Flashfic intensa, su un personaggio controverso e distaccato da tutto ciò che lo circonda. Pain è al di sopra degli altri e lascia fluire interiormente quei pensieri che non ritiene suo dovere convogliare, né esprimere ad anima viva.
È un flusso inarrestabile, ‘verace’, di considerazioni egocentriche, estremamente sicure del proprio ego (anche funzionali a rafforzarne la centralità e il predominio), che colgono in pieno la valenza del peccato cui si riferiscono: la superbia.
Pain incarna un essere violento – nell’amplesso, nel rapportarsi senza pietà all’altro, rifiutandogli spiegazioni e soddisfazioni che non siano prima suo appagamento personale, volto più di tutto a compiacere se stesso e a testimoniare la sua capacità di schiacciare l’alterità – e un individuo che non riconosce né si pone dei limiti. Il valore è quindi riposto nella sua persona, principio e fine della presunzione di percepire se stesso come divinità in terra. Non sa guardare oltre la propria esistenza, per cui i gesti che lo caratterizzano si spingono sempre oltre ciò che sarebbe concesso agli uomini, arrivando a un’aggressività – se non manifesta, comunque sottesa – capace di piegare in ginocchio e di logorare emotivamente chi cerca di stargli accanto.
È dunque nell’abuso della particella pronominale ‘io’, nei suoi occhi distanti e nelle azioni che, però, demarcano il territorio e la sua fame di possesso e, infine, nelle ridondanze che Pain svela un lato intimo e privato di sé, in un rivolgersi, figurativamente parlando, ad Apollo, che non è affatto donarsi ma padroneggiare e soggiogare il partner. |