Ciao Chiara,
è sempre piacevole nonché interessante e coinvolgente perdersi tra le righe dei tuoi componimenti, i quali ancora una volta parlano dei tuoi sfortunati amanti, ma ogni volta c’è qualcosa che cambia, muta il suo aspetto, viene fatto un passo in più verso una diversa consapevolezza di sé rivolta a colui che sta soffrendo essendo rimasto orfano della luce che in qualche modo illuminava il suo percorso.
In questo brano mi è parso quanto mai evidente che quando ormai tutto si è compiuto, quando la realtà è quella che ti si para dinnanzi ogni giorno, quando la sofferenza continua a scavare abissi nel cuore e nella mente, l’unica cosa saggia da fare è prendere atto di ciò che si sta vivendo, sapendo che non ci saranno ulteriori possibilità o una via d’uscita a facilitare l’esistenza, e, come se ci si guardasse in uno specchio, parlare a chiare lettere e ammettere che le cose sono esattamente come si prospettano, e cioè che il ricordo di ciò che insieme si è stati, con tutto il vissuto che fa da contorno, è lancinante e pressoché continuo. Il tempo sembra davvero che si sia fermato e in questo tempo sospeso si continua a cercare, e forse attendere, qualcosa che purtroppo si sa già a priori che rimarrà nell’alveo del sogno o della speranza.
Anche in questa occasione le immagini che ci rimandano al dolore di questo giovane sono sempre dal forte impatto emotivo e ci riportano al fatto che, quando un sentimento ha intriso ogni fibra del proprio essere è pressoché impossibile estirparlo e, allora, lo si culla per procrastinare il momento in cui tutto dovrà necessariamente avere una fine per la sopravvivenza di se stessi e per poter guardare al domani in maniera serena.
Probabilmente con queste mie considerazioni sono andata fuori tema, ma i tuoi versi sono convogliati in questi pensieri.
Sempre brava e coinvolgente. Un caro saluto. Elena |