Penso di essere molto arrugginita con le recensioni.
Non ne faccio molte, e soprattutto di solito mi tengo le mie opinioni per me, ma una porteng mi ha spiazzato. Sai benissimo come io sia una fruk-stan fino alla morte, ma questo non significa che non possa apprezzare cose che escano dal mio personale binario di preferenze e leggerle con un certo gusto e soddisfazione. Quindi bando alle ciance, diamoci dentro.
Iniziamo subito col botto, o meglio, quello che potrebbe sembrare un rapimento. Arthur sembra proprio quello che da bambino era una creatura selvatica ma che non appena entra nell'età adulta si ostina a cercare di passare come un ripulito. Sommato a un Roma che non ha problemi a mandare i suoi studenti per fratte, tutto fa pensare a un inizio di un sordido, e appassionante, thriller. Insomma, il cane è un chiaro simbolismo (?)
Arthur sembra già essere pentito di tutto, ma probabilmente l'amore per i cfu lo fa rimanere ben ancorato alle sue intenzioni. Insomma, Miquel è sospetto da morire! Uno come fa a fidarsi di uno splendido portoghese che fa due lavori, possibilmente in nero e molto probabilmente senza camicia?
La sua ignoranza sulle sue stesse origini, però, è credibile. Raramente ci si interroga sulle proprie radici, se ci si è nati sopra.
Il careto rimane una figura costante per tutta la storia. Prima come un cartonato sullo sfondo, che però lentamente si avvicina alla mente di Arthur per poi presentarsi minaccioso proprio davanti a lui, una sorta di perverso simbolismo su come lo stesso Arthur si senta interiormente. Mi è piaciuto molto questo progressivo avvicinarsi e il riconoscere, da parte di Arthur, la sua presenza.
Con lo svolgersi della festa finalmente si vede un Arthur coinvolto, a sua insaputa, in una tradizione dalla quale sembrava voler rimanere distaccato. La sua rigidità e separazione dall'evento viene ben rappresentata dal suo approccio accademico, quale viene abbandonato non appena ripone la sua macchina fotografica. Alla fine Arthur viene coinvolto, fisicamente e mentalmente, in una cosa nuova. E ok che Miquel giusto quello aspettava per far partire il limone più pianificato della serata, ma è interessante come un'usanza locale possa mutare in una chiara rappresentazione di mentalità e quasi psicologia.
Non saprei che altro dire. Ho apprezzato moltissimo la storia, questo è vero. Non è una fruk, grave pecca, ma è un uguale lavoro di qualità. Essendo poi a conoscenza di tutto il backstage per vederla alla luce del sole, non posso altro che concludere con ulteriori complimenti per averla scritta. |