Rieccoti.
Mi sei effettivamente mancata e mi sono spesso domandata dove fossi andata.
Ma ora rieccoti. Rieccoti con i tuoi toni che mi sembrano come rinati da un dolore che, sì, c'è, ma è come fosse vecchio, presente da tanto tempo.
E forse non è così, forse non è il caso di sbilanciarmi in interpretazioni campate per aria. Forse è il caso di dire semplicemente che mi piace.
Mi piace tanto. (Anche i due punti messi apparentemente a caso mi piacciono)
E, chissà perchè, tra tutte quelle parole, ce n'è stata una sulla quale i miei occhi hanno indugiato qualche secondo, lasciando al cervello il tempo necessario per dirsi "Ecco, ecco, perfetto": ingordo.
Dolore ingordo.
E' l'aggettivo più azzeccato che io abbia mai visto accanto a quella parola. Davvero. Quello che più la racconta nel profondo, che più dà l'idea. Il dolore è, si, lancinante, insoppostabile, tremendo, terribile, insostenibile, ecc, ma è anche e soprattutto ingordo. Vuole prendere possesso di una parte sempre maggiore di te, vuole debilitarti completamente. Vuole, vuole, vuole.
Ingordo.
Sembrerò maniacale, ma mi ha davvero colpita.
Ed è anche stupido sminuire una poesia in un solo aggettivo, lo so, però quello conta davvero, secondo me.
Ed è anche indubbiamente bello l'inizio. Quella luce allo stesso tempo riscalda ed acceca. Come direbbe il mio libro di narrativa, "coinvolge sfere sensoriali differenti". E l'effetto è fantastico se poi si legge, più avanti, che tu (voi) chiudete gli occhi, che i domani sono incerti, che piove. Confonde e sconvolge.
Per cui, in conclusione, complimenti.
Perchè questa poesia mi è veramente piaciuta e merita di essere letta. |