(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Apologia di Catherine Moran, l’insegnante anticonformista
che insegnò l’importanza delle ombre
La figura retorica che regge questo racconto è la metafora. I fantasmi di cui si parla non sono la mistificazione degli incubi del passato, bensì il riflesso di qualcosa di concreto che alberga in ogni anima.
Le citazioni di Catherine Moran rappresentano la parte riflessiva della fanfiction. Il senso della vita non sta semplicemente nel trascorrere l’esistenza consumando energie; al contrario, è cercare di familiarizzare con quella parte dell’essere che rimane nascosta, inespressa e incompresa (le ombre) e che talvolta fa paura.
Per vivere appieno, donne e uomini, allo stesso modo, devono riscattare queste loro ombre – storiche e individuali – senza fingere che non ci siano e senza illuminarle/scacciarle tutte.
Da questa ideologia si basa l’insegnamento di Catherine, troppo avanti per il gusto conservatore e gretto del liceo femminile Saint Margaret di quegli anni. Perché la cultura che lei vuole trasmettere alle studentesse apre la mente e insegna il senso critico. Catherine crede in queste giovani donne, che purtroppo sembrano destinate a diventare solo perfette casalinghe. Insegna loro a inseguire i propri sogni, senza vergogna.
La prima parte è volutamente compassata e freddina, perché la reticenza dell’articolo è una censura che Nathalie Reid, ex allieva della Moran, si è autoimposta. Da quelle righe emerge una professoressa femminista che, con tanta grinta, combatte il puritanesimo del luogo insegnando Letteratura e dedicandosi al teatro. Ma è molto di più, e solo a vent’anni dalla sua morte, un’altra allieva, Emily Evans, posta sul proprio blog la vera identità di colei che fu Catherine Moran.
Il Giappone e una misteriosa signorina Stalker furono i plasmatori della visione del mondo che aveva la professoressa. Grazie a un lavoro investigativo, Nathalie ed Emily riescono a risalire anche alla vera identità della misteriosa signorina Stalker. Quest’ultima e la Moran erano talmente sulla stessa lunghezza d’onda da apparire, per alcuni versi, la medesima persona. Infatti le due allieve si sentono così affezionate alla signorina Stalker, da dimenticarsi che non l’hanno mai conosciuta.
Brillante la strategia narrativa utilizzata per raccontare la biografia della protagonista. L’iniziale assaggio che si dà, non è che la timida scorza di una personalità esuberante e coraggiosa, ricostruita con perizia dai ricordi delle allieve. Sicuramente l’elaborazione del genere è stata portata a termine con originalità e competenza. Gli obblighi sono stati rispettati in toto, peccato che la descrizione fisica sia stata sacrificata a pochissime righe. Debole pertanto il collegamento con l’icon ricevuta.
Il periodare è ben articolato e la narrazione scorre molto bene.
La fanfiction rimane encomiabile. Riesce a mandare un messaggio senza scadere nei luoghi comuni di un film come The Mona Lisa Smile, con il quale ha delle linee comuni. |