descrizioni o parti più introspettive. In generale, hai fatto un ottimo lavoro con la prima persona: per poterla gestire bene è necessario fare attenzione a diversi aspetti, e trovo che tu li abbia curati ottimamente. Mi riferisco in particolare al realismo e alla coerenza con il personaggio e con il contesto storico delle parole pronunciate, che mi sono sembrate perfettamente in linea con ciò che ci si aspetterebbe da una figura come quella di Berenguer. Certo, ci sono un paio di figure retoriche che dubito verrebbero in mente in quei determinati istanti (occhi di ossidiana, pozzanghera bollente, e qualche altra) ma sinceramente non le ho affatto trovate fuori posto, soprattutto perché sono inserite nella parte della prosa più descrittiva, piuttosto che in quella direttamente introspettiva: con la prima persona singolare la linea è sottile, ma hai saputo giocarci intorno perfettamente, anche grazie all’utilizzo del tempo passato. Riallacciandomi a questo discorso, devo dire che fin dalla prima e veloce lettura l’impressione che il tuo stile mi ha dato è stata “eleganza”: le frasi sono strutturate in modo decisamente pensato, ma non per questo risultano pesanti, ed è una delle caratteristiche che preferisco trovare (non so se sia uno stile a cui sei abituata o meno, ma l’ho trovato scorrevole e riuscito con naturalezza nonostante non sia totalmente lineare). Inoltre, ho davvero amato alcune immagini (sono descrizioni talmente nitide che non posso chiamarle in nessun altro modo!) che hai inserito all’interno della prosa, che hanno davvero catturato la mia attenzione, in quanto non hanno semplicemente creato una figura nella mia testa, ma hanno gettato nuove luci e ombre sul contesto raccontato: “Le madonne di pietra e pittura volgevano gli sguardi al cielo, incuranti delle bassezze della città che avrebbe dovuto essere Santa” / “l’odore dell’incenso è come il fango del Tevere, ti si avvinghia addosso e non può essere scrostato.” / “occupandone quasi per intero la cornice… Squarci di luce danzarono sul volto dell’uomo” (la successiva espressione “lama di dolore”, invece, mi è sembrata un po’ stridente con il resto, ma ciò non ha influito sulla valutazione). Sarò anche banale, ma questo tipo di descrizioni mi fanno proprio partire in sproloqui di apprezzamento che metà basta e avanza!
Allo stesso modo, anche il lessico mi è sembrato sempre preciso, non ho rilevato alcun errore o incongruenza da questo punto di vista e in un racconto storico la trovo una cosa fondamentale. Nel momento dello scontro, invece, ho apprezzato moltissimo l’assenza di dialoghi, sarebbero risultati quasi ridondanti, secondo me, e hai fatto benissimo a evitarli. Il punteggio non è massimo per un solo particolare, ovvero che ho trovato la punteggiatura un po’ troppo ripetitiva, in quanto molte frasi sono coordinate o subordinate quasi esclusivamente da virgole e ciò dà un passo fin troppo cadenzato ad alcune parti del racconto. La penalizzazione è comunque minima poiché nella parte d’azione questo effetto è scomparso, e in generale ciò non ha molto influito sul mio gradimento della lettura. Davvero complimenti!
Trama e Originalità: 8/10
A mio parere, riuscire a trovare un equilibrio in un racconto d’azione è molto difficile: avendo letto diverse storie appartenenti a questo genere, soprattutto in occasione di contest o altre iniziative, ho notato che si ha la tendenza a intenderlo come “mostrare il combattimento e basta”, mentre una trama vera e propria è spesso assente e il background resta molto limitato. Dopo aver riletto la tua storia non penso che tu sia caduta in questa tendenza in maniera totale, visto che comunque molti aspetti della vicenda sono approfonditi grazie alla lunga introduzione e all’introspezione sempre presente, tuttavia ho riscontrato la mancanza di alcune informazioni che secondo me sarebbero state fondamentali ai fini della comprensione completa del racconto. Il primo esempio riguarda anche la caratterizzazione dei personaggi, ed è relativo al personaggio di Francesco Adriani, per cui lo approfondirò nell’apposito parametro. Altri punti oscuri si collegano invece alla metafora che doveva unire l’auleta della raffigurazione al protagonista, che a mio parere non ha sufficiente spazio per giungere a un punto di chiusura, restando così sospesa e perdendo il suo significato. Anche questo aspetto sarà approfondito nel proseguimento della valutazione, per cui cercherò di esprimerlo brevemente: il vaso viene ricomposto, e in questo modo le danzatrici riprendono a ballare (=la vita che ricomincia dopo un evento traumatico e distruttivo quale la morte della famiglia di Berenguer), ma questo ricominciare non si coglie affatto nella conclusione del racconto… sì, il protagonista risparmia la vita dell’Adriani e l’introspezione dà senso a questo finale, rendendolo il più realistico e credibile possibile, ma l’effetto che mi è arrivato è stato più del tipo: il terreno è stato preparato per gettare le fondamenta, quando invece sarebbero state le fondamenta del nuovo percorso di vita di Berenguer a chiudere la metafora dell’auleta, cosa di cui invece ho riscontrato la mancanza. Spero che si sia capito qualcosa, so che rischio spesso di fare ragionamenti complicati e tendenti all’illogicità.
Fino ad ora ho posto quasi solo critiche al parametro, ma solo perché ritengo più giusto spiegare ciò che non funziona dal mio punto di vista, piuttosto che concentrarsi solo sulle parti positive. Infatti, come puoi anche vedere la punteggio assegnato, ho trovato che le tue scelte da questo punto di vista non abbiano penalizzato così tanto il racconto, che resta invece completo come struttura a sé (anzi, con un altro titolo l’associazione con il flautista sarebbe passata in secondo piano e avrebbe influito molto meno sulla valutazione). Ho amato in particolare la prima parte, tanto che davvero mi aspettavo di trovare un richiamo ad essa nella conclusione… l’accelerazione che ha portato alla scena d’azione è stata gestita nel modo giusto, ma trovare un altro momento di calma in conclusione avrebbe aiutato a chiudere davvero questo cerchio, che la ricomposizione del vaso ha lasciato un po’ in sospeso. Per finire, ho trovato il racconto sufficientemente originale: non mi capita spesso di leggere su EFP storie scritte dal punto di vista di un mercenario o di un sicario, sebbene ovviamente ce ne siano, e in generale i racconti d’azione hanno una componente introspettiva molto minore rispetto a quella che hai inserito qui, che è un aspetto che mi è piaciuto moltissimo.
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9/10
Solitamente inizio questo parametro parlando della caratterizzazione del protagonista, ma trovo corretto concludere il discorso iniziato in precedenza sull’antagonista, Francesco Adriani. Ho trovato giusta la tua scelta di non spiegare perché abbia ucciso la moglie e la figlia di Berenguer, tuttavia, il problema è che non sono affatto riuscito a capire chi è e perché si trovi anch’egli nella bottega: è forse lui il Paternostaro, oppure è un sicario assoldato da quest’ultimo per proteggere i suoi traffici? E soprattutto, come poteva sapere che proprio Berenguer fosse stato incaricato di recuperare l’antico manufatto? Ripeto, secondo me il racconto avrebbe ampiamente beneficiato dal riempimento di alcuni di questi punti oscuri, che in sé non sono fondamentali, ma che accumulandosi forniscono una visione fin troppo fumosa del tutto.
Passando invece al protagonista non ho molto da dire, hai fatto un lavoro davvero ottimo: sebbene lo spazio sia tutto sommato ridotto sei riuscita a mostrare una sua evoluzione, che l’ha portato dalla calma del professionista spietato alla furia vendicativa, e poi ancora al “perdono”, che proprio come accade nella realtà non è scaturito da un’improvvisa bontà nata da chissà quale illuminazione, ma dalla visione di un elemento che ha ricordato al protagonista della sua stessa esperienza, ovvero la bambina innocente (la sua presenza mi fa pensare che la bottega fosse di proprietà dell’Adriani, ma a questo punto non capisco perché egli sia anche un abile duellante… spero che me lo spiegherai a fine contest, perché sono incuriosito ma allo stesso tempo pieno di dubbi). Come ho detto in precedenza e ripeterò in seguito, il percorso del protagonista non riesce a chiudersi del tutto, ma penso sia un problema di trama, più che di caratterizzazione pura, e per questo motivo ho penalizzato questo aspetto nell’opportuno parametro. Qui, ripeto, hai fatto un lavoro davvero eccellente, e un paio di informazioni in più sull’Adriani l’avrebbero reso davvero perfetto.
Bonus: 7,5/10
Contesto – Rinascimento Italiano: La storia è ambientata senza alcun dubbio nella Roma del Cinquecento: la prima sezione del testo, grazie alle sue descrizioni mirate, riesce a ricostruire alla perfezione il contesto malfamato della zona del Campo Marzio. Inoltre, i dettagli inseriti delle descrizioni (per esempio le “candelaie”) aiutano a caratterizzare ancora di più l’ambiente. 2,5/2,5
Sottogenere – Azione: Nonostante ciò abbia causato qualche piccola perplessità che ti ho espresso in precedenza, l’azione è senza dubbio il genere principale del racconto. Sia l’intrusione nella bottega, sia il duello sono descritti in modo approfondito e mai banale o ripetitivo, e in generale l’elemento “azione” è perfettamente calato all’interno del contesto storico. 2,5/2,5
Oggetto – Strumento musicale: Ho avuto un piccolo dubbio per quanto riguarda questo parametro, in quanto il fatto che sul vaso sia raffigurato un flautista non ha una reale incidenza sulla trama, ma considerando che hai inserito l’elemento e l’hai descritto con attenzione, riprendendolo in più punti del racconto, mi ha convinto del buon utilizzo di questo elemento. Lascio solo una piccola penalità in quanto l’oggetto non è fisicamente presente o influente sulla storia in sé. 2,25/2,5
Luogo – Corte o Palazzo reale: Al dubbio che mi avevi posto nella discussione riguardo a questo parametro, avevo risposto così: “In teoria sì, ma la funzione originaria deve in qualche modo risaltare. Se le rovine invece che di un palazzo, fossero di un'altra struttura, cambierebbe qualcosa a livello di trama? Se la risposta fosse no, allora non potrei considerare valido il bonus.” E il caso è proprio questo. Sì, la storia si svolge in una zona su cui un tempo sorgeva la Domus Aurea, ma il problema è che questo elemento in sé non ha alcuna influenza sulla storia, che sostanzialmente si svolge in una bottega. L‘utilizzo dell’elemento sarebbe stato significativo se il duello si fosse svolto tra le rovine di un palazzo o in situazioni simili, ma alla funzione originaria della struttura non si fa alcun riferimento, anche perché in effetti ci hanno costruito sopra. Assegno il minimo del punteggio per l’intenzione, ma durante la lettura manca qualsiasi riferimento sufficiente a farmi considerare valido il prompt. 0,25/2,5
Titolo: 2,5/5
Il tuo titolo, sono sincero, ha catturato la mia attenzione: è breve e conciso, ma espresso con un termine arcaico più particolare che mi ha spinto a volerne sapere di più. Tuttavia, anche in questo caso, la tua scelta mi ha lasciato diversi dubbi, che proverò a esprimere con ordine. In racconti “come questo”, se mi passi l’espressione, si ripropone più o meno sempre lo stesso modello: la vicenda del protagonista e quella dell’oggetto sono metaforicamente collegate. In questo caso, quindi, credo che dovrei intendere la metafora come “così come le danzatrici riprendono a ballare una volta che il vaso è stato riaggiustato, allo stesso modo la vita del protagonista andrà avanti dopo che sarà riuscito a rimettersi insieme, pur senza aver realizzato materialmente la propria vendetta”. Il problema, dal mio punto di vista, è che questo elemento manca completamente nella storia: non mostri il processo che il protagonista compie per riprendere la propria vita, né tantomeno il suo inizio. Persino la frase conclusiva, che richiama il titolo stesso, mi è sembrata una scelta poco oculata: sì, il vaso è rimesso a posto, ma la metafora non si chiude. In conclusione, il titolo in sé è accattivante, ma a parte l’illustrazione sul vaso (che a questo punto avrebbe potuto essere diversa, non sarebbe cambiato nulla) non compare nel racconto e ne è scollegato.
Gradimento Personale: 7,75/10
Come hai potuto vedere nei parametri precedenti, la storia non mi è dispiaciuta, ma mi ha convinto solo a metà: non tanto per la direzione intrapresa, quanto per la “mancanza” di alcuni elementi che l’avrebbero arricchita. Sono il primo a scrivere oneshot brevi e ad apprezzarle enormemente: trovo corretto che una storia non si dilunghi dove non è necessario, ma in questo caso specifico credo che il racconto avrebbe avuto bisogno di più spazio. Riprendendo alcuni elementi che ho trattato in precedenza (come per esempio la metafora dell’auleta, o più in generale l’arco narrativo del protagonista come persona, al di fuori del frammento qui narrato), sono sempre più convinto che tu abbia gettato le basi per giungere a un vero compimento della storia, ma che ti sia fermata lì: ripeto, non mi aspettavo certo che narrassi l’intero percorso del protagonista, la storia ne sarebbe risultata sbilanciata, ma giusto il suo inizio, nonché chiusura della metafora del vaso. A parte questo aspetto, tuttavia, la storia mi è piaciuta ed è riuscita a coinvolgermi in modo abbastanza efficace, grazie anche alle bellissime sensazioni fornite dallo stile: vista la cura che hai posto nei dettagli, non avrei mai immaginato che il ‘500 fosse un periodo più o meno nuovo per te come autrice! Apprezzo sempre chi sceglie di rischiare ed esplorare nuovi contesti, soprattutto se c’è una tale passione nelle ricerche. |