Non è pazienza encomiabile quella che mi ha portata a leggere le note, è la mia incapacità di passare oltre qualsivoglia scritta ignorandola, ma soprattutto delusione perché la storia è finita.
Mi ha tenuto compagnia per un solo giorno, ma mi mancherà da morire. Ho interiorizzato i personaggi, tutti, e mi ci sono affezionata. Complimenti - che dico, complimentoni per averli resi così concreti, così vivi e reali. Non avresti potuto farlo meglio. Non solo, ci sei riuscita senza mai farli apparire pesanti o sgradevoli, neanche nei momenti in cui è inevitabile trovarsi in disaccordo con loro.
Adoro Whiskey. Il soprannome, il carattere, l'aspetto e le abitudini sono grandiosi e accordati armoniosamente. Hai fatto un lavoro strepitoso, vorrei assomigliarle. Sei riuscita a rendere la sua personalità e il suo aspetto, a far capire quanto la ragazzina sia un mix perfetto di entrambi i genitori.
I genitori, appunto. Patricia è un'altra creazione geniale, simpatica ed equilibrata. In lei si rivedono caratteristiche che la figlia ha ereditato, ma è un personaggio a sé stante, originale e completo.
Matt, be', è Matt. Tra lo shock e il caratterino che si ritrova, l'approccio con la figlia di cui ha appena scoperto l'esistenza gli risulta difficile e a momenti snervante. Eppure mantiene una delicatezza che si rivela in tutta la sua intensità nel finale, ma di cui si trovano numerosi accenni anche nel corso della storia. Il Matt giovane alle prese con Patricia è un amore, mi ha fatto desiderare di trovarmi al posto della (s)fortunata.
Eva e Bas sono due ragazzini. Essendo personaggi secondari, hanno meno spazio di Whiskey, che, forse anche per questo, risulta più matura di loro. I comportamenti dei suoi amici sono tipici della loro età e riescono a richiamare con nitidezza proprio quel periodo della vita attraverso cui ognuno di noi è passato. Mi dispiace un po' per come Whiskey liquida Bas parlando con Matt, ma per lui c'è il tempo di crescere e cambiare le carte in tavola (shippare coppie inesistenti mi piace decisamente troppo).
Dom è l'allegoria della pazienza. Probabilmente lo è anche nella vita reale, altrimenti non si spiegherebbe come sia sopravvissuto a Matt tutto questo tempo.
Chris ha l'esperienza dalla sua parte e si vede nel suo approccio, che rassicura Whiskey. Ne aveva bisogno, anche se non voleva darlo a vedere.
Tom, povero, è piuttosto irritabile, ma immagino che chiunque lo sarebbe al posto suo, quindi va perdonato (e compatito).
Mi dispiace per Martha, che ha poco spazio. Mi dispiace perché sono sicura che avrei adorato anche lei, anzi, da quel poco che hai lasciato trasparire, credo che mi sarei identificata in lei più che negli altri.
Finiamo con Gunther. Prima di tutto, trovo geniale la scelta del nome. Hai ricreato lo stereotipo del tedesco: Gunther, alto, biondo e con gli occhi azzurri. Penso che sia una trovata "divertente" e apprezzo che non sia minimamente discriminante o offensiva, al punto che mi chiedo se tu abbia cercato questo effetto o se lo abbia colto solo io nella mia interpretazione.
Le doti di scrittrice ci sono tutte, mi auguro affiancate, questa volta sì, da un'encomiabile pazienza che ti permetta di leggere questa recensione chilometrica, dato che il dono della sintesi a me non è mai stato fatto. Ah, questa "cosa" è classificata come positiva solo perché non esiste la possibilità di esprimere un livello di gradimento superiore. Se avessi potuto, stai pur certa che l'avrei fatto! |