Ho già letto una parte di questa storia, mentre eravamo in chat una sera. Ma era solo una parte, e ora dunque l’ho riletta per recensire tutta la storia. Non avevo avuto modo di leggere il finale, quella sera; e questa sera, ecco, l’ho letta tutta, e di nuovo mi ha rubato il cuore.
Davvero non ti rendi conto, Ely, di quanto è bella e scritta bene questa storia? Forse a te non sembra così perché in fondo è solo un pezzo della tua vita, hai inventato poco e niente, è una cosa in gran parte vera che hai sentito il bisogno di scrivere. Ecco, e se hai sentito questo bisogno - se hai sentito il bisogno di scriverla, allora significa che vale qualcosa. Eccome se vale, vale tantissimo. Lo penso davvero. Non solo perché è scritta bene, cosa indubbia, perché hai scelto con cura le parole e lo stile è fluido, il passaggio da una situazione all’altra, una sera un pomeriggio una volta gli ho chiesto l’età e l’ultima sera, le risate dei ragazzi e la loro imperscrutabilità, il loro essere chiusi nel loro mondo, tutto questo è descritto perfettamente. E si riescono a sentire nella pancia le emozioni della protagonista (le tue?), quando lui le sfiora la pelle con le labbra con un baciamano, quando chiede il suo nome, quando le fa tenere il giubbotto, quando lei vede la sua schiena chiara, la sua pelle che «splendeva come una torcia accesa» e quando guarda di sfuggita nei suoi occhi «blu oceano, blu surreale, blu troppo». Questo è il genere di cose che mi fanno dire che una storia è ben scritta.
Mi piacciono le frasi concise, le descrizioni fatte di cose normali da un punto di vista e dall’altro: il calcio e il coprifuoco da una parte, le canne e le lattine e saltare sugli alberi a prendere la birra e lo sporco e i genitori che se ne infischiano e la durezza della vita dall’altra.
Sono sincera, adoro questa storia. Non posso nemmeno chiamarla “fic”, perché non lo è, “fic” è riduttivo e sbagliato, non è fiction, solo qualche particolare qua e là, ma d’altronde, è una storia, è diverso.
Ti voglio bene, Ely, ma questo non c’entra niente col mio apprezzamento alla storia.
Arianna. |