Gentile Lady A,
splendido quanto intenso questo tuo racconto ricco di pathos, nel quale si possono ravvisare i sentimenti forti e potenti che entrambi questi giovani sentono l’uno per l’altra.
Abbiamo potuto avvertire tutta l’angoscia di André in quella serata tempestosa che, forse, mischia le sue lacrime alla pioggia. Sconvolto e immerso nel suo dolore, nonché in una solitudine che si fa immensa ad ogni momento che passa, André, nonostante il vino ingurgitato nella speranza di stordirsi e forse dimenticare l’artiglio possente che gli attanaglia il cuore e le viscere, lucidamente riflette sulla sua condizione attuale, rivolgendosi al Creatore che gli venga in qualche modo in aiuto.
In questo momento particolare e di stallo, dato anche dal suo rendersi conto che, in capo a poco tempo, persino l’occhio superstite perderà la sua luce, e di conseguenza non potrà più vedere Lei, ragione di vita e lume che illumina il suo percorso seppur travagliato, rammenta il tempo della loro fanciullezza, quando erano un tutt’uno, non divisi da niente e da nessuno, senza avere la spada di Damocle delle rispettive posizioni sociali che avrebbero continuato a farli viaggiare su due binari che mai si sarebbero potuti incontrare.
Molto d’atmosfera il frammento che hai narrato circa il momentaneo distacco di André da palazzo Jarjayes, e quindi anche da Oscar, per recarsi a trovare la parentela.
È forte la reazione di Oscar che si è sentita messa da parte da André e, reagisce, di conseguenza, con parole volte a ferire André, che avrebbe solo voluto continuare a restarle a fianco pur di non vederla soffrire.
Nella reazione scomposta della Oscar bambina c’è il terrore che André potrebbe non tornare, e lei ha bisogno di lui, che è l’unica persona amica capace di comprendere la sua esistenza di bambina che deve e dovrà comportarsi da uomo, da soldato.
Il viaggio di André, presso i parenti materni, si prolunga oltremodo, avendo anche conseguenze drammatiche con la dipartita della zia a causa delle conseguenze dovute del parto. Zia che, parlando, espone i suoi legittimi dubbi, condivisi con la nonna, del far crescere André accanto ad Oscar la quale al momento era una bambina, ma presto sarebbe diventata una donna con tutte le implicazioni del caso.
André in questa notte di tempesta, sia naturale sia interiore, rammenta il ritorno a palazzo e l’accoglienza di Oscar, fuggita dalla villa per andare a cercarlo, in quanto non poteva restare priva del suo amico, poiché già allora André era suo e suo sarebbe rimasto, nonostante tutto, pur senza rendersene conto.
Mentre lui, ora che sta rientrando da una serata che gli ha obnubilato il cervello, non vuole e non può incontrare Oscar nelle condizioni di sfacelo in cui versa, non avrebbe la forza di affrontarla o peggio indossare la solita maschera fatta di quella pacata normalità con la quale si veste ogni giorno soffrendo.
Tutta la scena dell’incendio nelle scuderie, dove André è rimasto intrappolato, con la ricerca forsennata di Oscar, è resa magnificamente e diventa visibile tramite le parole che sanno trasformarsi oltre che in immagini, in suoni e stati d’animo.
Nulla avrebbe potuto, in quel frangente, impedire ad Oscar di correre a salvare il suo amico, a riprova che il sentimento di quando erano bambini era sempre presente in fondo al cuore; entrambi erano un solo respiro e un solo battito capace di manifestarsi comunque anche semplicemente tramite un abbraccio che non ha bisogno di spiegazioni.
Davvero complimenti per questa coinvolgente one shot che ci mostra i nostri amati personaggi sia nell’età infantile che in quella adulta, con i pensieri e le sensazioni che, con il tempo, sono rimasti quelli antichi mutando solo nei comportamenti, ma comprovando che ciò che esisteva alla base del loro unico e incredibile rapporto sarebbe sempre esistito.
Un caro saluto. |