E dunque ero qui, all’una e due minuti di un Sabato notte (o Domenica mattina?) e i sensi di colpa per la mancata recensione mi assalivano. Per questo, dopo lunghe riflessioni, decisi di leggere finalmente Umami.
Pensai di fare una recensione normale e semplice, poi mi dissi “Diamine” – lo so, non dico diamine, ma pazienza – “se devo recensire, recensiamo bene!”. E dunque eccomi qui, all’una e cinque minuti, a iniziare una recensione per ogni “capitolo”.
-
Interessante. Vedere Reno giovane è una cosa che non capita spesso. Vedere un Reno giovane che non sia il completo imbecille di Advent Children è fantascienza. Vorrei far notare quante cose siano emerse sul Reno giovane di questo inizio, in sei righe scarse: è appena entrato nei Turks. E’ desideroso di dimostrare la propria nuova posizione di fronte a un nuovo collega. Pare aver bisogno di un qualche tipo di approvazione (o più che altro di curiosità, o magari di semplice attenzione), ed è chiaramente scontento del proprio fallimento. Nelle ultime righe, in ogni caso, il tutto viene messo ad un piano decisamente meno serio di ciò che ci si potesse aspettare. Ci viene ricordato che Reno è Reno, e anche all’inizio della carriera non era probabilmente un ragazzino bisognoso di imporre la propria “maturità” (NB: sono cosciente che nessuno,autrice compresa, ha capito quello di cui sto parlando o ha in qualche modo ragionato su ciò leggendo o scrivendo la fanfiction.)
-
Un altro lato del “tuo” Reno, che in effetti non c’entra nulla con il fanon classico del personaggio. Non so perché, ma in questa ci vedo un po’ di malinconia. La parte “strana” e incomprensibile di Reno sarebbe potuta essere divertente, invece qui dà un tono nostalgico che si smorza solo nelle ultimissime parole. Probabilmente il tema principale sarebbe il rapporto tra i due, qui, in cui predomina la maggiore esperienza di Rude… Ma alla fine continuo a parlare solo di Reno, vabbè.
-
Ecco, questa è stupenda. Da parecchio tempo non avevo modo (o intenzione? xD) di ritrovare il Reno più cinico e amaro, ma sospettavo che non avrei dovuto aspettare a lungo in questa raccolta. Mi piace in particolare il paragone tra le morti consuete della sua routine giornaliera e la situazione attuale. Mi piace come Reno sia, nonostante tutto, perfettamente consapevole di ciò che fa e perfettamente coerente. Forse la reazione divertita è un po’ troppo folle, ma lo sai che ai miei occhi queste scene fanno un effetto magnifico xD
-
*POW* Il segreto della persona imperturbabile è essere preparato all’inevitabile, non essere troppo ottimista e non lasciarsi andare a pensieri come “oh, tutto qui?”. Sapevo che ci sarebbe stato, ed ecco qui il primo pugno nello stomaco. Che dire? Non lo so, sinceramente. Elena è abbastanza diversa da quella di DSOTF, devo dire. Per quanto riguarda la prima parte, compresi i pensieri sulla risata, avrei detto che era completamente nel tuo canon. Poi no, e per evitare nausea, vomito e autoflagellazioni lascio in sospeso il discorso xD
-
Per un attimo ho temuto la risposta di Reno, considerate le ultime esperienze televisive. Stronzate a parte, questa mi ha colpito molto per la descrizione di Midgar iniziale. Conosco un tizio che un tempo la descriveva all’inizio di ogni capitolo, e pur dilungandosi ogni volta tantissimo trovava sempre qualcosa di nuovo da dire. Midgar è eternamente descrivibile, suppongo. E qui ho pensato la stessa cosa, anche se il tutto è concentrato in poche parole. Passando alla situazione vera e propria… Beh, per quanto riguarda Reno vale il discorso della 3. Sarebbe un personaggio piuttosto odioso, se non fosse così innocente nella sua crudeltà. Così, invece, è semplicemente Reno, nel bene e nel male.
-
E dire che un tempo odiavo questo pairing xD A essere sincero, preferisco DSOTF come esempio della Rudenei, lì il tutto mi è sembrato più vivo. Quello che invece mi è piaciuto parecchio è l’accennata invidia di Rude per il carattere di Reno. Dopo averlo visto come una sorta di mentore nella 2, è strano metterlo sotto questa luce qui. Trovo che le due cose coesistano benissimamente, comunque.
-
(hai notato che hai messo il numero 6 anche a questa? Mi stai confondendo xD) Uhm. Questo è nuovo, completamente nuovo. Mi piace come ogni pensiero di Tseng sia mostrato come una scusa, un pretesto nato da una specie di paura che non si spiega facilmente. E poi c’è il tuo uso dei dettagli, come al solito. Qui è ancora più evidente, perché si tratta di composizioni cortissime; non c’è una parola di descrizione che non serva ad ampliare la caratterizzazione dei personaggi,in pratica.
-
*POW* Qui dovrei rivedere la recensione della prima, ma, dato che le sto scrivendo mano a mano, mi sembrerebbe piuttosto scorretto. Ritorna il tema del bisogno di Reno di affermarsi, che avevo allegramente liquidato per non esagerare nell’analisi. La cosa più significativa, comunque, è la sua “decisione” di addormentarsi. Nonostante il suddetto bisogno, a Reno non mancano le caratteristiche che cerca di mostrare, non è un personaggio fragile sotto alcun punto di vista. La fine… Una volta l’avrei di sicuro definita pesante (ricordi?). Ora… *nausea, vomito e autoflagellazione*
-
Qui mi coglie un ricordo buffo: mi viene in mente Elena in FFVII, che alla fine è poco più di una spalla comica per Reno e Rude. E’ inquietante che sia possibile darle un tono drammatico senza cambiarne minimamente la personalità, non trovi? La cosa “nuova”, rispetto al gioco, è il suo essere “quella che si accontenta”. Ormai a me sembra normale, ovviamente, ma penso che anche leggendo solo questa raccolta si possa intendere come una naturale conseguenza della sua scarsa fiducia.
-
“Quanto manca”. Rude, tra i Turks, è la persona più normale. Dunque, direi, è normale che sia l’unico a porsi questa domanda. In un lavoro in cui la morte è parte della quotidianità, chiunque non abbia seri problemi se lo chiederebbe. A Reno sembra non importare, Tseng semplicemente accetta la possibilità, Elena è più preoccupata dal fallimento che dalla morte stessa. Restano Rude e Cissnei, come da programma. In un certo senso, suppongo che entrambi sopravvivano alla cosa solo grazie ai colleghi e al loro aiuto involontario.
-
L’uniforme è una sola *____* Ok, basta, compostezza e serietà. La raccolta termina con il lato più normale del lavoro dei Turks, nonostante la natura degli ordini sia probabilmente tutto tranne che tale. Torna più che altro il tema della ripetitività di tutto, e forse anche della normalizzazione di una routine che normale non è affatto. L’idea delle due situazioni identiche è davvero ben fatta, soprattutto per la morale sottintesa secondo cui tutti i temi della raccolta sono destinati a rimanere in un ciclo immutabile.
Uff. Che altro dire? Non sono d’accordo con chi ha detto che non è facile inserirle nello stesso contesto. Per me sono chiaramente pezzi diversi della stessa realtà, ma mi sa che parto avvantaggiato e con una conoscenza superiore. Ho l’impressione di essermi soffermato su particolari spesso non centrali, ma pazienza. Alla fine recensire è anche parlare di ciò che colpisce, e non posso farci molto. E’ stato un po’ un tuffo nel passato, e salvo eccezioni non è stato per niente spiacevole. Avevo dimenticato molte cose, e un po’ me ne vergogno. Complimenti, quindi, e vedi di continuare a scrivere nei momenti in cui ti lascio in pace xD
PS: La recensione qui riportata è nata come uno spudorato ringraziamento. Tuttavia, voglio far sapere all’autrice che ne è valsa la pena, e che le due pagine di commento non sono state per niente impegnative da scrivere xD |