Bene, non vedevo l'ora di scrivere e commentare, perciò eccomi qui...il terribile Capo è tornato... muahahahah!!! (*Audience*: "Ma cosa le avete dato?")
Soundtrack: When I Come Around,
Ebbene sì sto commentando la soundtrack, quanto, no dico, ma quanto è bello l'attacco di quella canzone? Scusate, ma dovevo dirlo.
Ok, cominciamo (forse...)
Il trucco era entrare nello Starbucks evitando accuratamente i colleghi appostati come falchi ai tavolini lungo la vetrata, sbilanciarsi su un piede per vedere quanta fila la separava dalla cassa, e mentalmente fare l'ardua scelta: brownies oppure chocolate chip cookies?
...
"Un Caffé Mocha e un Frappuccino, per favore."
Dico questo è sadismo lo sai vero? Si? Parlare di STARBUCKS davanti a me...e..e brownies...e caffè Mocha...e Frappuccino! E' colpa tua sai, tutta colpa tua se sono mattine, intere mattine, decine di intere mattine che io vaneggio a scuola balbettando "Starbucks..." in tutte le possibili variazioni di intonazione, dall'adorante al piangnucoloso, dall'euforico all'estasiato e vago assaporando il gusto del caffe Mocha, del Cappuccino, del Frappuccino, del Latte anzi Caffe Latte, as well. It's not fair. (Sì, sì, lo so "Nobody ever sayd that life was fair now").
Dunque, torniamo a noi, devo ringraziarti per la apprezzatissima citazione del Caffe Mocha e del Frappuccino *.* *.* *.*
Cercando di destreggiarsi tra persone e occhiate stralunate di caffeinomani che non avevano ancora ricevuto la propria dose di "droga" legale
Oh quanto mi ci riconosco in questa descrizione …coffee *.*
E' semplice. Devi solo entrare nella redazione con questi due affari bollenti.
…
Entrare nella redazione con questi due affari bollenti. Evitare Nathan-occhio-pesto.
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Entrare nella redazione con questi due affari bollenti. Evitare Nathan-occhio-pesto. Sgattaiolare oltre quella orrida segretaria figlia-di-papà.
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Entrare nella redazione con questi due affari bollenti. Evitare Nathan-occhio-pesto e Joel voce-finocchia. Sgattaiolare oltre quella orrida segretaria figlia-di-papà. Aprire la porta dell'ufficio di 'Lice con uno scenico "Ta-dah!", un sorrisone e il suo caffé preferito.
Amo questa progressione di pensieri tipica di quel momento della mattina in cui il tuo corpo, in chiara astinenza da caffeina, programma le azioni automaticamente, in sequenza, per essere sicura di non combinare disastri e/o ledere in qualche modo l’incolumità altrui.
ripassando mentalmente la scaletta di cose che avrebbe dovuto fare per portare a termine la sua "missione"
E portare due caffè di Starbucks bollenti (si, adoro anche il fatto che siano ustionanti *.*) fino in redazione può ben essere definita una “missione”.
la porta era appena nascosta da un enorme mobile a cassettoni e dalla scrivania della segretaria, la quale non sembrava essere presente al momento, con grande sollievo della ragazza, che ringraziò mentalmente tutte quelle pubblicità sul sonno rigenerante di bellezza, che teneva la cara segretaria ancora impegnata, evidentemente.
Ahah…! xD Questa segretaria tutta di plastica me la immagino fin troppo bene, come ti escano certe idee geniali sulle cure di bellezza lo sai solo tu =D
Abbassando energicamente con il gomito la maniglia della porta, Erin sfoggiò il suo sorriso più entusiasta, già divertita da ciò che sarebbe successo.
Me la immagino perfettamente...(lo so, questo sì che è un commento utile!)
".. Hey, Platypus, indovina un po' chi ti ha portato il Frappucc-"
Platypus. No, dico, ma tu sei un genio, lo sai, sì? Platypus. Geniale, nient’altro da dire…what else am I supposed to say? Eh, ma insomma…
E quel Frappucc- con la linetta è perfetto. Perfetto. E io sono ripetitiva, lo so.
Si bloccò di colpo.
Sul suo viso, incredulità.
L'incomprensione della realtà, la confusione, il terrore, lo stupore; il caos.
Dipinto su quegl'occhi color ambra, grandi e spalancati.
Seduti davanti a lei, i Green Day.
Uno davanti all'altro; Tré più verso di lei, che copriva parzialmente Mike, seduto al centro, e in fondo, quasi sul lato opposto della stanza, Billie. La mente si rifiutava di capire, il cuore di battere; erano Loro. Non una foto, non un video clandestino su YouTube, non un poster, non il booklet di un CD. Non un sogno.
Erano Loro.
Già, Loro. E’ qualcosa di incredibile quella sensazione terribilmente, eppure meravigliosamente, ineluttabile, innegabile, dell’averceli lì. A portata. A pochi metri da te. E’ qualcosa di spaventoso e fuori dalla nostra comprensione, come se il cervello si rifiutasse di afferrare fino in fondo quell’idea. Di accettare che qualcosa di così speciale, inarrivabile, intoccabile, sia lì, a respirare la stessa tua aria. Avere la certezza, la consapevolezza, la terribile, perché sconcertante, consapevolezza di avere davanti ai tuoi occhi qualcosa che invece in quel momento è tangibile e meravigliosamente umano. Guardarli mentre parlano, suonano, cantano, o mentre compiono il più comune e banale dei gesti che per qualche strana ragione in quel momento appare quasi un miracolo.
E’ la rottura delle barriere, come se tra due dimensioni, completamente avulse l’una dall’altra, abituate, normalmente, a comunicare attraverso una mediazione: la carta lucida delle foto, lo schermo pallido e tremolante del computer, le cuffie dell’I-Pod, improvvisamente si aprisse una breccia, come se si squarciasse una sorta di “Velo di Maya”, come se la realtà si rivelasse pienamente in tutta la sua verità e bellezza. Come se ogni cosa prendesse corpo, vita, respiro. Come se loro prendessero corpo vita e respiro, uscendo, dalla pur meravigliosa, fantasia delle nostre menti.
Ecco, questo è uno dei motivi che renderà sempre speciale Bologna, ecco perché, dei tanti momenti, non scorderò mai quell’attimo in cui ho visto Trè sulla passerella, lì, davvero e mi sono resa conto…e ho capito…D’accordo, sto divagando, questa è un’altra storia.
Il nocciolo della questione era che tu sei riuscita a rendere un sensazione pressoché indescrivibile in poche righe. Ti adoro per questo.
E, in quel momento, mentre vedeva fondersi sul viso della caporedattrice stupore, vergogna, dispiacere e rabbia, capì tutto.
.. O forse non capì assolutamente niente.
Questa frase spezza in modo perfetto la tensione. Capire, una parola importante, si ha capito cosa stava succedendo, eppure, come poteva essere sicura di aver davvero capito, compreso nel profondo quello che era successo?
Di nuovo hai detto tutto questo in una frase…cosa ci vuoi fare, sei troppo brava! u_u
".. Sia benedetto Belzebù!"
Ahahhahhah!!!! XD Stupendo. Non posso dire altro…ho riso dieci minuti xD xD
Tré, in tutto il suo divertentissimo morbidume, le corse improvvisamente incontro agitando le mani al cielo, e, dopo essersi abbassato per annusare a turno i due bicchieri chiusi dalla copertura bianca, con aria solenne le strappò di mano il Frappuccino dalla mano sinistra.
"Mine. E comunque la prossima volta ci voglio anche la doppia panna." Puntualizzò, stringendo a sé il bicchiere.
“Divertentissimo morbidume” Dio, ecco chi è. Cos’è. Trè è un divertentissimo morbidume, è lui! Amo quest’espressione. La amo. Oh si.
Ce lo vedo troppo che annusa con fare esperto i bicchieri e poi quasi come un predato re dice “Mine!” Ahahahah! Sia benedetto Trè Cool, la doppia panna e tu che scrivi queste cose (:
Billie, sbilanciandosi all'indietro con la sedia, sorrise divertito, osservando per brevi momenti ora Erin, ora Alice.
Come lo immagino bene.
La porta si chiuse con un impercettibile clack, mentre, ancora con gli occhi puntati sul punto esatto dove Erin era stata fino a qualche attimo prima, Billie sorrise.
Questo gesto mi fa venire i brividi nella schiena. La mia testa frulla frenetica immaginando i suoi pensieri…
La punta di una delle due Converse rimbalzava risuonando appena, sordamente, sulla ringhiera; Erin abbassò la testa, stringendo gli occhi già chiusi, i pugni, le dita attorno a quella sigaretta che bruciava troppo velocemente tra le sue mani tremanti.
…
Il suo stomaco si torse, e tremò appena, le mani ora gelide, una convulsamente aggrappata alla scrostata ringhiera del balcone condominiale su cui si trovava, l'altra si sollevava ad avvicinare il piccolo schifo di nicotina alle labbra, che ne aspirarono avidamente il fumo.
Basta, non posso di nuovo dire che è perfetto. Però, lo è davvero. Ho in corpo ogni sua sensazione, come dentro di me, la percepisco. Così come mi sembra di sentire il rumore delle converse contro la ringhiera e di vedere le sue mani tremanti…e la sigaretta…
".. It sucks, doesn't it? Being lied to from the ones you love"
Ogni volta che leggo questo pezzo mi si stringe lo stomaco.
Quella frase è stupenda, terribilmente Billesca, un’espressione che avrebbe potuto tranquillamente dire lui, dietro di essa il gigantesco sottointeso del Being lied to from the ones you love, perché anche lui sa cosa vuol dire, sa quanto fa dannatamente schifo, quanto fa male, quanto fa sentire traditi, umiliati, inutili. Quanto bruci dentro, quanto corroda sapere di essere stati ingannati da qualcuno che ami. Anche se lei non lo sa, lui può davvero capirla, da essere umano a essere umano, da pari. Senza dimenticare quant’è più efficace la lingua “originale”. Insomma, sai quanto amo l’italiano, però quel “Being lied” intraducibile in italiano in modo letterale (“essere mentiti” è più turco che altro) rende molto di più l’idea. Perché quando qualcuno ti mente, subisci quell’azione, passivamente, è come se l’atto compiuto da colui che ha mentito ti sovrastasse e compisse l’azione. Mi sono spiegata? Era un po’ contorta come spiegazione…
.." Una voce, maschile, ruvida, calda, eppure non molto profonda. Improvvisa, un tono indefinito; a metà tra la comprensione, la compassione,
La voce. La sua voce. D’accordo non aprirò una parentesi su questo perché altrimenti non finisco più, inoltre, hai già detto tutto tu.
eppure un sorriso evidente tra quelle parole, caldo e compassionevole anche quello. Eppure, anche di profonda umanità.
Oh sì, hai centrato il punto, Billie sorride con gli occhi e con la voce, in un modo incredibilmente umano e sarcastico allo stesso tempo, come se ti stesse prendendo costantemente in giro eppure vedesse attraverso la tua stessa anima. Non so come faccia. Sarà una di quelle capacità precluse a noi poveri umani, I guess.
"Nascondere la verità è ancora menzongna? - Rispose dopo qualche attimo, ogni parola carica d'odio e rabbia. Rise appena, amaramente, tra sé e sé - .. Io lo chiamerei più un codardo tradimento." Erin chiuse gli occhi, sentendo ogni goccia della sua bruciante ira saturare di puro veleno la sua risposta, senza domandarsi alcunché o preoccuparsi del destinatario delle sue parole. Si trovò a stringere ancora più convulsamente i pungni, sentendo la sigaretta bruciarle appena, di solo calore, la pelle bianchissima dell'indice.
A parte la scrittura sublime di questo pezzo (“a parte” si fa per dire eh, fosse così facile!) io ti adoro, perché è questo mentire: è un dannatissimo, codardo tradimento. Chi mente è sostanzialmente un codardo, no offence, ma obbiettivamente è qualcuno che non è in grado di affrontare una situazione, una reazione. Ne ha paura, per quanto i motivi possano essere “nobili” ( specificando che io non credo alle bugie “nobili”), è senza dubbio un codardo. Mi è piaciuta quella frase.
"Maybe betrayal is just a way to keep your own rage from destroying your love.. And yourself." Il sorriso nella voce più marcato, eppure disteso, soave, quel tono scuro, così semplicemente arreso alla vita.
Erin si bloccò, sentendo l'aria abbandonare il suo corpo in maniera così improvvisa da lasciarle il viso improvvisamente pallido, più di quanto già non lo fosse; un freddo addosso, improvviso, la gola bruciante, bloccata, la mente vuota.
Rage.. Love... Rage.. Love... Rage.. Love... Rage. Love.
Rage and love.
Quella voce.
Si girò di scatto.
Posso quasi sentire le sue rotelle che girano mentre il suo cervello processa le informazioni: la frase..la voce..le parole. Rage and Love. Già Erin, come si dice, in persona.
Si avvicinò lentamente ad Erin, che ancora lo fissava con i grandi occhi color ambra, mentre muoveva ogni passo, come se fosse allo stesso tempo il materializzarsi dei suoi pensieri più reconditi e una realtà discesa da un'altra dimensione. Eppure, in quello sguardo, non c'era adorazione, non c'era adulazione, non c'era falso desiderio di avvinghiarsi alla sua fama solo per il suo nome e la sua gloria mondana.
".. Cat got your tongue?" Rise appena, quando fu davanti a lei. La osservò a lungo; quei suoi capelli castani, ramati, che incorniciavano, lunghi, morbidi, quel viso bianchissimo e appena costellato di lentiggini marroncine, su cui spiccavano quei due occhi, grandi, appena allungati, quasi gialli in quei momenti in cui catturavano i raggi del freddo sole di Novembre.
Si sto citando tutto, è maniacale, I know. Ma è tutta colpa tua, è tutto così bello!
E quanto me lo vedo che con un sorriso tra l’impertinente e il divertito, le dice “Il gatto ti ha morso la lingua?”. Dio santo, ti rendi conto di quanto è azzeccata per lui questa frase? E’ sua.
Fece spallucce, mentalmente affogando nel suo stesso battito del cuore, impazzito, nel tentativo di riacquistare la voce che sapeva l'avrebbe tradita, tremante.
"Immagino non sia una roba da tutti i giorni incontrare l'uomo che ha dato voce alla tua vita".
Non "una celebrità", non "il mio idolo".
Billie si era sentito chiamare in tutti i modi possibili, dallo schifoso venduto al dio disceso in terra, dallo sfigato a rockstar, e forse neanche quell'espressione, in qualche modo, era stata del tutto nuova. Eppure, era stato il tono di disarmante sincerità, quasi resa incondizionata. Lo aveva guardato negli occhi, nei brevissimi attimi in cui aveva pronunciato quelle parole, ed era riuscito a guardare ben oltre il loro semplice e letterale significato.
Questa mi rifiuto di commentarla, è troppo bella. u.ù
Billie sorrise appena, poi sfilò le mani dalle tasche, prendendo la mano sinistra di Erin nella sua, e le sfilò dalle dita quello che ormai era praticamente un mozzicone; lo avvicinò alle labbra, rubando un'ultima boccata, prima di spegnerlo sulla ringhiera e lanciarlo in un vaso pieno di erbacce che giaceva dimenticato qualche metro più in là.
Io me la sono sognata questa scena, nel vero senso della parola. Mi ha fatto emozionare tantissimo cosa vuoi che ti dica, sospiro come un’idiota a leggerla. Mi piace da impazzire. (Mmm…impazzire, a proposito! xD)
".. Billie Joe Armstrong, molto piacere."
Già, probabilmente, sarebbe stato meno strano sentirsi dire “Piacere, sono Santa Claus”
Le porgeva la mano, con quelle labbra increspate impercettibilmente in un'espressione indecifrabile che aveva qualcosa di profondamente buono, eppure di divertito da tutta la situazione.
Chiamata altrimenti “tipica faccia da Billie” o “faccia Billesca”.
Si sei fantastica, non c’è dubbio, solo tu potevi riuscire a descriverlo così bene…grazie.
Per poi chiedersi cosa cazzo centrasse la cortesia in presenza di Billie Joe Armstrong.
In effetti xD
E qua mi viene in mente la faccia che fa Trè subito dopo che Billie, in Bullet in a Bible, dice : “Actually my name is asshole” come a dire “eh…in effetti” XDXD
".. Hey, mica mordo" rise appena
Bravo, la fa facile lui. Tzè!
Odiava le presentazioni formali, le presentazioni dettate dal galateo, gli sapevano di falso, tipo "Hey, piacere, sono un miliardario che ha fatto strada grazie alla depressione e rabbia adolescenziali"; eppure qualcosa lo aveva spinto a presentarsi con una semplice stretta di mano; una maniera per togliere quella ragazza dall'impaccio, un modo per presentarsi per ciò che era, prima ancora di essere celebrità, rockstar, cantautore o padre: un uomo. Uomo comune, uomo come tanti altri.
Di nuovo mi avvalgo della facoltà di non commentare per la troppa perfezione del succitato insieme di frasi.
Alice sapeva tutto. Sapeva cosa sarebbe successo, eppure non ha fatto nulla. Non ha mosso un dito.. E le avevo anche portato il caffè, cazzo. Un fottuto caffè, non ho riavuto neanche quello. Ma certo, fai pure. Compro un caffè per la mia fottutissima migliore amica che fa le cose alle mie spalle, che cazzo importa. Tanto hanno da ridire pure gli altri, ci commenta chiunque. Ti fregano il caffé e ti fregano tutti.. E hanno pure da ridire..
Povera ragazza, neanche il caffè, quanta solidarietà nei suoi confronti, in tutto quel turbinio di emozioni ha anche saltato la colazione! Scherzi a parte, pensiero molto bello e azzeccatissimo per gli sviluppi futuri.
Oh.
"Aspetta un attimo.. Cosa cazzo.. - Gli occhi si stringono, già venati di sofferente incredulità. - .. L'occhio nero.. Come facevi a..?" Caduta. La voce, il corpo. Cedettero come cosa sola, le spalle, il tono spezzato della voce, ora strozzata, rantolo nella gola stretta bisognosa più che mai d'aria.
Can't you see the evidence when you're looking for it?
E lo sguardo di Billie era più che mai evidente. Era chiaro, trasparente, quasi ingenuo, confuso. Poteva quasi scorgervi i ricordi, il pensiero che si formulava nella sua mente, dietro a quella fronte corrucciata, che sembrava urlarle contro; non lo aveva forse capito? Non era forse ovvio? Lui era stato lì prima ancora di quell'intervista. Era stato lì, forse chissà quante altre volte, e Alice le aveva tenuto nascosto tutto, ogni cosa.
Come aveva fatto ad essere così cieca?
Erin alzò di nuovo lo sguardo, gli occhi grandi ed increduli ad incontrare le iridi verdi del frontman, appena socchiuse le palpebre dal sole ormai freddo; lo sguardo penetrante, interrogativo, sincero. Un pugno allo stomaco, improvviso.
Molto, molto, molto, meglio ragazza. Bellissimo, centratissimo, azzeccato. Mi piace tanto. Degno del resto (:
D'improvviso, l'intero corpo della ragazza fu bruscamente strattonato indietro, trattenuto dalla ferma mano dell'uomo. La stretta sul polso ferma, eppure non dolorosa, seppure Erin opponesse forte resistenza.
Il suo viso si girò improvvisamente, con rabbia, verso di lui, i suoi occhi puntati sui suoi con accusa e poche, furenti tracce d'incredulità.
Come si era permesso?
Ed è questo ciò che capì Billie appena un momento dopo, quando lesse con chiarezza nei suoi occhi una ferita dolorosa e forse non così nuova. Come un bambino che si accorge della verità, dopo una menzogna durata anni. Hey, ragazzino, tuo padre è morto. Che ci vuoi fare?
Tradita. Ecco tutto ciò che si leggeva nei suoi occhi. Uno sguardo perso, tradito, abbandonato.
Cosa aveva a che fare lui con tutto ciò?
"Dove stai andando?" Domanda sincera, candida nel tono, nello sguardo; un bambino anche lui, nel suo domandare. Aspetta. Dove stai andando? Perché non rimani?
Uno strattone, e la presa si fece inconsciamente più dura.
"Cos'è, adesso vuoi cantarmi una canzone sul tradimento, tanto per dire che ne sai più di me?" Rabbia pura, diretta tra labbra strette e sguardo gelidamente rabbioso, amareggiato, ora rabbioso, ora deluso.
Billie lasciò immediatamente la presa.
Cos'era stato, tra quelle parole? Un senso di smarrimento, di dolore improvviso. E aveva fatto male.
La osservò scappare via, le dita ancora incurvate e il braccio proteso, forse sentendo ancora sulla propria il fantasma della pelle della ragazza, improvvisamente bollente, improvvisamente troppo da sopportare.
Bello, mi piace tantissimo, il gesto, i pensieri di lui, l’indignazione di lei, la rabbia, il tradimento, il desiderio bruciante, pulsante, di scappare, di fuggire, davvero di lasciarsi tutto alle spalle, anche lui. Anche lui, perché è troppo in quel momento, troppo da sopportare, da vivere, troppo da accettare.
L’immagine del bambino, dell’inconscia, ingenua volontà di trattenerla, è di una delicatezza e di un efficacia tali da lasciarmi senza fiato.
E davvero credeva di poterlo trattare così, come se niente fosse, come se volesse insultare il primo idiota che si sarebbe posto come ostacolo tra lei e la sua rabbia da sfogare?
L'aveva spodestato con due gesti qualche giorno precedente, due parole in quei pochi momenti. L'aveva spodestato, tirato giù dalla sua nuvoletta di gloria e fama eterna ed internazionale, l'aveva trattato come avrebbe trattato chiunque, lo aveva reso fastidiosamente chiunque.
Il divario e il dilemma del voler essere trattato come chiunque e il venire effettivamente trattato come tale.
Chi diamine era quella ragazza?
Domanda fondamentale per il seguito, germe della curiosità e seme di ciò che si svilupperà da questo episodio.
E come non aggiungere un “ta na na na. Ta na na na” in note basse e cupe in stile horror?
Bene in attesa del prossimo episodio e già in trepidante attesa, un grazie enorme per le parole che ci regali, per le emozioni che susciti e per l’ispirazione che mi dai.
Thank you.
P.s.
Eleggo questo mio capitolo a mio preferito, ever. |