Ed eccomi qui, pronta per darti le due recensioni che hai strameritato! *^*
Parto subito dal dirti che l'idea della morta/vita come una burattinaia annoiata mi ha colpito sin dall'inizio; alternando due realtà parallele inserisci con un'introspezione spettacolare i sentimenti messi in luce.
Forse hai utilizzato la classica metafora delle Parche come "tagliatrici" dei fili della vita, adattandola ad un contesto molto più violento eppure poetico: nella prima flash fic l'agonia di Toma è palpabile e fa vibrare il cuore. Come ogni saiyan che si rispetti, persino nella morte ha da recriminare sulle modalità, probabilmente pensando che sarebbe stato meglio morire in modo doloroso ma veloce, per non avere il tempo di guardare il cielo e desiderare ancora una vita che gli sta sfuggendo.
E lei è profondamente attratta da quest'orgoglio indomito, che da al filo un colore cangiante, luminoso, che rischiara l'oscurità; decide, per l'appunto che tale, meraviglioso, colore merita un piccolo trattamento di riguardo.
Toma non morirà da solo, con il cielo come unico compagno. Chiuderà gli occhi fra le braccia di un amico.
Così, quella mano piena di fili rossi insanguinati diviene la mano di un compagno. Splendida frase finale per questa flash fic, talmente tanto pregna di significati che sono rimasta senza parole! Splendida.
Dall'assoluzione si passa alla condanna; la seconda flash fic tratta chiaramente del tentativo di Bardak di vendicarsi su Freezer.
Ancora una volta lei pare essere ipnotizzata da quelle sfumature variopinte che s'inseguono nel filo del nostro eroe saiyan; finisce per intrecciarle ad un filo "più oscuro della notte", più scuro del nero.
Bardak sa che la fine è vicina, si veste dei suoi ideali e dei suoi propositi e brucia contro la crudeltà di un traditore; ma il suo spirito è intatto mentre il suo corpo si sfalda. Il filo nero ha vinto ma resta una traccia, luminosa ed indelebile, che chiederà il conto in un futuro, qui, lontano.
Il filo dorato di Bardak si spezza che si agita nel vuoto, trasportato via nell'immenso cosmo, ma un sottile filamento si avviluppa al viscido vincitore, cominciando a scrivere una storia di vendetta e di giustizia.
Lei lo nota e lascia che la storia proceda da sè, perchè l'oro dei leggendari possa regalarle altri attimi di arcobaleno lucente, attendendo il giorno in cui, quel maledetto filo nero, potrà tagliarlo di netto. E la mano insanguinata diverrà la bilancia della giustizia.
Comprendo benissimo il perché questa storia sia arrivata prima: hai regalato al lettore, in poche righe, la poeticità di animi rossi come il sangue ma brillanti come stelle. Il declino di una stirpe tracciata in due paia di occhi neri come le tenebre che colpiscono allo stomaco come un pugno ben assestato. E' stata una lettura dolorosa ma anche piena di speranza. Bellissima, davvero! *U* |