Va letta con grande lentezza, per carpirne tutta la bellezza.
Perché l'estate, qui, non è quella luce che tutto abbaglia, tutto rivela sfacciata, ma la ‘luce rosata” di un tramonto che sfiora; il mare non è una sequenza rapida di marosi assordanti, ma di “sussurri” e arcani presagi; il bacio non è assodato, sfacciato, ma “rubato”, come se avesse in sé i germi della fine: “futuro negato”, “sole morente”, “addio”.
Il cuore, trascinato, eccitato nel carnale “capriccio”, è in bilico sul “deserto”.
Poesia molto bella, molto ispirante.
C'è tutta l’armonia dell’accarezzato ricordo, e ci trovo alla fine pure due “rime interne” non cercate che a me mai dispiacciono: “sabbia morente” / “sole silente” e “dolci carezze” / ”brezza” (perché non “ brezze, portate via”?).
Davvero un bel lavoro; perdona il mio continuo cercare il pelo nell’uovo, ma è perché questa poesia mi ha sinceramente appassionato! |