Lo stralcio introspettivo di Kaito, scritto con lo stile di una lettera aperta, destinata a Ian, è pregno di piccole imprecisioni lessicali e di un registro colloquiale, a misura del personaggio. Tali elementi aumentano l’autenticità dell’estratto, che presenta una sfumatura familiare, connotata nel quotidiano. Assieme ai traguardi della relazione, alle insicurezze, sono evocati particolari momenti di una ritualità tipica della routine della coppia; frangenti apparentemente senza importanza, ma che determinano il modo in cui il lettore entra in contatto con i personaggi.
Dallo scritto si recepisce una sensazione nostalgica, oltre a un approccio ironico nella sua semplicità, privo di inutili sensazionalismi. In questo senso, la mancanza di spettacolarizzazione o di esagerazione dei sentimenti, va a favore dello sviluppo narrativo. Le costruzioni formali sono chiare, spesso rallentate da una punteggiatura abbondante e poco puntuale, che non intacca fortunatamente la scorrevolezza della lettura.
L’impostazione crea uno spaccato limpido sulle vicissitudini dei due protagonisti e si pone come riflessione del rapporto, come adattamento del carattere di uno alle stravaganze e alle ritrosie dell’altro.
Le numerose comparse ‘raccontate’ da Kaito corrono il rischio di distogliere l’attenzione e di confondere chi legge, nonostante la loro introduzione – a volte rapida, in altre occasioni più incisiva – porti più colore alle vicende. Il tratteggio di Ian, per bocca del suo partner, è velato di dolcezza e risulta anche umoristico. C’è quindi una maggiore attenzione alla verosimiglianza del legame amoroso; Kaito appare ancora acerbo, nonostante siano passati i fatidici dieci anni dall’inizio del rapporto.
La struttura non brilla per originalità; al contrario, le immagini, che evocano l’intimità e la condivisione della coppia, sanno formare curiosi accostamenti (la convivenza complementare dell’ippopotamo e dell’ombretta che crea un parallelo per Ian e Kaito, su tutte). Questi sprazzi di creatività sono tuttavia abbandonati a se stessi, quando potevano essere sviluppati in maniera più pertinente.