Mi piace davvero tanto. Mi ricorda molto i film di Pedro Almodovar. Non so, sarà l'atmosfera surreale, il sesso masochista della parte iniziale, la donna (la vita) che parla spagnolo, un misto di morte, lussuria e dettagli esagerati... Ad ogni modo, scrivi bene. Nonostante l'idea mi sia piaciuta molto, la lettura risulta piacevolissima anche per via del tuo stile.
Non è troppo difficile intuire di cosa siano allegoria i personaggi che Giuliana incontra nel labirinto (e la protagonista è una testa di minchia, chiaro, ma l'hai descritta bene e mi è piaciuto che restasse coerente con se stessa fino alla fine, niente redenzione, niente folgorazioni salvifiche) ma sono comunque immagini particolari: la ragazza-bambola (cosa inquietantissima, tra l'altro, ma penso dipenda dalla mia fobia per i burattini) e la donna obesa sono due modi diversi di esprimere l'avidità di Giuliana, l'una dimostrandosi assolutamente vuota, inconsistente e quindi simbolo del possesso fine a se stesso, dell'accumulo che non tiene conto del gradimento qualitativo (le migliaia di euro giocate così, senza tener conto del loro valore, il rubare soldi alla madre per una sciocchezza), l'altra di un'avidità più istintiva e animalesca, ottimo perciò il riferimento alla bulimia, all'eccesso (senza voler addentrarsi nello specifico della malattia, chiaro, usandola solo come immagine evocativa dell'ingordigia); la dama nera mi lascia ancora qualche dubbio, in verità, mentre l'associazione bambina-coscienza sporca (e sporca davvero, in tutte le possibili sfaccettature) è chiara. Tuttavia, se ci penso, è possibile dare anche altre interpretazioni della figura della bambola per via di quell'allusione fatta proprio dalla bambina che, forse, associa all'avidità per le cose materiali la pochezza di affettività, ma non essendo stato troppo approfondito questo aspetto non mi dilungherò oltre. Sì, ad ogni modo è un personaggio che ho apprezzato tanto, forse il meglio costruito del labirinto.
Altra cosa che mi è piaciuta: Giuliana non perde mai completamente il contatto con la realtà. Pur se la storia ha toni soprannaturali, ci sono elementi che non la rendono troppo "campata per aria": Giuliana che durante le partite a poker si ricorda dei soldi che può rubare alla madre e medita sulla sua scopamica, l'affondare la lama del coltello nella pancia della donna -anche se poi ne vien fuori del cioccolato, ma il gesto in sé mi ha dato l'idea di concretezza, di sensibilità-; lo stesso inizio, con poche righe fornisci un solido background che permane per tutto il viaggio nel labirinto.
Ah, e la senora Vida è bellissima: misteriosa, lancia dei segnali che non sono troppo comprensibili e si rifiuta di dare spiegazioni più esplicite (com'è in realtà, effettivamente), affascinante. Forse è anche lei avida, dopotutto, no?
Veramente brava, e di solito non leggo storie dark-nonsense-soprannaturali, ma questa mi piace un sacco. (Recensione modificata il 04/06/2012 - 07:22 pm) |