(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Se si dovesse trovare un aggettivo per questa storia sarebbe geniale. Perché questa storia è obiettivamente geniale.
Unisce in modo magnifico ironia, critica, dolcezza e un pizzico di drammaticità. Voltaire risulta un ottimo narratore -sicuramente grazie all'abilità dell'autrice, che riesce a giostrarlo magicamente- capace di presentarci la situazione di questo “compleanno” un po' fuori dalle righe.
I personaggi sono caratterizzati divinamente: Maometto sembra uscire dallo schermo tanto è stato ben descritto dall'autrice, che ha saputo sottolineare particolari capaci di renderlo più reale.
Semplicemente magnifiche le battute (l'autrice, a parere della sottoscritta, non deve assolutamente preoccuparsi di essere caduta nella blasfemia: se veramente esiste qualcuno che non riesce ad afferrare il senso di tale ironia, probabilmente non ha capito neanche il messaggio delle religioni), che fanno ridere di cuore il lettore, nonostante mostrino verità amare.
La storia può considerarsi divisa in due parti, e la linea che le demarca è un lungo pensiero dell'autrice, molto profondo e sentito, che emerge, grazie alla persona di Voltaire, forte e deciso.
L'ultima figura, quella di Sòl, sembra riuscire a dare un pizzico di dolcezza a questo Natale multietnico, forse in un modo piuttosto comico: Gesù e Maometto in un bar, lei e Voltaire davanti a una chiesetta semplice e spoglia, ad ascoltare una canzone di voci bianche, mentre ballano spensierati sotto la neve.
Gli obblighi e il bando sono più che rispettati in modo originale e intelligente, pochi errori di grammatica, comunque, non tolgono niente alla bravura dell'autrice, che, con uno stile fluido e spigliato, è riuscita a scrivere una storia tanto interessante. |