Recensioni per
Violenza
di semplicementeme

Questa storia ha ottenuto 38 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 12 (guarda)


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Recensore Junior
22/02/11, ore 22:17
Cap. 1:

Ho ragionato molto prima di inserire un commento e decidere se segnalare la recensione come positiva o neutra. Non volevo essere leggera in questa decisione ma credo che la mia impressione finale sia positiva. Dico credo perché le emozioni che ho provato leggendo sono state molteplici e complesse, il che va tutto ad onore tuo.
Particolare menzione va al botta e risposta, molto incalzante, capace di evocare quella sorta di flipper mentale scatenato da situazioni di stress traumatico. La tua storia è in effetti semplice e ci sono punti che si sarebbero potuti approfondire maggiormente, ma ha una forza evocativa che va trovata nelle emozioni di ciò che è detto e non detto. Hai dato il ritratto preciso di una cosa che si vede troppo spesso, con pochi, semplici dettagli. Non sono le emozioni di chi ha subito, ma di chi lo guarda, che arrivano a me.
Io non ho vissuto violenza fisica, ma psicologica: sono stata invasa, brutalizzata nel mio intimo, oppressa e soffocata. Ho avuto paura di vivere la mia vita normale e non mi vergogno a dire che in certi momenti sono stata persino risucchiata da quella spirale autodistruttiva della frase "è colpa mia, sono io che sono sbagliata non lui". I lividi me li porto sull'anima, non sul corpo. E anche se non è la stessa cosa, mi sento di dire che tu l'abbia espresso abbastanza bene.
È evidente che è impossibile scrivere di certe cose in maniera del tutto efficace non avendole provate, ma tu l'hai fatto in maniera ONESTA, da un punto di vista di osservatore. Per questo ho spuntato la bandierina verde.
(Recensione modificata il 23/02/2011 - 12:05 am)

Recensore Junior
22/02/11, ore 22:14
Cap. 1:

Ci sono fondamentalmente secondo me, due cose da dire, la prima è un'opinione sulla storia in se, scritta benissimo, periodi secchi incisivi, rende perfettamente lo stato d'animo, non ci sono dubbi sul fatto che sia VERA, si sente quando una storia tratta un argomento che l'autrice ha vissuto, direttamente o indirettamente, ciò rende la storia autentica, quanto il contrario la rende se non falsa comunque vuota, spoglia.
Il secondo punto è il concetto che hai voluto esprimere che non potrebbe vedermi più concorde, assolutamente su tutta la linea, il messaggio, espresso per altro in modo chiaro e sintetico coincide perfettamente con il mio punto di vista sulla questione, solo non sarei stata in grado di scriverlo così efficacemente.
Grazie per la storia e per il messaggio.
Monica

Recensore Master
22/02/11, ore 22:14
Cap. 1:

ciao Carmen
avevo letto questa storia tempo fa ma non l'avevo commentata
ho saputo quello che ti è successo e me ne dispiace molto.
La tua storia è veramente sentita e si percepisce tutta la vergogna che hai provato nel vedere una donna in quelle condizioni.
l'impotenza di non poterla aiutare e l'inferiorità, perché lei aveva affrontato quell'inferno e ne era uscita viva e ancora pensante.
le donne che subiscono una violenza sono sempre d'ammirare anche se si nascondono o non reagiscono. è facile pensare: io mi ribellerei, lo denuncerei...ma bisogna viverle le cose per capirle, per comprendere la vergogna, la paura e anche il senso di colpa immotivato. gli uomini che usano questa violenza sono bravi a farti credere che sia colpa tua, tanto che le loro vittime spesso non parlano e li difendono, ma non per amore per paura. vivere nel terrore persino di respirare, tesi e all'erta aspettando una nuova sfuriata. oppure subire per difendere i propri figli.
come hai detto tu è facile parlare quando non ci sei dentro, provare sulla propria pelle è molto differente.
io penso che il modo in cui ti sei accostata all'argomento, con rispetto e serietà va ammirato
a presto
xxxromy75

Ndamministrazione: è severamente vietato offendere altre persone. La recensione è stata modificata per escludere l'insulto. Si ESIGE che l'utente non si comporti mai più in questo modo.
(Recensione modificata da Webmistress Erika il 23/02/2011 - 01:01 pm)

Nuovo recensore
22/02/11, ore 22:12
Cap. 1:

Carissima
hai toccato dei punti nevralgici per quel che riguarda la questione della violenza, e lo hai fatto in un modo che mi ha dato un vero brivido.
Lo stile asciutto che usi consente di concentrarsi sui particolari: le ferite, i lividi. Quelli esterni della donna che parla -meglio:che non osa parlare- e quelli della donna che sei tu, impotente di fronte a te stessa.
Le parole non possono che essere poche di fronte all'incapacità di esprimere.
Ora esco dallo stile e mi permetto di dissentire su un paio di tue affermazioni. Alla fine scrivi:
La violenza non può essere un modo per unire due persone.
Le mie conoscenze in ambito psicologico e soprattutto pratico mi dimostrano il contrario; la violenza psichica e fisica possono diventare un collante in rapporti in cui un partner è autolesionista e l'altro sadico. Talvolta certe dinamiche sono sconosciute agli stessi partecipanti al conflitto. Si radicano nel proprio passato, ed improvvisamente esplodono, inaspettate. La violenza è spesso talmente forte da bloccare due persone in un'unione a tal punto che serve un esterno (vicini? polizia? amici?) a staccarle.
Sfortunatamente questo accade soprattutto per quel che riguarda la violenza fisica. La brutalizzazione che si subisce attraverso le parole, quella rimane spesso senza colpevole.

Una donna picchiata non potrà mai innamorarsi del proprio carnefice.
Non concordo neppure su questa affermazione, troppo categorica. Ti cito l'arcinota sindrome di Stoccolma..e aggiungo che può accadere che una donna SI LASCI picchiare. Perchè magari nell'infanzia non ha sviluppato un minimo di autostima, perchè i genitori la picchiavano. L'affettività "negativa" ricevuta da piccola, la porta ad accettare anche la violenza come perverso lascito d'amore, come unica possibilità di amore.

In ogni caso, mi sento di ringraziarti personalmente per questo contributo, è un tema che mi tocca profondamente.

Francesca

Recensore Master
22/02/11, ore 05:34
Cap. 1:

"non so come possa essere stata messa nelle scelte"
"a cosa che mi ha lasciato ancora di più basita è che questa storia sia entrata nelle Storie Scelte"

E' stata messa nella storie scelte perché, nel modo tipico di chi non conosce personalmente il dolore di queste vicende, si è tentato di spiegare una posizione di ignoranza comune alla stragrande maggioranza delle persone.
Si è ammesso che vi fosse ignoranza, raccontando un'esperienza personale genuina e che poteva invitare alla riflessione soprattutto coloro che credono di sapere senza essersi mai nemmeno documentati o lontanamente avvicinati a questioni simili.
In alcune sezioni del sito tutto ciò si traduce nella produzione di storie e benché il messaggio finale di questa storia finisse col commettere un errore simile a quello condannato, ho giudicato tale errore involontario e 'utile' a comunicare il concetto a chi aveva bisogno di comprenderlo.

Personalmente ritengo che anche solo il minimo accenno a esperienze realmente vissute in discussioni pubbliche come queste siano un tentativo di strumentalizzazione. Si dice 'io ho provato', 'io conosco personalmente queste cose' solo per potersi dare maggior credito?
Non ne sono convinta, perché so che esistono sensibilità personali differenti.
In questa storia ho rilevato in questo senso qualcosa di differente. 'Io che pensavo di sapere ho capito di non sapere nulla'.
Non è un messaggio per chi ha sofferto né per chi conosce chi soffre. E' un messaggio per chi non ha mai vissuto nulla di simile e crede di poterlo capire, da parte di chi si trovava nella sua stessa situazione.
Può funzionare meglio di 'taci, che non hai mai vissuto nulla del genere e non capisci'.
Il silenzio, il non comprendere e non averci mai realmente provato, è alla base di quell'atteggiamento che porta a voltarsi dall'altra parte di fronte a chi subisce abusi. La fortuna di chi non sa diventa la sfortuna di chi è costretto a imparare a sue spese, un circolo vizioso alimentato dal ponte che si crea tra due realtà che tendono a non incontrarsi.

La mia è un'opinione personale che si è tradotta in un'azione amministrativa (l'inserimento tra le storie scelte). Non censuro l'espressione di opinioni contrarie alla mia, ma avendo alcuni utenti espresso una domanda - per quanto retorica - ho trovato utile in questo caso fornire una risposta, anche per mettere fine a una evidente azione di gruppo, forse genuina nelle intenzioni dei singoli ma chiara nel risultato collettivo finale, sia per tempistiche che per contenuti.

Saluto tutti ricordando che questo non è uno spazio di discussione e che l'amministrazione si è riservata di rispondere solo dopo aver rilevato che si stava recensendo anche una sua azione.

Recensore Veterano
22/02/11, ore 02:28
Cap. 1:

Ciao ho scoperto la tua storia per caso e sono rimasta senza parole. Credo che questa sia la mia prima vera recensione negativa che lascio, ma non potevo non scriverti, perché se la storia fosse stata composta solo dall’ultima parte in corsivo ti avrei potuta appoggiare ma non per il resto del testo. Ti sei resa conto che tu stessa hai generalizzato la violenza? Ho letto che hai studiato psicologia, ma come dici nel testo, nessuno capisce la situazione se non la si prova sulla propria pelle o su qualcuno che conosci seriamente, la ragazza che tu incontri, non la conosci e forse non l’avresti mai conosciuta se non per colpa della violenza di cui lei è stata vittima. Non sei legata né alla vittima né al carnefice, non conosci la storia, sei un’esterna quindi trovo ingiusto che ti proclami al di sopra delle persone quando anche tu non sai cosa significhi la violenza. E poi scusa com’è che passi dalla violenza alla violenza sessuale? Non fraintendermi so che esistono entrambe ma tu parti con la descrizione di una violenza, generalizzando poi il tutto. La cosa che mi ha lasciato ancora di più basita è che questa storia sia entrata nelle Storie Scelte. Scusami davvero ma non credo che la storia merita perché nonostante i tuoi propositi fossero buoni cadi nella generalizzazione più totale, proprio quella che chiedi gli altri non facciano. Sembra un controsenso. Anzi lo è.

Recensore Master
22/02/11, ore 01:32
Cap. 1:

Leggendo la tua storia ho colto un divario tra quelle che erano le tue intenzioni e quello che, invece, è il risultato.
Le intenzioni erano ottime: non banalizzare e non generalizzare una tematica estremamente delicata.
Ma, a mio avviso, tu hai generalizzato: conducendo la tua riflessione da un aspetto solo della violenza, quella domestica, per poi arrivare ad altri aspetti, ad esempio.
Ho colto una sorta di opacità, di appiattimento, anche di superficialità.
Ho colto tanta conoscenza tecnica, derivata dal fatto che hai studiato psicologia, ma niente espressione o resa.
E, soprattutto, ho colto tanta presunzione, un volersi ergere al di sopra degli altri per ammonirli a non scrivere di esperienze che non hanno vissuto, che non conoscono... cosa che, però, hai fatto tu.

Recensore Junior
22/02/11, ore 00:59
Cap. 1:

Carina, non c'è che dire.
Ma parli di luoghi comuni e spesso sono frasi fatte.
Un tema come la violenza, merita e ripeto MERITA, se trattato, molta più profondità ed espressione.
Perchè quando succede, soprattutto se ci capiti in mezzo, se sei la vittima, non cammini con la coda tra le gambe, perchè spesso, quella coda è rotta. Cammini se riesci a camminare, trascinandoti, a stenti, fino a quello che è il tuo luogo sicuro, il rifugio, la tana dove piangere, dove rinchiuderti. Non ci sono solo parole come "Vuota.Inutile.Sporca"
E sporca, a mio avviso non è nemmeno corretto,invece ci sono parole nere, che struggono e che ti massacrano dentro, che ti lacerano senza parlare solo per il fatto di ricordare. Immagini perchè le parole non ci sono più.
E chi ascolta viene trascinato in un vortice di sensazioni, sicuramente diverse da chi le ha provate, che vanno ben oltre la presunzione della morale, la vergogna del non sapere, il dolore (lo stesso dolore nell'aver sentito il racconto e per essersi conficcata le unghie nelle carni?? Scherziamo?), la fortuna perchè non accadututo a se stessi e il fine perchè non in grado di poter parlare, vanno ben oltre a questo,ma tanto oltre, anche solo per chi ascolta.
Sensazioni ed Emozioni come rabbia, nervoso, fastidio, sofferenza di vedere un proprio simile piegato,distrutto, calpestato, umiliato, spezzato, ira, rancore, empatia e vicinanza a quella persona, tenerezza e amore per qualla ragazza, calore per quell'uccellino a cui hanno spezzato le ali e molti altri ancora. Perchè quando un altro essere umano indifeso viene picchiato, queste sono solo una parte di quello che una persona esterna prova, una misera e piccolissima parte.
Per quanto riguarda la vittima, chi la subisce la violenza, cade nel buio più totale e fino a prova contraria esistono due tipologie di vittime, chi s'incolpa e chi la colpa non ce l'ha. Nel primo caso si sente colpevole perchè coinvolta con il carnefice, perchè prova sentimenti e attaccamento, nel secondo caso, non ne ha colpa, è capitato e basta, carnefice esterno e casuale (che non rientra nella quotidianità della vittima).
Ma in entrambi i casi, nulla toglie la caduta più recondita dell'essere nel nero apatico e schifoso, in quel buio di sofferenza, tremori e incapacità di reagire, incapacità di togliersi di dosso quanto accaduto, incapacità di vedere razionalmente, incapacità di provare meno dolore incapacità di far scivolare via soltanto un briciolo delle sensazioni che attanagliano e soffocano. Perchè la ragione, in questi casi si perde completamente. Subentra l'istinto con vortici che ti fanno perdere nell'accaduto, nelle immagini, nel dolore e il tutto si trasforma in turbe mentali che struggono e fanno un male bestia. Ecco perchè alcuni non reagiscono, non spiaccicano parole e si chiudono, semplicemente perchè non possono farlo, non ci riescono, non ci sono. Elevano muri dietro i quali si barricano, trincee in cui si nascondono finchè il nemico non è passato e forse non passerà mai. E parlo per metafore perchè a volte è più semplice capire.
Poi sta alla forza che c'è in una persona voler uscire dal tunnel, dal burrone o dal baratro che sia, sta in quella parte nascosta e che ha mantenuto un briciolo di razionalità, trascinare fuori verso la vita, verso la luce, sta a quello che si ha dentro, diverso da persona a persona, combattere e rialzarsi. Serve la speranza (che tu non hai nemmeno preso in considerazione. Ma non è da tutti. A volte serve una mano, un aiuto, qualcuno che ci sia, qualcuno che tenda la mano con amore, affetto, tenerezza e che accompagni sott'ala la cucciola martoriata. E ci sono persone che non ne vogliono uscire.
No, non si può generalizzare su questo tema e nemmeno affrontarlo così leggermente.
La tua frase "Mi rivolgo a tutte voi che scrivete fanfiction che trattino il tema della violenza sulle donne… non scrivete se non sapete di cosa parlate" mi ha dato il permesso di intervenire in questo tuo scritto, di recensirlo per i contenuti, esprimendo una mia opinione sul TEMA TRATTATO. Che repito superficiale e di poco spessore. Sarà una recensione incompleta, perchè non ho controllato frasi, punteggiatura e grammatica. Ho faticato solo un po' a capire all'inizio la differenziazione dei soggetti, per il resto mi è sembrata, in linea di massima, scorrevole.

Quest'altra tua frase "Una donna picchiata non potrà mai innamorarsi del proprio carnefice." è totalmente incorretta,anzi diciamo pure sbagliata, perchè ci sono persone che amano e subiscono in silenzio. Ragazze e mogli che amano il loro carnefice, proprio lo stesso che, guarda caso, le picchia, che le sfigura, che le manda in giro ricoperte di lividi, lo stesso, se non ci siamo capite, che le fa sanguinare e che, a suon di pugni, sberle e ceffoni, calci a volte, o addirittura oggetti( ed evito di fare gli esempi, perchè qualcuno potrebbe rimanere sconvolto),e loro stanno lì. Subiscono. Per amore! Questa tipologia di violenza si chiama VIOLENZA DOMESTICA. Ma qui si parla di deviazione dell'amore (e per loro, le vittime, spesso è Amore con la A maiuscola) ma è così, alcune persone amano i loro carnefici e passano sopra ai fatti, non denunciano e li giustificano.
Giustificare.. altra parola non trattata su un argomento vasto e profondo come questo. Quante persone giustificano i fatti? Paura? Dedizione? sentimento? Tanto non accadrà più? E' colpa mia, ho sbagliato io.. e così via... e sono solo un centesimo delle frasi che vengono dette in questi casi.
L'amore è diverso, come esiste l'amore bellissimo, puro, semplice e che rende felici, esiste anche l'amore malato, l'amore portato allo stremo, quello per cui si compiono pazzie o delitti. E' pur sempre amore. Diverso, ma per tanti, amore.
Opinionabile, non lo metto in dubbio ma la realtà è così. La REALTA' FA MALE e questo non è opinionabile.
Siamo diversi e nelle diversità si trova di tutto.

Alla fine usi la parola brutalità per parlare di violenze diverse e, anche qui, non si può fare di tutta un'erba un fascio.

Parli di autrici che non sanno trattare i temi elencati, perchè li generalizzano ma tu hai fatto la stessa cosa, da un pestaggio parli di violenza sessuale, racchiudi la VIOLENZA in un unico insieme, GENERALIZZANDO, appunto. Ti sembra corretto? Sei contradditoria, tanto.

Mi spiace per quanto ti è accaduto, e sei stata fortunata "semplicemnte" per essere scappata dall'ambulatorio con la coda tra le gambe, perchè sappi che CI SONO persone che non si rialzano, altre che vanno portate di peso in ospedale oppure l'ambulanza le va a prendere a casa o per strada. E alcune non si rialzano, non camminano più, altre addirittura non respirano più perchè non sopravvivono.

No, non si può generalizzare.
No, non si può trattare un tema ccosì delicato, facendo la saccente e dicendo agli altri di non scrivere perchè non si è vissuto la stessa esperienza, perchè pecchi di presunzione.Esagerando troppo.
Sei libera di rispondermi che sono io a peccare di presunzione e di essere troppo saccente ed arrogante, ma so quello che ho detto, così come quello che penso e che ti ho scritto.

Adesso chiedo io una cosa a te, quando scriverai ancora di queste tematiche, affrontale come si deve, con il giusto peso senza puntare il dito contro gli altri e soprattutto senza generalizzare ed essere così leggeri, sii più profonda, altrimenti parla d'altro.

Scusa la spatafiata e i possibili errori ma quando ho letto questa storia, e sinceramente non so come possa essere stata messa nelle scelte, non ho resistito.
Mi spiace se ci rimarrai male ma come lettrice e scrittrice ma soprattutto come donna, non accetto e non tollero scritti così superflui, soprattutto se provengono da esperienze provate, appena, in superficie.
Odiami se lo ritieni giusto o ignorami, alla fine, la mia è pur sempre un'opinione, ma che si basa su fatti, statistiche, osservazione e molto altro. Non parlo senza cognizione di causa. E fossi in te, accetterei umilmente le critiche, visto che non sono l'unica ad avertele fatte e crescerei interiormente, capindo cosa un'altra persona, seppur sconosciuta, ha cercato di comunicarti.
Psicologia? Ma la psicologia, non studia il profondo della psciche e le turbe di esse relazionate all'individuo e al mondo esterno? La Psicologia è lo strumento, più profondo ci sia per analizzare l'uomo e la sua mente. E in questi casi, o almeno in alcuni, nemmeno gli psicologi riescono ad abbattere le parti della mente, perchè talmente compattate e stagne che sono diventate impenetrabili o più semplicemnete perchè a volte, la psicologia non arriva dove arrivano i pensieri e alla fine, è interpretazione dello psicologo.
Non nascondiamoci dietro agli studi per poter puntare il dito ed esternare pensieri personali, se vuoi esprimere un'opinione o il tuo pensiero fallo, ma non sentendoti forte perchè studi quella determinata materia, che guarda caso, ti da diritto a giudicare gli altri o determinate azioni, pensando che gli altri non sappiano di cosa parli. Scusa ancora per la crudezza di questo mio pensiero, ma hai toccato un tema troppo forte affinchè stessi zitta e amalgamanta alla massa dei pensieri non espressi, perchè questo è un tema che tocca. Tutto qui.
Ciao ;)
(Recensione modificata il 22/02/2011 - 03:19 am)

Recensore Junior
22/02/11, ore 00:16
Cap. 1:

Ho bisogno di dirtelo, non riesco a tenermelo dentro mi spiace.
Leggendo la tua storia mi è venuto da piangere.
Non dalla commozione, ma per il fatto che nemmeno tu purtroppo sai di che parli.
Da quel che ho capito fai tirocinio di psicologia, e in tutta onestà ho apprezzato ciò che hai scritto, ma solo per il messaggio.
Dici di non scrivere sulla violenza se non sai di che si parla. Sono daccordo.
Ma una seduta non rende bene l'idea.
Non sai cos'è piangere tutta la notte perchè la tua amica ti chiede di truccarla per coprire i lividi.
Non sai cos'è sentirsi suonare alle 2 di notte a casa perchè, per la prima serata di libertà che ha lei, lo stronzo viene a casa tua, ti distrugge i mobili e cerchi inutilmente di chiamare i carabinieri perchè il figlio di puttana ti dice "stai zitta troia o ti spacco le ossa, perchè sei tu che le metti in testa strane idee."
Non sai che cos'è andare a sporgere denuncia e sentirsi dire: "Ma signorina, se non è lei a denunciare noi purtroppo non possiamo fare proprio nulla".
Non sai cos'è sentirsi dire "Mi ha messo il coltello alla gola perchè non gli ho dato i soldi per le slot machine, io lo lascio", e poi sapere che il giorno dopo è di nuovo da lui.
Personalmente non ho mai subito violenza per fortuna. Però l'ho vista e mi ci sono a mio malgrado trovata nel mezzo senza poter fare niente.
E passo le mie notti a piangere perchè sono impotente. Non ho mezzi per difendere colei che per me è più di una sorella.
Non sai che significa.
Sono daccordo con chi ha scritto che hai reso banale tutto ciò.
Però apprezzo il messaggio.

Recensore Junior
19/02/11, ore 18:32
Cap. 1:

Allora non scrivere!
Non puoi nemmeno immaginarti come hai ridicolizzato la sofferenza che alcune di noi hanno provato.Forse tu non sai cosa voglia dire essere chiusa in una stanza con un gruppo di ragazzi che ti mette le mani ovunque. Apprezzo il tentativo di prendere posizione contro chi strumentalizza la sofferenza altrui, ma il modo in cui l'hai fatto e lo stile no. Sorvolando i grossi e numerosi errori di grammatica commessi lo stile del testo è troppo pesante, e troppo spezzato. Il tentativo che vi era alla base di rendere il testo più coinvolgente non è per nulla riuscito e non fa che sperare ad ogni lettore che il racconto si concluda il prima possibile.
Posso capire ed apprezzare il tema, ma anche tu nonostante il tentativo cadi nel ridicolo e banale.

Recensore Veterano
19/01/11, ore 17:38
Cap. 1:

Non ho molto tempo per mettermi qui e leggere, purtoppo.
Sono una donna che lavora fuori casa con i diversamente abili e in casa in quanto madre e casalinga e quando ritaglio un po' di tempo tutto per me adoro scrivere, quindi il tempo per leggere è pochissimo.
Com'è che sono andata a leggere una tua fic è davvero inspiegabile ma adesso sono contenta di essermi fatta giudare così da chi ha voluto che io leggessi una piccola perla che, come tutte le perle, nasce da un granello di sabbia che scava e scava dentro te, facendo un male cane.
Però alla fine c'è la perla...e nulla, sulla faccia dlela terra, è perfetta quanto lei.
Appunto perchè nata da un dolore profondo.
Così è la tua storia.
E' perfetta e splendida appunto perchè nata da un dolore profondo.
Non posso che ringraziarti per averla scritta e dirti che terrò bene in mente le tue parole.
Io non scrivo storie che si basano su esperienze che io stessa non ho fatto o comunque vissuto da vicino, quindi non ci sono violenze carnali ne fisiche anche perchè morirei scrivendole ma ce n'è una,"storia di un'ordinaria amicizia", che narra di un fatto vero, accaduto a una persona con cui sono in contatto e che ha voluto aiutarmi, portando qui la sua esperienza.
Scriverla e poi successivamente leggerla è stata una sofferenza immensa, che non ripeterò più.
Quindi capisco bene quello che scrivi...e ti ringrazio ancora.
Dal cuore.
Un bacio Parsy

Recensore Master
11/01/11, ore 15:26
Cap. 1:

Ciao! Ti ho letta con interesse, le tue osservazioni sulla violenza - vista dall'esterno - sono obiettive e pulite, non trasportate dall'enfasi di metter su un racconto. Hai accompagnato il concetto delle righe in corsivo con un esempio a prova di qualunque equivoco.
Non leggo molte fanfiction in realtà, ma spesso capita anche a me di imbattermi in storie in cui l'autrice, palesemente, non sa di che parla e si basa su altre fanfic o spulciamenti sull'orrida wikipedia, e questo è un vero peccato se pensi a quanto vasta è la disponibilità di argomenti trattabili.
A parer mio non si dovrebbe parlare di cose che non si è viste con gli occhi o toccate con mano. Almeno se si vuole matenere una certa credibilità come autrici.
Anch'io ho scritto storie sulla violenza, ma su EFP preferisco non pubblicarle. Sono troppo "mie" e non mi sento di condividerle. Non le ho scritte in base a voli di fantasia ma perchè la violenza è stata parte della mia vita, e ti vorrei dire che ci prendi in pieno quando dici che *violenza* si accompagna con *vergogna*.
Denunciare non è facile come si vuol far credere. Troppe persone, senza conoscere, parlano a vanvera sulla pelle degli altri.
Non voglio dilungarmi oltre perchè non è il luogo e poi sarei noiosa. Ti saluto e ti ringrazio per avermi segnalato questa storia.
Alaska

Recensore Master
20/12/10, ore 15:30
Cap. 1:

Quando l'ho letta la prima volta ho subito condiviso e consigliato a più persone possibili, oggi arrivo per segnalarla per le scelte e vedo che non ce n'è bisogno, e per una volta sono orgogliosa di efp, cosa che mi capita sempre meno spesso ultimamente.
Quando ho letto nella tua recensione che avevi scritto una OS su questo tema sono corsa a leggerla; ormai ti conosco come lettrice - come scrittrice ti occupi prevalentemente di fandom che non conosco e hai una dramione incompleta per la quale tra un po' ti maledirò - e ho sempre trovato le tue recensioni in giro per il sito estremamente interessanti; poi, quella alla famosa storia che ha fatto sbottare anche me è stata perfetta. Perché ti ci sei messa d'impegno, hai letto tutta la storia, hai fatto una critica costruttiva e precisa, non sei mai stata offensiva: insomma hai dato un contributo reale per migliorare questo sito e le persone che lo frequentano, e ti ho ammirata moltissimo, io che in genere chiudo semplicemente le storie che non mi piacciono e che quando arrivo a non poterne proprio più non ho la tua bravura e il tuo impegno nello scrivere recensioni, io, insomma, che in troppi casi sono stata pigra e indifferente; purtroppo il tuo sforzo non è stato premiato, quell'autrice non ha compreso il dono che le facevi, ma resta il dono in sé, come valore assoluto: la voglia di migliorare il prossimo che prima o poi qualcuno coglierà.
La stessa voglia che ritrovo in questa storia, e che mi fa virtualmente battere le mani davanti alla tua sensibilità e al modo in cui riesci a volgerla in parole.
Di violenza qualcuno ha già parlato, qualche reazione ultimamente c'è stata, ma in modo molto più semplicistico, all'interno di storie su coppie già note; scriverla così, nero su bianco, incastrandola nella tua realtà, è stato un atto di coraggio immenso e ha dato quel valore aggiunto a tutta la trattazione. 
Che tu avessi compiuto o stessi compiendo studi precipui sull'argomento lo avevo dedotto dalla tua recensione alla storia suddetta, ora ne trovo la conferma e comprendo meglio come mai tu riesca a porti in modo così attento a certe dinamiche.
Bene, credo sia il momento di fare quel che hai fatto tu e di portare un po' anche della mia realtà a sostegno del cambiamento, di dare il mio piccolo contributo per quel lavoro di miglioramento; spero non ti dispiaccia se seguo il tuo canovaccio. Spero non ti dispiaccia se uscirò dal mio nick da cazzona per l'unica volta della mia vita. E spero di non ritrovarmi un giorno - tipo domani - a non farcela e a cancellare questa recensione. In quel caso, estremamente possibile, spero che tu abbia già letto.
Vergogna. Ecco, ci si vergogna in molti modi. Ci si vergogna del fatto di essere troppo deboli per reagire e ci si vergogna quando si vorrebbe reagire contro qualcuno che ha il tuo stesso sangue, perché lo sai che non è giusto quel che ti fa ma se per fermarla dovessi farle del male a tua volta allora finiresti per essere come lei; ci si vergogna a piangere e anche a ridere, perché c'è gente che piange per la guerra e per la fame e tu hai preso solo un po' di botte - le cicatrici non sono affascinanti? - e perché sai che la maggior parte di quelle risate è stridula - ma non lo sono sempre, le risate più importanti? -; ci si vergogna anche quando si sa di non aver fatto nulla per meritarselo, perché comunque non desideri che il mondo sappia che sei stata una debole, che per diversi anni della tua vita hai saputo solo subire, ed è inutile raccontarti che lo fai per non intristire gli altri, la verità è che lo fai perché te ne vergogni.
Presunzione. Sei presuntuosa quando speri di essertelo lasciato alle spalle, quando pensi di aver dimenticato, quando poi ti svegli una mattina e inforchi gli occhiali - quelli che ti ha rotto tante volte - e ti fa male il piede - quella caviglia che ti ha slogato più volte - e in un cassetto trovi la benda elastica che usavi per fasciarti sotto i vestiti e ti guardi il piercing all'ombelico e pensi che non avresti mai potuto farlo, quando ti prendeva a calci nello stomaco. Sei presuntuosa quando pensi di saperne qualcosa degli altri, perché ognuno lo vive in modo diverso, e sei presuntuosa quando credi di essere più tosta perché tu ce l'hai fatta, perché tu non ti sei fatta piegare, perché tu non ti sei mai data la colpa di qualcosa, perché tu lo sapevi, che era colpa sua ma che non era lucida, in quegli anni. Sei presuntuosa perché credevi che conoscendo le sue motivazioni - quella spirale di violenza che ha coinvolto a suo tempo anche lei, i farmaci che la intontivano - l'avresti potuta perdonare, invece non ci riuscirai mai, a perdonarla, perché ormai pensi che non esista il perdono e sai che in qualche modo questo ricadrà sempre su di te e sarà un livido peggiore di molti altri ed indelebile, perché ti ha reso una persona peggiore.
Il dolore l'hai quasi dimenticato. Non era tanto, quello di fuori. Quello di dentro resta lì, invece, lo sai che si contorce ogni volta che la guardi negli occhi e sai che lei non ricorda nulla. Che culo. Beata ignoranza, si dice. Invece tu non te lo scordi.
La fine non è stata merito tuo né suo. E' arrivata insieme all'età adulta, quando non eri più così facile da atterrare, quando in casa ormai non c'eri più e quando non ha più preso quei dannati psicofarmaci che un dottore senza scrupoli le aveva dato. Ma non è mica la fine, per te. La fine è guardare tuo figlio e sapere che anche quando ti fa incazzare come se fossi un grizzly affamato non riesci nemmeno a dargli un pizzicotto nel sedere - e sì che è bello cicciotto, quel sedere, e ce ne starebbero parecchi, di pizzicotti -, la fine è sapere che tu non sei come lei e che quella piccola peste che hai generato non vivrà quello che hai vissuto tu. 
La fortuna è tutta mia. Sono una donna fortunata. Lo sono per tutto quello che ho scritto. Lo sono per quello che ho. Lo sono per il mio futuro: un culetto tondo e pieno di cacca che prima o poi riuscirò a pizzicare, un marito in bilico tra la coglionaggine e la genialità che mi fa ridere ogni volta che respira, un lavoro che amo, una vita che amo.
Ecco, spesso mi sono chiesta cosa spingeva le mie lettrici a raccontarmi tanto di loro. Credo di averlo capito. Certe volte alcune parole ti colpiscono talmente che ti senti più in linea con chi le scrive che col resto del mondo.

Recensore Master
17/12/10, ore 11:03
Cap. 1:

Avrei voluto consigliare questa storia per le Scelte, ma EFP per una volta mi ha battuta sul tempo; e merita, merita più di tutte le altre messe insieme.
Merita perché hai scritto FINALMENTE parole vere, reali, parole che nessuno ha nemmeno il CORAGGIO di pronunciare.
Merita, perché finalmente hai reso GIUSTIZIA contro tutte quelle "opere" in cui questo tema è usato, bistrattato e abusato.
Quindi GRAZIE.
Grazie perché te lo dico da persona che sa cosa vuol dire la violenza sulle donne; e non per sentito dire.
Grazie per aver capito.
Grazie per aver visto.
Grazie per aver ammesso di non poter sapere, e di non voler sapere.
Grazie perché hai urlato una verità che nessuno aveva il coraggio di pronunciare.
Grazie.

Recensore Master
15/12/10, ore 23:16
Cap. 1:

Mi complimenti per la sensibilità con cui hai trattato l'argomento e per le parole che hai speso alla fine. Ci sono troppe storie che trattano certi argomenti con una leggerezza ripugnante. La violenza non produce amore, certe gente dovrebbe vergognarsi.
E' una storia cruda, piena di dolore e apre una finestra su quelle esperienze che capitano ogni giorno, ma che certe volte la gente ignora, o semplicemente non comprende. Sei stata coraggiosa e metterlo per iscritto, forse sia per liberarti, sfogarti, che per insegnare qualcosa a chi si rivela insensibile e ignorante nei confronti di certe tematiche.
Alexiel.

 [Questo commento partecipa a Recensioni d'Autunno 2 @ maridichallenge]