GIUDIZIO PER AVER PARTECIPATO AL «SUMMER CONTEST PER STORIE EDITE»
«QUANDO ROBIN MANGIO' IL FRUTTO DEL DIAVOLO» DI +ASHLEY+ (AKEMICHAN)
Robin non pensò, proprio come sua madre. Si strinse la ferita, cercando di ignorare il dolore, e iniziò a correre. Non le importava la direzione, purchè la strada la conducesse lontano da quegli uomini. Il gabbiano azzurro sullo sfondo bianco avrebbe popolato i suoi incubi per sempre.
- Sviluppo della trama e dei personaggi
In un primo momento stavo cercando di fare mente locale per ricordare bene che cosa fosse successo alla famiglia di Robin, poiché mano a mano che leggevo non riuscivo bene a capire che cosa stesse succedendo, visto che i miei ricordi mi portavano da tutt'altra direzione; ho poi notato l'avvertimento what if? e ho capito che si trattava di un altro modo di vedere le cose, dunque mi sono tranquillizzata, se proprio vogliamo utilizzare un termine del genere.
Ammetto candidamente di preferire questa tua versione dei fatti, forse perché in qualche modo la trovo più veritiera di come ci è stata presentata da Oda stesso durante il flashback sul passato di Robin. Mi ha rammentato un po' quei vecchi film in cui la famiglia viene sterminata per far sì che un segreto non venga rivelato, e ci si ritrova nel bel mezzo di un'incursione a casa per togliere di mezzo il problema una volta per tutte; su questo punto di vista, e tenendo anche conto del fatto che quegli archeologi sarebbero stati i soli a poter decodificare antiche scritture che avrebbero potuto portare parecchie grane al Governo, ho apprezzato questo modo di approcciarti ai fatti. Pur modificandone la direzione dalla trama originale, hai saputo destreggiarti in una situazione che sarebbe stata verosimile anche se la protagonista non fosse stata Robin ma qualcun altro, una sorta di momento che, se preso singolarmente, si sarebbe potuto adattare in qualunque epoca o storia senza risultare forzato.
Non hai strafatto, non hai cercato in tutti i modi di inserire il dolore per la perdita dei genitori, e questo è stato un punto a tuo favore: in momenti simili, quando la propria vita è in pericolo e si rischia a propria volta di morire, la priorità è mettersi in salvo senza pensare a chi purtroppo non ce l'ha fatta, e questo l'ho trovato molto verosimile e attuale; ci sarebbe stato tempo per pensare in seguito ai propri parenti, e quel momento è stato solo dopo che Robin si è quantomeno messa in salvo, lasciando che il peso di quella giornata le cascasse inesorabilmente addosso con tutto il dolore e la sofferenza che si portava dietro.
Il momento in cui Robin vaga nell'oceano l'ho adorato. In un certo senso mi ha un po' ricordato Vita di Pi, sola con i suoi fantasmi e la sua voglia di vivere che scema pian piano, tanto che sembra persino non sentire più i sapori né tantomeno si preoccupa di bere di gran lena quando comincia a piovere, restandosene semplicemente lì, immobile, in probabile attesa di una fine che sembra non voler arrivare, allungando la sua lenta agonia su quella nave che vaga ormai tra i flutti di quell'oceano così nero e pericoloso.
Nella seconda parte del racconto, mi sono proprio figurata la scena, con Robin sulla spiaggia completamente bianca dopo quei giorni passati in balia del mare su una nave che andava alla deriva, guidata solo dalle onde; l'ho vista come una sorta di piccola Robinson Crusoe - e qui perdona il gioco di parole col nome, ma è stata proprio l'impressione che mi ha dato nel leggerla - al femminile, con Otto che la cura dopo averla trovata e le dedica persino qualche momento del proprio tempo. Di lei non sa niente, potrebbe anche essere pericolosa - una bambina così piccola pericolosa? L'universo di One Piece riserva molte sorprese, dunque non potrebbe essere una cosa così inverosimile -, eppure si prende la briga di fasciarle le ferite e di metterle addirittura una coperta addosso, lasciandole comunque continuare a fare ciò che preferisce, fosse anche uccidersi. E ciò rende ancor più apprezzabile il discorso che fa Otto sull'avere uno scopo nella vita, sullo svegliarsi ogni mattina per portare a termine un obiettivo e continuare a vivere giorno dopo giorno solo per raggiungerlo, indipendentemente dal fatto che ci si riesca davvero oppure no; si può continuare a provare e a provare e magari non riuscirci mai, ma si sarà passata la vita nel tentativo di raggiungere la meta che ci si era prefissati, senza mai tirarsi indietro. Un discorso che, detto da un uomo che ha subito due amputazioni e spera ancora in quel suo sogno senza arrendersi mai nonostante le menomazioni, risulta ancora più toccante.
Dopo questo momento, però, la storia comincia a scendere un po' di tono. Non so se perché tu volessi sbrigarti e avessi un certo limite di parole o altro, ma nel momento in cui Otto le parla del frutto del diavolo, sembra che Robin non faccia una piega nonostante non sappia nemmeno cosa sia un attimo prima; forse ci avrei visto di più un po' di perplessità, una sorta po' di timore per quel nuovo potere acquisito, anche soltanto qualche piccola parola spesa, poiché da quel momento in poi Robin non è più la bambina che è stata sballottata in balia del fato fino a quel momento, bensì la bambina che ha deciso cosa fare della propria vita e che ha intenzione di viverla fino in fondo. Un parallelismo tra l'inizio e la fine della storia che risulta ben apprezzabile.
- Sintassi, stile & grammatica
Stile fluido, pulito e descrittivo quanto basta, riesci a far immaginare la scena al lettore e questa è una cosa che apprezzo moltissimo, durante uno scritto. Quando leggo voglio essere capace di vedere quello che sto leggendo, e con questa tua one-shot sei riuscita benissimo a farmi figurare ogni scena: vedevo la porta della casa di Robin che veniva spalancata con forza, lei che scappava e si rintanava nella stiva, la spiaggia bianca e Otto, fino alle esplosioni delle navi della Marina. A penalizzarti un po' sono state un paio di sviste che elencherò qui di seguito:
❒ Nubi scure / Oceano scuro → Giacché si ripetono in modo così ravvicinato, cambierei uno dei due
❒ su un ampio taglio, che faceva → Ometterei tranquillamente la virgola
❒ Il rumore dei suoi zoccoletti in legno sulla strada sterrata veniva totalmente mascherato dai passi frettolosi delle altre persone → Sistemerei la frase con un po' di punteggiatura o rivedendola, in modo da non farla diventare troppo lunga da leggerla stile apnea
❒ colpo di pistola, che distrusse → Virgola da omettere
❒ Un colpo di pistola solo, e cadde → “Un solo colpo di pistola e cadde”, ma sistemerei comunque, giacché ripeti a distanza molto ravvicinata il “colpo di pistola”
❒ fuori della finestra → Piccolo errore di battitura, “dalla”
❒ qualcuno gli avesse → Essendo Robin una ragazza, “gli” va sostituito con “le”
❒ lembo di pelle. invece fu, → Piccolo errore di distrazione, hai dimenticato la maiuscola dopo il punto. Anche se, personalmente, lo sostituirei con un più pratico punto e virgola per seguire il filo della frase
❒ Lei era però abbastanza matura → “Lei, però, era abbastanza matura”
❒ che la nascondevano da chiunque fosse entrato → Trovo che un “l'avrebbero nascosta” suoni melodiosamente meglio
❒ più forte, per l’arrivo → Senza virgola
❒ e triste, che non → Senza virgola
❒ Il sangue ormai coagulato, si era incrostato → “Il sangue, ormai coagulato, si era incrostato”
❒ E la sua gola secca come un fico lasciato su un cassapanca illuminata dal sole del mezzogiorno le diceva → “E la sua gola, secca come un fico lasciato su un cassapanca illuminata dal sole del mezzogiorno, le diceva”
❒ Questo pensiero → “Quel pensiero”
❒ Così sospinta dal ritmo inevitabile del suo corpo, → “Così, sospinta dal ritmo inevitabile del suo corpo,”
❒ alla porta che portava sul ponte → Visto che appare ridondante, sostituirei con un “affacciava sul ponte”
❒ questa vita → “Quella vita”
❒ baffi bianche e gialli → “Bianchi”
❒ Si tolse il cappello, gettandolo a terra, e rivelando grandi → Trovo suoni meglio “e rivelò”, data la composizione della frase e la presenza di due gerundi così vicini
❒ Robin piegò le labbra all’indietro → Trovo suoni un po' male, messa così. Magari sostituirei la parola “all'indietro”, poco utilizzata e altrettanto poco pratica quando si tratta di labbra
❒ alzò le spalle con noncuranza Otto → “Otto alzò le spalle con noncuranza”
❒ corti e strappato → “Strappati”
❒ Ma adesso, aveva → “Ma, adesso, aveva”
❒ rispose Robin infilandosi → “rispose Robin, infilandosi”
❒ che vedesse → “Vendesse”
- Parere personale
Come ho già detto in precedenza, ho apprezzato più la tua versione dei fatti che quella ufficiale di Oda. Forse un fan troppo infervorato potrebbe trovare queste mie parole un'eresia - si sa che soggetti del genere esistono, quindi stendiamo un velo pietoso e non parliamone più -, ma ho trovato molto più verosimile e anche attuale il modo in cui hai descritto tu il momento in cui Robin comincia la sua fuga dalla Marina fino al mangiare il frutto del diavolo, interagendo poi con Otto senza inserire la distruzione completa di Ohara ma limitando la cosa alla sua singola famiglia.
Se non avessi deciso di partecipare al contest, forse questa storia non l'avrei mai trovata, quindi ti ringrazio per la partecipazione e per aver regalato al fandom una what if che ha un significato tutto suo, una sorta di completamento che, pur non esistendo nel manga, va comunque apprezzato poiché ben scritto e ben articolato. |