Ciao!
Io, ancora una volta, non posso fare altro che ringraziare le organizzatrici degli Oscar, perché leggendo le varie candidature sto scoprendo un sacco di storie che durante l’anno mi sono sfuggite (mannaggia, quanto, quanto vorrei avere giornate fatte di almeno quaranta ore per dedicare alla lettura tutto il tempo che voglio!) ma che meritano tantissimo.
Ecco, questa storia è una di queste: mi ha colpita tantissimo, perché andare a affondare le mani nell’angst, quando si parla di Alice, sembra sempre facile, ma tu hai scelto di ribaltare la situazione e trovare una prospettiva tutta nuova per aprire delle crepe su questo personaggio. È una dinamica che trovo davvero interessantissima, che va ad aggiungere dolore su dolore a un personaggio che ha già sofferto tanto ma, ahimé, trovo tutto estremamente realistico (e ci sono dettagli, come quel riferimento alle mille cruciatus che lei preferirebbe affrontare piuttosto che sopportare il dolore di trovarsi di nuovo in quella stanza, che mi hanno straziato il cuore). E, non lo so, so che è un commento forse stupido, il mio, ma questa storia è arrivata un po’ come un lampo, come un collegamento e una scoperta che non fa che sembrarmi giusta: non ne ho mai scritto e non credo ne scriverò mai, ma insomma, io quella mancanza di figli di Neville, nei vari articoli, me la sono sempre tenuta stretta, e ho sempre avuto l’headcanon che Hannah e Neville abbiano passato ciò che qui tu descrivi per Alice e Frank. Quindi, ecco, trovare questa tematica affrontata con tanta maestria e legata proprio a questi personaggi mi ha riempito il cuore, nonostante tutto il dolore che hai messo in campo.
È un tema difficilissimo, delicato e terribile, quello che scegli di trattare, e lo fai nel modo migliore possibile. Senza nascondere niente, senza mai alleggerire la portata straziante di questa situazione, ma sempre con una grande coscienza di quanto trattato, e con un rispetto incredibile.
Sono tematiche che non vivo sulla mia pelle, e che forse non potrò mai capire fino in fondo, ma credo davvero che tu le abbia rese nel modo più realistico possibile. Nel dolore di Alice, nel suo smettere di provare a fantasticare su quei bambini in cui non osa sperare, nel modo in cui Frank le resta accanto cercando di strapparla via da quella disperazione che sa di pazzia.
E quando poi questa disperazione prende una piega tutta nuova – ma non per questo meno dolorosa, con quella profezia che rischia di portar via anche quello che sembra un miracolo – il peso emotivo del racconto non fa che aumentare, e il dolore e il terrore di Alice è qualcosa di così tangibile che mi ha spezzato davvero il cuore.
Ed è tutto realistico e comprensibile, persino il desiderio che il bambino condannato sia un altro, e non il suo, e il fatto che queste parole siano tutto ciò che riesce a salvarla da un desiderio terribile.
Terribile, poi, è scoprire quanto poco tempo abbia avuto per essere madre, ma da una prospettiva tutta diversa, una prospettiva che l’ha rinchiusa nel suo inferno fatto di dolore che torna, sempre e comunque, e che le strappa anche l’unica persona che era in grado di farla uscire dall’inferno.
Insomma, ho trovato questa storia scritta davvero divinamente, capace di rendere benissimo un dolore immenso e straziante, senza mai però crogiolarvisi in maniera gratuita e fastidiosa.
Ti faccio davvero, davvero i miei complimenti!
A presto! |