Ciao!
Non sapevo cosa aspettarmi quando ho iniziato questa lettura – non conoscevo il contesto dell'AU –, ma quel Science-fiction associato all'universo potteriano mi ha intrigata e allora eccomi qui, felice di non essermi fatta fermare dalla cornice che non conoscevo e con qualcosa di nuovo da aggiungere al mio piccolo bagaglio di letture – perché non appena ho terminato il tuo racconto sono corsa a cercare la trama dell'opera che ti ha ispirata, cosa che mi ha fatto apprezzare ancora di più la tua rielaborazione!
Credo di aver amato più di ogni altra cosa il dibattito etico alla base di questo racconto: ciò che è giusto, e umano, da un lato e ciò che è conveniente, ma disumano, dall'altro. Un disumano, però, infarcito di così tanta retorica e di così tanti cerimoniali da riuscire a persuadere gran parte di coloro che lo mettono in pratica di essere nel giusto – perché così deve andare, così un Fato senza nome vuole che vada, così va da troppo tempo e continuerà ad andare. Il concetto secondo cui la sofferenza di uno è tollerabile per il benessere di molti è terrificante, ma è anche specchio di un tipo di società che si rende impermeabile al dolore altrui in ragione del proprio benessere – e questo, con le dovute differenze tra realtà e finzione – è un qualcosa che trovo molto attuale e tristemente realistico, il che non fa altro che rendere ancora più interessante il tuo racconto.
Ho apprezzato molto come questo dibattito etico non sia affidato alla voce del narratore, bensì a quella dei personaggi (mi ha ricordato un po' lo schema dei dialoghi platonici, ma questo probabilmente perché vedo riferimenti e sottotesti ovunque XD), con Alma e Camilla implicitamente a sostenere due tesi opposte e Kadisha a scoprirle entrambe in un dialogo che sostiene soprattutto con se stessa – attraverso non solo le parole che pronuncia a voce alta, ma le sue riflessioni che emergono dalla narrazione stessa.
Ecco, Kadisha è un personaggio che ho conosciuto qui per la prima volta, ma che si è decisamente imposto con la sua personalità e i suoi ragionamenti che la costringono a distaccarsi da ciò che la società in cui è nata e cresciuta etichetta come normale. Mi è parso di vederla rigurgitare metaforicamente tutto ciò che le hanno insegnato sin dalla nascita, i concetti di bene e male che le sono stati impartiti, la quotidianità che ha vissuto sino a quando non ha visto con i propri occhi il prezzo del benessere: questo Harry Potter – bellissimo, tra l'altro, come qui la parola Prescelto assuma un significato sinistro, evidenziando quello che in fondo è una caratteristica di ogni "prescelto": uno che si sacrifica per molti – condannato a sofferenze eterne non per colpe commesse, ma solo perché si è convinti che la sua sofferenza garantisca la serenità della comunità.
Kadisha si pone la domanda che una comunità come la sua ha scelto di ignorare: è giusto? Ed è triste che quando questa stessa domanda cerca di porla a Camilla, la persona di cui è innamorata, non vi sia neanche dialogo, perché Camilla incarna l'altro lato della medaglia: quello che sa e accetta, che trova tutto sensato e immutabile – non sono sicura di aver colto l'importanza dell'aritmetica nel tuo racconto, ma a me questo ricorso alla matematica mi è parso un modo per giustificare tutto addossando eventuali colpe a una presunta oggettività dei fatti: la matematica, in fondo, è esatta, né etica né amorale, è solo il risultato di ciò che è, un contesto entro cui non esiste giusto o sbagliato, ma solo un calcolo che dà un risultato a prescindere da tutto e tutti, un risultato che non può essere altrimenti (due più due fa quattro, e non ha neanche senso chiedersi se quel quattro sia etico o meno, perché resterà comunque quattro).
Mi è piaciuta molto anche Alma e ciò che incarna (insieme a quel Benjamin che troviamo all'inizio e poi alla fine – questi Weasley sempre controcorrente, non cambiano mai!), lei che ha già vissuto ciò che vediamo vivere a Kadisha e che è già pronta ad andare via, mettendo in atto la sola forma di protesta che conosce e che forse reputa sensata. Leggendo di lei e Kadisha ho pensato che, nonostante tutto, anche coloro che vedono il marcio siano ancora distanti dal riuscire a combatterlo, perché tutto ciò che fanno è lasciarsi l'ingiustizia alle spalle e prenderne le distanze, ma questo non migliora la condizione di Harry, che è sempre rinchiuso in un santuario a pagare per tutti. Chiamando in causa il dibattito etico di cui ho parlato prima, ho apprezzato anche questo aspetto, perché trovo realistico che le prese di coscienza seguite poi da azioni volte a combattere un'ingiustizia siano per forza di cose lente oltre che faticose – forse, chissà, la generazione successiva a Kadisha riuscirà a fare qualcosa in più.
Arrivando all'aspetto stilistico, ho apprezzato la struttura della narrazione. Mi è piaciuto sia come hai scandito il ritmo, con questi paragrafi che fotografano momenti e portano avanti la narrazione, sia la scelta di far emergere soprattutto la voce dei personaggi – mi sono sentita molto vicina a Kadisha grazie alla focalizzazione su di lei, le sue riflessioni e la sua graduale presa di coscienza.
Ho apprezzato anche la scelta di iniziare il racconto in media res, senza dare coordinate specifiche sulla cornice, ma ricostruendola a poco a poco attraverso il turbamento emotivo della protagonista. Mi sono sentita subito coinvolta nella vicenda e al tempo stesso ho proseguito la lettura guidata dalla curiosità di capire cosa stesse accadendo, quale fosse il contesto, dove inserire i vari tasselli.
Riprendendo le tue note, non so su cosa ti sia soffermata nella tua sperimentazione stilitica, ma il risultato che ho letto mi è piaciuto molto e l'ho trovato molto adatto a questo tipo di racconto.
Spero di aver scritto qualcosa che abbia un senso (e scusa eventuali refusi, non faccio in tempo a rileggere!) e che soprattutto riesca a far trasparire quanto abbia trovato interessante questa lettura. Complimenti davvero e grazie di averla condivisa!
Un abbraccio! ❤ |