Ho ancora qualche riserva sullo stile. Peraltro, endecasillabi con rime andrebbero benissimo per gli argomenti importanti che tratti.
Qui però c'è qualcosa di imprevisto, avvincente devo dire. Parti senza rime e ci arrivi pian piano, come a seguire il filo di un pensiero inizialmente confuso e disordinato.
Però per ben due volte scrivi "in fondo" tutto attaccato! (ti prego, non mandarmi nel paese dell'uccello padulo)
Il contenuto è estremamente interessante.
Inizi con un verso che è da sè un prezioso aforisma. "Han bisogno di star male per capire cos'è il bene."
Metti molto bene in risalto quel senso di narcisismo, pieno di contraddizioni, che è in ciascuno di noi e che viene ulteriormente rafforzato quando l'uomo si raggruppa in enti, comitati, governi.
A un tratto spunta inatteso quel "ricordi lontani", non preparato dai versi precedenti.
Non riesco però a capire appieno l'ultima strofa. Quando avremo finito di distruggere il creato e noi stessi "sapremo se un dio esiste". Vedremo, vuoi dire, se esiste a giudicare sua vendetta?
Pessimista, sfiduciato, l'ultimo verso: "l'umanità è condannata a un destino triste".
Io, seguace di Cristo (solo a parole, lo so) penso che ci si metta la Provvidenza a trasformare il male in bene. Sennò perchè il mondo non è ancora finito? Ma la tua dea ragione non può aiutare. Ci vuole tanta fede.
Come nell'amore; ma quello è un discorso separato che spero di continuare con te. |
