Recensioni per
Il criterio del Mondo
di Chiaroscura69

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
03/11/22, ore 12:28

Non riesco - o meglio, non vorrei - giudicare il valore dei tuoi versi.
Senza peli sulla lingua posso dirti che i versi di un anno fa, addobbati a suon di rime alterne, mi avevano emozionato di più.
Il criterio che adotto io è quello di togliere gli accapo: se la prosa risultante è fluente, scritta bene, facile da leggere, allora non mi trovo davanti a una vera poesia: è solo una prosa con qualche accapo in più. Questo mi sembra essere il caso della tua ultima composizione.
È giusto e bello - sempre secondo me - volersi liberare dalle rime, ma allora le cose si complicano. Occorre inventarsi nuove sonorità. Capisco che non vuoi ricorrere a nessuna forma di metrica o di accentuazione, perché potresti dare l'aspetto di danza ad argomenti dove non c'è niente da ballare. Ma, lasciati così, a me i versi sembrano non-versi. Dopo questo lungo sproloquio che, spero vivamente, non ti abbia ferito, lascio qui alcune considerazioni sul contenuto denso, fondamentale, che affronti.
Lo condivido pienamente. A te dà una sorta di spiazzamento, ti senti spazzata via e dispersa, dici nell'intro, "nel vento dell'apparenza". A me procura claustrofobia, perché tendo a rinchiudermi nel minore spazio possibile come un ragno che fiuta il pericolo. E vado alla ricerca spasmodica di altre anime nelle mie stesse condizioni, anime non ottenebrate dalla contingenza dei corpi.
Il tuo, in fondo, è un bisogno di amore: ti aspetti "doni", "premi" e ricevi indifferenza ("ti guarda e ammutolisce"), una presa di distanza, un trattamento solitamente riservato ai pazzi.
Non si può amare e lasciarsi amare ("il più nobile sorriso") se non si conosce e non ci conosciamo ("guardarsi negli occhi degli altri / e non vedersi affatto"), ma d'altra parte non si può conoscere se non amiamo. È un pesante giro vizioso, un cane che si morde la coda. E inevitabilmente la poesia si conclude con un finale disturbato dall'ipocrisia.

Forse una scappatoia esiste: non guardare al "Mondo", agli "altri" come un'unica indistinta realtà, ma cercare di scomporre questo ammasso informe in tanti individui, anime e corpi, ciascuno con la sua peculiarità, ciascuno con la sua diversità. Forse così potremmo trovare in ognuno qualche piccola dote positiva, anziché barricarsi di fronte a un tutt'uno caratterizzato da sola negatività. Provare a scalfire le epidermidi dietro cui il "criterio" del politicamente corretto e dell'apparire "sgargiante" ci obbliga a nasconderci. E ritrovare in ciascuno, riportare in superficie, quegli incendi, quegli urli soffocati a cui poter dare un significato più profondo.
Alla prossima!