Recensioni per
Non chiamiamoli haiku, ma raccolta di piccoli e scarni pensieri
di kamony

Questa storia ha ottenuto 32 recensioni.
Positive : 32
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/10/23, ore 07:21
Cap. 9:

Stavolta più che una poesia mi sembra un indovinello; ed io non sono per niente portato agli indovinelli.
Se fossi un po' più giovane, più ottimista e un po' meno realista (basandomi sulla realtà che mi sono costruito io, s'intende) direi che la risposta giusta è il futuro.
Ma poi ci sarebbe da capire il titolo: il coraggio di andare controcorrente?

Recensore Master
26/10/23, ore 18:01

La stagione estiva non è la mia preferita per via di quell’aria rovente che, soprattutto in questi ultimi anni, ci ha tormentato non poco.
Sei riuscita in queste poche parole a disegnare un quadro che ha intatto il sapore della vita vissuta in questo periodo: la cicala che non smette di farci pervenire il suo verso, il quale alla fine diventa veramente assillante; l’estate calda, afosa, che pare bruciare su qualunque cosa si posi, sulla pelle, sulla natura, sugli animali.
Ma passata l’estate siamo ben consci che si torna ai ritmi soliti: un altro frammento di vita è trascorso e con esso la consapevolezza che un altro anno viene lasciato indietro per darci modo di affacciarci in quello che sta per arrivare.
L’estate come spartiacque fra il prima, passato, e il dopo, futuro che verrà.
Nuovamente un caro saluto.

Recensore Master
26/10/23, ore 17:44
Cap. 5:

Torno ancora ad immergermi fra le tue parole, cara Kamony, che, noto, lascino, ogni volta, al lettore la più ampia libertà di interpretazione, come in questo caso.
Io ho immaginato una scena in cui ci sono due persone che hanno avuto un confronto e, mentre una, forse più forte delle proprie idee, è riuscita ad abbandonarsi al sonno ristoratore, nonostante la discussione, l’altra si è posta in osservazione, guardando la pioggia fuori dalla finestra mentre bagnava i vetri che, appannandosi, non permettevano di far vedere le lacrime che scorrevano parimenti sul volto, a fronte delle parole appena udite e che, probabilmente, hanno scavato un solco tra i due.
Come vedi la fantasia si è impossessata di me, durante il tempo della lettura, e trovo che la cosa sia stimolante.
Pertanto, grazie e un caro saluto.

Recensore Master
25/10/23, ore 15:24
Cap. 8:

Nuovamente eccomi fra le tue parole.
Questa poesia mi fa pensare a qualcosa di bello che è sorto in un giorno di sole pieno, magari in un periodo del maggio fiorito, che però, in un altro momento, è giunto al suo termine.
Può essere qualcuno nato in una splendente giornata di piena primavera e che ora è volato in cielo, come un petalo che si distacca dalla sua corolla trasportato lontano tramite il vento; oppure può essere una storia d’amore inevitabilmente finita mentre si ha ancora una rosa stretta tra le mani e se ne contano i petali ormai sfioriti, poiché anche il sentimento lo è adesso, in quanto non più ricambiato.
Sicuramente mi sarò allontanata dal sentiero del tuo componimento, ma ognuno nei versi viene colto dalle tante sfumature delle parole che, a loro volta, paiono parlare direttamente al lettore, che se ne appropria trasferendo il personale sentire.
Un caro saluto.

Recensore Master
25/10/23, ore 15:08
Cap. 4:

Ciao Kamony,
questo altro componimento ha attirato la mia attenzione già nell’istante della sua pubblicazione (poiché mi ha riportato alla memoria qualcosa che anche io ho scritto tempo fa ma rimasto sepolto nella memoria del pc), ma solo ora, dopo aver iniziato a leggere anche gli altri, lo commento: mi è pertanto particolarmente piaciuto per le immagini di forza e carattere che sono state in grado di restituirmi.
Ho visualizzato quei fiori che si ergevano come prodi guerrieri, a tutela del bello che può esistere persino fra i grattacieli delle città, per sbaragliare tutto il grigiore proveniente dall’asfalto che li circonda.
Il fiore è una creatura all’apparenza tanto delicata, ma racchiude in sé una energia e una potenza capaci di sorprendere: infatti mai più penseremmo di riuscire a vederli crescere ai bordi delle strade aprendosi un varco fra il cemento.
Poche accurate parole, come sempre centellinate, ma che fanno pervenire un messaggio a chi legge.
Complimenti e grazie. A presto!

Recensore Master
25/10/23, ore 08:20
Cap. 8:

È la poesia che mi è piaciuta di più. E stavolta consentimi di non mettere le virgolette intorno a poesia.
Inizia con due decasillabi perfetti (tipo: O Valentino vestito di nuovo, ma quello è un endecasillabo, quasi più banale) e termina con tredici sillabe sguaiate, incentrate sullo sdrucciolo "petalo". È la forma che si adatta magnificamente al contenuto.
Sognante, ammaliante il primo verso, un inizio grandioso. Sulla scia del primo il secondo, ma con un accenno di raggiunta abitudinarietà introdotto dal giorno qualunque. Ostico, allontanato col passato remoto, l'ultimo.

Estremamente attuale il contenuto: ghosting, lo chiamano. Non ti nascondo che sono stato tentato anch'io: da piccolo volevo scappare di casa; da grande volevo fare "jouhatsu", come i giapponesi, evaporare. Un gesto vile ed egoista, perché non tiene conto dei sentimenti di chi ci circonda.
Ma naturale: non è in fondo anche la morte una forma di ghosting (maremma 'sta stagione: mi fa fare pensieri malinconici)?
Un abbraccio.

Recensore Master
24/10/23, ore 10:21
Cap. 3:

A piccoli passi, cara Kamony, mi addentro nei tuoi pensieri per confrontare il mio con il tuo sentire, in base alle tematiche che hai scelto di affrontare.
Anche questo haiku, sempre secondo il mio sentire, ci proietta oltre, fra le stelle, deputate a ricevere, e magari anche ascoltare ed esaudire, i nostri sogni di piccoli esseri umani nel grande firmamento che ci sovrasta. Qualche attimo solo per noi per staccarci da una realtà talvolta opprimente e che ci manda segnali discordanti. Ma questa condizione di sogno dura solo qualche istante poi, la vita vera, quella che incontriamo ogni giorno, torna a reclamare il suo posto e allora davvero tutti quei sogni devono essere messi da parte, accantonandoli momentaneamente, anche se non possono venire dimenticati.
Queste sono state le impressioni che mi sono sorte alla lettura del tuo scritto che ha permesso alla mia mente di spaziare in svariate direzioni, probabilmente anche stravolgendo il concetto di fondo.
Grazie e un caro saluto.

Recensore Master
20/10/23, ore 23:50
Cap. 2:

Eccomi nuovamente fra le tue parole dove vengo catturata dalle immagini che via via ci proponi, frutto, con molta probabilità, di una attenta osservazione di tutto ciò che ti circonda.
Io non amo particolarmente il mare, essendo più una creatura che si trova a proprio agio fra le montagne, ma mi piace scrutarlo quando non è occupato da tutti quei corpi lucenti di sudore e creme, riuscendo a coglierne l’essenza solo quando è finalmente libero dalla massa umana che pare opprimerlo. Allora sì che si ha l’opportunità di godere delle onde, le quali possono danzare in sintonia persino con il ritmo del respiro di chi osserva il loro moto ondoso che lascia tracce schiumose sulla battigia sulla quale si disegnano incredibili geometrie.
Ecco allora che in questi momenti posso apprezzare la vera bellezza del mare e delle sue onde.
Chissà se anche per te è così?
Un caro saluto.

Recensore Master
19/10/23, ore 10:53
Cap. 1:

Ciao Kamony,
provo a cimentarmi nel commentare qualche haiku, sperando di non fare i miei soliti panegirici e, in particolare, di dare un senso compiuto alle tue parole.
Questo colpisce per il soggetto preso in esame: la Luna, che diviene delizia per gli scrittori, e soprattutto pura ispirazione per i poeti, relativamente alle emozioni che è capace di regalare semplicemente osservandola.
L’argomento è forse inflazionato ma c’è chi riesce a donare alla Luna una vita propria. Infatti, in queste stringate righe, essa diviene la protagonista, in quanto agisce spiando silenziosa quei due amanti in vena di effusioni, che, suppongo, sotto il lucore dell’astro, abbiano tutto un altro sapore.
Ecco allora che essa, anche come soggetto inanimato e immobile, funge da deus ex machina e si gode curiosa l’idilliaco incontro avendo creato le condizioni adatte.
E’ sempre piacevole, nonché interessante, leggere le varie interpretazioni che uno stesso argomento è in grado di suscitare, sia in chi scrive che in chi legge, poiché arricchisce entrambi.
Complimenti e un saluto.

Recensore Master
13/10/23, ore 08:07
Cap. 7:

Sei saggia, cara kamony, non vuoi convincere nessuno, eppure molto spesso le cose succedono senza volerlo. E le convinzioni ce le regalano (preziosi regali le convinzioni) non quelli che ci vogliono convincere, gli imbonitori, ma proprio quelli che non vogliono convincere nessuno.

Un distillato perfettamente riuscito, questi nuovi versi, un grappino che va giù gradevolmente (per rimanere sul tema delle bevande, più o meno alcoliche), con quel lieve retrogusto acre costituito dal vento che fischia e dalle lenzuola che s'aggrappano per non volar via.
Sei riuscita a ripulire la realtà dei panni stesi da tutti gli elementi di troppo e hai aiutato a creare immagini, ricordi, sprazzi o ventate di sicura suggestione.

Un po' come lo zibellino - ancora per restare in termini di bar - che manipola (non so come dirlo in maniera più educata) i chicchi di caffè e li trasforma in Kopi Luwak.
D'altronde questo è la poesia, se William Wordsworth scriveva che "prende origine dall'emozione rammentata nella tranquillità".

Una gradevole tazzina, o bicchierino, sicché, ma troppo presto si arriva al fondo e si sente il bisogno di altri versi, altre emozioni, con la stessa sensibilità con cui avevi iniziato. Un evidente limite delle poesie troppo corte. E così, grazie a te, nelle mie ore insonni della notte, mi sono messo a cercare per la rete altri panni stesi, non necessariamente lavati in Arno, e ho trovato un bel blog genovese, di una certa Miss (non Mrs) Fletcher. Ancora una donna. È proprio vero che la pelle femminile è più sensibile!
Complimenti e alla prossima.

Recensore Master
12/10/23, ore 16:04
Cap. 7:

Gentile Kamony,
ho letto i tuoi pensieri (compresa anche l’interessante nota iniziale di spiegazione su come affrontare la lettura di questa tua raccolta), dal momento in cui hai iniziato a pubblicarli, declinati come fossero haiku, dei quali non conoscendo la metrica non ho idea di come debbano essere scritti, e per questo motivo non ho osato commentarli in quanto, purtroppo, non sono capace di lasciare un commento che sia in grado di sintetizzare i concetti come tu, con proprietà, profondità e quel misto di leggerezza e armonia, hai saputo invece fare.
Quest’ultimo però mi ha colpito particolarmente poiché, dalla semplice visione di alcune lenzuola stese, hai saputo trasferire anche al lettore una visione di vita vissuta. Sono proprio riuscita a vedere il movimento leggiadro, complice il mio amico vento, che giocava con le lenzuola profumate di bucato appena fatto, le quali volevano a tutti i costi restare agganciate al filo che, forse, stabiliva anche un legame con chi le aveva appese ad asciugare. Una sensazione di casa immediatamente mi ha colta e mi ha avvolta al contempo.
Spero di non aver scritto delle sciocchezze, poiché è la prima volta che provo ad esprimermi su questo genere di poesie, che apprezzo ma che mai sarei capace di formulare per un mio grande difetto: la sintesi che mi manca tremendamente, però ammiro molto chi la sa utilizzare veicolando e coniugando concetti ed emozioni al lettore ultimo.
Un caro saluto e complimenti.

Recensore Master
10/10/23, ore 08:06

Anche a me piace EFP per lo stesso tuo motivo: interazione, arricchimento, ecc. Perché conoscendo meglio gli altri, senza giudicare, senza le fotocopie dei retweet, senza il voler apparire di Instagram o di facebook, si finisce per conoscere meglio se stessi. Il che non è poco!

Non mi hai convinto, non ancora, sul non voler dare suggerimenti di lettura. Tutto ciò che esce dalla nostra mente è un'interpretazione della realtà; la realtà è irraggiungibile - a mio modesto avviso. Le sensazioni, le emozioni, la fotografia, la scienza stessa sono pezzi di realtà filtrate, realtà parziali, realtà vissute. È una battaglia persa voler togliere filtri, imparzialità, vita alla realtà. Il lettore deve sentire lo scrittore, e lo scrittore non può farsi sentire se non racconta la sua distorta, frammentaria, rielaborata realtà. Non c'è bisogno di imbonitori di realtà, concetti astratti, ma di emozioni, realtà manipolate come in un dipinto.
Nel variegato mondo della scrittura forse la poesia ha una marcia in più: è fatta di versi, ossia di ricerca estetica, non semplice utilitarismo. È questo che dà più soddisfazione sia a chi legge che a chi scrive. E chi legge non può rimanersene passivo: deve cercare di capire cosa c'è dietro i versi. Proprio questo, l'aver fatto e completato un compitino a casa, rende chi legge ancora più soddisfatto. Ma qualcosa dietro i versi deve pur esserci: l'interpretazione della realtà effettuata da chi scrive. Oppure, se preferisci, un distillato di realtà, il riuscire a cogliere qualche piccolo elemento, necessariamente frammentario e distorto.

Molto bella l'estensione che hai dato all'ultimo verso della precedente poesia: "non riguarda necessariamente due innamorati". Forse proprio questo è un limite della poesia troppo corta: non riuscire a infilarci dentro tutte le belle cose che hai scritto: "potrebbe riferirsi ad una madre che guarda il figlio dormire, o a qualcuno che guarda un animale domestico dormire".
Ma purtroppo la mente, e il cuore di chi legge non si aprono abbastanza, rimangono un po' fossilizzati sui due innamorati.

Arrivo alla presente poesia: ho come la sensazione che hai voluto scrivere troppe cose in troppo poche parole. Come ben hai capito, la mia non è una critica (fra l'altro devo ancora decidere se troppo, tipo troppo amore, sia una bella o una brutta cosa; ma qui non basta una tazzina di caffè, ci vorrebbero parecchi boccali di birra).
C'è la cicala, immediata pienezza di vita; c'è però lo stridore (peggiorativo rispetto al frinire), c'è l'assillo.
C'è l'estate, vacanza e libertà; c'è però il bruciare, effetto negativo.
E si finisce in tristezza: sfiorire, passare via. Lieve consolazione il concetto di anno: potrebbe tornare.
Rimango insomma disorientato anche stavolta: non capisco se l'estate ti piaccia o no. E mi tengo il vizio di voler capire cosa c'è dietro anche quando non ci riesco :)
Se però il tuo scopo era quello di fare lavorare di testa chi scrive, beh, ci sei riuscita pienamente. Ma è stato uno scervellarsi. E il compitino a casa è stato forse un po' troppo pesante. Troppi compiti, signora maestra!

Recensore Master
06/10/23, ore 08:14
Cap. 5:

Hai ragione. "Usa e getta" è un'espressione infelice, troppo sminutiva, e in più ha insito un concetto di praticità che deve rimanere estraneo alla poesia. E naturalmente pure io amo e ho scritto "poesie corte" anche se non lo vado sbandierando per una certa forma di pudore.

Quest'ultima, assolutamente non insignificante, mi dà un po' da pensare.
Felice anzitutto la presenza del vetro: trasparenza, rilucenza dove la pioggia non viene assorbita anche se spesso, una volta asciutta, lascia il segno.
Ma trovo che la poesia possa prestarsi a due interpretazioni opposte.
Amplificando… la prima è un momento di felicità, un canto di gioia, novità della pioggia, lacrime di pienezza, contemplazione amante.
La seconda è un momento di tristezza, un canto malinconico di pioggia uggiosa, lacrime di impotenza, visione affranta dalla presa di coscienza dell'incomunicabilità umana.

Il lettore si aspetta qualche suggerimento in più per meglio capire l'interpretazione della poetessa. In modo che la poesia possa generare empatia: condivisione o opposizione. Perché non sia una semplice fotografia della realtà. Anche se la distillazione è riuscita splendidamente.

Un grazie a te per consentirmi sempre di parlare senza bisogno di pesare le parole. È come invitarti alla macchinetta del caffè per scambiar due chiacchiere. E comunque le mie parole non sono mai di critica, ma manifestazione di profondo interessamento.

Recensore Master
05/10/23, ore 08:03
Cap. 4:

Molto bello, ne sono sempre più convinto, lo schema costituito da pochi versi succinti: invita a meditare e a confrontarsi. Invoglia a commentare parola per parola. Sono poesie quasi usa e getta, che ci meritiamo, sempre affrettati, distratti, assenti.

Bello "colorano": mette in evidenza per contrasto il grigiore delle città.

Discreto "le ferite dell'asfalto": avrei messo - tirchio come sono di articoli - "asfaltate ferite", per far passare l'asfalto come una specie di cerotto liquido che rabbercia frettolosamente strade e fondamenta. Ma non prendermi sul serio, per carità.

Però quegli 'indomiti guerrieri", a me che sono pacifista convinto, non va giù.
I Giganti, nel 1967, cantavano "Mettete dei fiori nei vostri cannoni". Vorresti forse stravolgerlo in "Mettete dei cannoni nei vostri fiori"? 😅

Continua così :)

Recensore Master
03/10/23, ore 07:31
Cap. 3:

Perplesso.
A me piace sognare, anche a occhi aperti; perdermi dietro l'attimo fuggente di una stella cadente; obliare la realtà. A me, a volte, dà quasi fastidio il sorgere del sole che mi fa riacquistare ineluttabilmente la cognizione del tempo che passa.
Qui però non ho capito se la realtà, la "vita vera", ti disturba o ti esalta. Probabilmente la seconda.