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Io sono entrata praticamente per caso su EFP e ho trovato questo. Non ho neanche letto l'introduzione, niente: la sezione mi è bastata e penso di aver fatto la cosa migliore della giornata.
Inizio dalle tue note perché le ho trovate molto interessanti e un ottimo punto di partenza per approcciare la FF per via della dichiarazione d'intenti che manifestano. L'encomio di Elena è un testo fondativo della mia esperienza scolastica, perché è davvero tra i primi esempi di filosofia che hanno gettato dei semi in me, sbocciati poi nella scelta di intraprendere Filosofia all'università. Vederlo citato da te e in questo contesto mi ha dato molta gioia, perciò grazie. Mi fa piacere sapere che abbia avuto l'occasione di segnare anche te!
Sulla questione dello sguardo moderno, con me sfondi una porta ormai del tutto aperta: è semplicemente impossibile pretendere di assumere un punto di vista così lontano nel tempo e nello spazio, e che peraltro si annida nelle pieghe del mito e della leggenda. A volte ho la sensazione che l'unica vera giustizia che possiamo offrire al passato è proprio quella di guardarlo con gli occhi del presente, perciò credo che tu abbia fatto il possibile per rispettare il materiale originale - la sezione secondo me va bene, a proposito - ma senza tradire, allo stesso tempo, quello che sei tu, con la tua esperienza complessiva di persona viva nel 2022.
Arriviamo alla storia. Ho avuto i brividi per l'intera raccolta, e li ho ancora mentre la rileggo per scrivere un commento. E' una storia in crescendo: hai saputo dosare le riflessioni e le parole con grande classe, portando avanti un'idea importante e dandole il giusto tempo per farsi strada nella mente di chi legge. Mano a mano che ci si avvicina verso la fine, infatti, cresce il dolore, cresce la pena, cresce il desiderio di abbracciare Elena, di andarle vicino e dirle che non è sola, che è capita, che non l'abbiamo mai meritata. Fa malissimo, ma allo stesso tempo questo ti fa onore: sentire un trasporto tanto forte verso un personaggio di fantasia non è così inusuale per me, ma sicuramente non accade tutti i giorni. La penna di chi scrive e le tematiche giocano un ruolo fondamentale in questo e devo dire che il mix che ho potuto vedere esploso qui ha reso possibile l'affetto e l'empatia che provo ora nei confronti di Elena - della tua Elena.
Mi è piaciuto tantissimo il fatto che la consapevolezza non sia immediata, ma un percorso, un viaggio. E' estremamente realistico: di rado chi è vittima di una violenza, soprattutto quando non è fisica ma fa riferimento a un modo di pensare diffuso, a una costruzione sociale difficile da scardinare, se ne rende conto in fretta. Elena rientra nel copione: si riconosce come colpevole perché così l'hanno additata. La sua identità non viene dall'interno, ma dagli occhi e dalle menti di chi l'ha guardata e le ha cucito addosso una funzione e un ruolo, che lei abbraccia perché non sembra conoscere altro. E' così che va il mondo, gli uomini isolano e mortificano chi risulta colpevole ai loro occhi, perciò perché dovrebbe essere diverso per lei? Perché Elena dovrebbe essere qualcos'altro e qualcun'altra rispetto a quello che le hanno detto di essere, a parole e con i gesti? Una parola su tutte: il suo stesso nome, quel nome che i Greci urlano, in nome del quale sembrano combattere. Il costante segno della colpa e del peccato; un nome che è un complemento di causa più che un vocativo: è a causa sua se le persone muoiono.
Ma col tempo la macchinazione le diviene chiara. Lei non c'entra niente, non l'ha mai fatto: la guerra che si sta combattendo in nome suo è affare di uomini e del loro onore, della loro società, delle loro mascolinità fragili e tossiche che si annientano a vicenda per provare gli uni che non meritavano un affronto come quello subito, gli altri che hanno avuto tutto il diritto di compierlo. Elena da colpevole si riconosce come un pretesto, una scusa. E questo nessuno gliel'ha detto: l'ha capito da sola (forse, chissà, con l'aiuto delle Moire, capaci di pietà più degli uomini), e la sua identità - che non è mai stata realmente sua - le si sgretola tra le mani mentre realizza che agli eroi di lei non importa nulla, né in positivo né in negativo. Continuano a perpetrare la narrazione della colpa, di Elena peccatrice, di Elena oggetto rubato - che ha addirittura voluto farsi rubare - e che deve essere riportato a Sparta, ma lei è innocente, lo è sempre stata. E sempre lo sarà, nonostante le Bolle future che la condanneranno di nuovo (parliamo del Malleus Maleficarum?). Ma non è facile uscire dalla gabbia. Non è facile alzare la testa e affrontare non uno, ma addirittura due popoli che sembrano pensarla allo stesso modo. Non è facile dimostrarsi innocente quando tutti gli altri ti credono colpevole sulla base non di prove incontrovertibili, ma dell'onore tradito, della consuetudine del possesso - della necessità di giustificare un massacro durato dieci anni. Ma Elena ora sa: non è lei che deve cercare il perdono. Di chi, poi? Gli dèi non si curano di loro, gli uomini non si curano di lei. Elena non deve niente a nessuno: questo le dà potere, almeno su sé stessa. Le dà il potere di costruirsi una nuova identità, questa volta scaturita dalla sua presa di coscienza. Questa volta, nel dolore e nella difficoltà della propria condizione, Elena è una persona attiva, almeno mentalmente, capace di autodeterminarsi foss'anche solo nell'etichetta che sceglie di appuntarsi al petto.
Poi è arrivato il paragrafo finale e mi ha dato il colpo di grazia. L'idea che nulla possa scacciare del tutto la sua colpa, nemmeno la riscrittura della sua storia, mi ha stretto il cuore. L'amarezza della riflessione sull'onda del "Elena se l'è andata a cercare" mi ha fatto tremare. La parte in prima persona mi ha fatto scendere una lacrimuccia e l'ho trovata davvero toccante. Dici - le fai dire - una cosa disarmante: Elena è una figura che ha vissuto in tutti i tempi. E' vero. Più ci penso, più è vero. Lo è come personaggio di una delle due opere che, eurocentrici da millenni, abbiamo avuto la presunzione di ascrivere a prodromi della letteratura occidentale; ma lo è anche come donna, come figura femminile in una società patriarcale che giustifica il proprio machismo sulla pelle di chi è innocente, deresponsabilizzando i veri colpevoli. Elena sono io ed è tutt* coloro che non rientrano nel gioco delle parti che ci viene assegnato alla nascita. E' inquietante doverlo dire, ma purtroppo il Futuro non è ancora pronto a lasciarla andare, non ai suoi termini. Lo sarà, lo saremo tutti, di questo io sono incrollabilmente certa, ma ahimé non oggi. Però una cosa, secondo me, tu sei riuscita a farla: le hai dato voce e le hai dato luce. Su questi lidi, almeno, l'ombra non esiste più.
Io spero davvero di aver colto tutti gli aspetti che questo racconto aveva e ha da offrire. Se ne ho perso qualcuno per strada, raccontamelo, ti prego, perché questa storia merita davvero tanto. Ti ringrazio di cuore per averlo scritto: le challenge non vanno davvero sottovalutate! La sfida stavolta non era decisamente delle più facili, ma l'hai portata a casa con un'abilità e una sensibilità tali da farmi quasi pentire di non aver preso parte all'iniziativa a mia volta! :') No, scherzo, è un periodo complicato per la scrittura e 5 prompt in un colpo solo mi avrebbero stesa, però sono senz'altro qui ad ammirare la bravura altrui e a bearmi di questo nuovo gioiello. :')
Di nuovo grazie e alla prossima! <3 |