(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Mi sono ritrovata come un'ebete a leggere questa storia rimanendone colpita e anche turbata.
Il personaggio di Juliet è disturbante, di quei personaggi femminili che risultano fastidiosi nella totale follia in cui albergano. Donne che svendono amore, donne che non vogliono amare. Della cruda corazza di cui Ory investe Juliet, ci sono le cicatrici indelebili di una maschera indossata per difendersi. Le atmosfere ricreate dall'autrice sono evocative, specie quelle ambientate nella torre, e ho trovato l'alcova sicura del rifugio per bambini la controparte "marcia" del mondo in cui Juliet si lascia scivolare quando è lontana da Ronald.
Ory racconta di un amore che non ha nome, perché nessuno vuole concedersi il vessillo della sconfitta, e lo fa con la struggente malinconia degli addii.
Juliet è un personaggio che mi ha affascinata notevolmente, perchè nella sua ambiguità - e nella sua malvagità - è invece umana e realistica, incarnando quel concetto di femminilità portata persino all'esasperazione, per potersi affermare e rendersi indipendente ai legami e ai vincoli.
Ho adorato questa storia soprattutto per le atmosfere e la resa eccelsa di un personaggio che poteva risultare banale e che, invece, ho trovato strutturato in maniera ottimale, senza risultare una macchietta ma toccante. |